In Moldavia l'anti-comunismo è in
rotta: la falce e il martello, così come il nome "comunista", non
sono più vietati
Se l'offensiva anti-comunista si intensifica in
tutta Europa, assume forme più brutali in Europa orientale: in Moldavia come in
Ungheria, l'interdizione stessa dei simboli, del nome e dell'ideologia
comunista è posta oramai sul tavolo.
La Moldavia, al di là delle dimensioni
relativamente modeste di questo paese, è un territorio strategico tra Russia ed
Unioni europea, un territorio dove esiste un Partito comunista di massa che
dopo il 1991 non ha rinnegato il nome o i simboli comunisti.
Lungi dall'essere crollato, il Partito Comunista
della Repubblica di Moldavia (PCRM) ha conosciuto un'irresistibile ascesa una
volta cadute le ultime illusioni sulla restaurazione del capitalismo. Dal
2001 al 2009, sotto la presidenza di Vladimir Voronin, sono i comunisti ad aver
governato questa Repubblica di 4 milioni di abitanti. Le ultime elezioni
del 2009 hanno fatto del PCRM, più che mai, il primo partito dal paese col
44,76% dei voti, 30 punti davanti al Partito liberal-democratico, la seconda
formazione del paese!
Tuttavia, in virtù dei meccanismi di formazione
della maggioranza parlamentare, con i suoi 48 seggi, i comunisti hanno lasciato
il potere alla cosiddetta "Alleanza per l'integrazione europea" composta
da quattro partiti liberali di destra, nazionalisti filo-rumeni ed europeisti.
Davanti alla crescente popolarità del Partito
comunista dal 2009, la classe dirigente moldava si è impaurita. Il primo
ottobre 2012, ha fatto passare una mozione al Parlamento che vieta "su tutto il territorio, con obiettivi
politici di propaganda, i simboli comunisti (come la falce e il
martello)".
Da ottobre, il Partito comunista mobilita le sue
forze, porta nelle strade decine di migliaia di persone, come nel caso delle
ultime manifestazioni per la Vittoria sul fascismo, il 9 maggio scorso. Per
via del rapporto di forze sempre più sfavorevole alla coalizione governativa -
il Partito comunista è dato grande vincitore alle prossime elezioni politiche
del 2014 - il governo è stato costretto ad indietreggiare.
Questo 4 giugno, è stata la Corte costituzionale
di Moldavia a dichiarare anti-costituzionale il progetto di legge avanzato dal
governo che mira a vietare i simboli comunisti della falce e martello.
Il PCRM potrà dunque continuare a portare il
nome di "comunista" e manterrà falce e martello come simboli del
partito, sui suoi manifesti, volantini o schede elettorali. Il presidente
del PCRM, Vladimir Voronin, salutando questa decisione della Corte
costituzionale, ha rovesciato l'accusa, proponendo invece di giudicare quelli
che hanno contribuito alla rovina del popolo moldavo, anche indicando come
nemica la sola forza che possa difenderlo: il Partito comunista.
In Moldavia, come altrove in Europa, l'offensiva
anti-comunista che assume molteplici forme mira a cancellare, fare sparire,
trasformare i simboli e il nome dei partiti comunisti. La resistenza è la prima
delle necessità. In Moldavia, ha pagato!
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