Inviata da Rete
di solidarietà con la rivoluzione Bolivariana
di Rete “Caracas ChiAma”
Dichiarazione
Finale del Quarto Incontro di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana del
Venezuela!
Lecce
15/16/17 Aprile 2016
Caracas
Chiama, il Salento risponde!
Il
Quarto Incontro Italiano della Rete di solidarietà con la Rivoluzione
Bolivariana, Caracas Chiama, si è svolto a Lecce nel Centro sociale occupato e
autogestito Terra Rossa.
Per
tre giorni – dal 15 al 17 aprile – reti territoriali, ospiti internazionali,
rappresentanze diplomatiche e rappresentanti di alcuni comuni virtuosi hanno
messo a confronto esperienze e riflessioni sul tema del potere popolare e della
democrazia partecipata, tessendo fili tra la realtà del socialismo bolivariano
e le esperienze salentine. Un embrione di quell’alleanza bolivariana che, in
Venezuela, ha portato a rompere con i meccanismi asfittici della Quarta
repubblica, mettendo in campo il blocco sociale che porterà alla vittoria di
Hugo Chávez e alla rivoluzione. Il comune di Copertino, uno dei
sei (insieme a Melpignano, Salice Salentino, Zollino, Poggiardo e Galatina)
che hanno appoggiato il Quarto Incontro, ha consegnato personalmente la
delibera nelle mani della Ministra Consigliera Maria Elena Uzzo e del Primo
Segretario Alfredo Viloria. E la delegazione diplomatica, in rappresentanza
dell’ambasciatore Isaías Rodríguez ha sostenuto numerosi incontri con le
istituzioni locali. La Console di Napoli, Amarilis Gutiérrez Graffe, ha
visitato due scuole, incontrando gli studenti del liceo Scientifico di Tricase
e gli alunni della Scuola Primaria di Carpignano con i saluti e l’accoglienza
del Sindaco. Orietta Caponi, ambasciatrice del Venezuela in Bulgaria ha
salutato gli studenti del Liceo Pedagogico e Scientifico di Maglie, spiegando
gli orizzonti di un paese che, come il Venezuela e a differenza dell’Italia
neoliberista, offre ai giovani la possibilità di scegliersi il proprio futuro.
Uno
degli obiettivi del Quarto Incontro è stato infatti quello di promuovere la
possibile costruzione di relazioni istituzionali e commerciali, basate su
principi etici di solidarietà, giustizia ed equità tra comunità territoriali,
aziende che operano sul territorio e il Venezuela.
I
quattro tavoli tematici hanno declinato il tema del potere popolare in
relazione al femminismo rivoluzionario, all’eco-socialismo, alla lotta di
classe, all’esperienza partecipata dei comuni.
Ricca
l’analisi al tavolo sul femminismo rivoluzionario. Le donne – da Maria Grazia
Sìmmini a Federica Lupo – sono state il motore trainante
del Quarto Incontro. Coordinato da Ada Donno, Isabella Lorusso e
Clara Statello, il tavolo ha messo a confronto idee e percorsi e ha esaminato
le linee di frattura che hanno caratterizzato il rapporto tra movimento operaio
e lotta delle donne.
Mentre
il femminismo italiano abbandonava gli obiettivi di libertà per tutte e tutti,
ponendosi fuori dal conflitto sociale e rinchiudendosi in una visione
cenacolare, in Venezuela le donne prendevano decisamente in mano il proprio
destino, diventando la nervatura di un nuovo potere popolare: cercando nuove
vie per coniugare lotta di genere e lotta di classe. Il contributo inviato
dalla Ministra Consigliera Maria Elena Uzzo ha illustrato le conquiste delle
donne nella rivoluzione bolivariana, fortemente volute dal
presidente-femminista Hugo Chávez, Pensare la differenza di genere – si è detto
– significa ripensare il mondo. Agirla, significa cambiarlo nel profondo. Dal
tavolo è emersa la volontà di dare continuità e centralità al tema con un ciclo
di iniziative di avvicinamento al Quinto Incontro. Percorsi che, nella
solidarietà con la rivoluzione bolivariana consolidino il confronto all’interno
della rete e fuori: in particolare con la costituzione di un forum di
discussione e pratiche per rimettere nuovamente al centro il conflitto.
Il
tavolo dell’eco-socialismo ha visto la partecipazione di reti, soggettività e
movimenti, come il Comitato No-Tap, interessati alla salvaguardia del
territorio e contro le multinazionali che devastano il pianeta. Dal Venezuela,
l’agro-ecologo Miguel Angel Nuñez è intervenuto telefonicamente, denunciando
prima di tutto le nuove manovre delle destre venezuelane per il 19 aprile,
Giornata Internazionale di Solidarietà con la Rivoluzione bolivariana.
“La
crisi – ha detto Nuñez – dev’essere anche un’opportunità per superare i modelli
consumistici indotti dal capitalismo. Stiamo lavorando per rendere il paese
indipendente dalle importazioni sul piano alimentare e sanitario”.
Il tavolo su Potere popolare e lotta di classe ha ospitato lavoratori e sindacalisti di base (Usb e Cobas), esperienze di autogestione come la fabbrica recuperata RimaFlow e SfruttaZero, o l’ex Opg
Il tavolo su Potere popolare e lotta di classe ha ospitato lavoratori e sindacalisti di base (Usb e Cobas), esperienze di autogestione come la fabbrica recuperata RimaFlow e SfruttaZero, o l’ex Opg
Al
tavolo di Potere popolare e governo partecipato dei comuni si è messa in
rilievo la necessità che anche in Europa e in Italia i comuni diventino
soggetti promotori di esperienze di autogoverno territoriale a partire da una
valorizzazione delle pratiche mutualistiche e autogestionarie, ma anche
sollecitando consorzi produttivi e pratiche di consumo che si collochino al di
fuori delle logiche mercantilistiche dominate dalla legge dei grandi capitali.
Al contempo, comunità locali e comuni dovrebbero stringersi in reti
inter-comunali e inter-territoriali in grado di produrre un cambiamento di
scala, dal locale al nazionale e poi dal nazionale alla dimensione
trans-nazionale, costruendo ponti tra
Gli
ospiti hanno tracciato i contorni dell’esperimento bolivariano nelle nuove
dinamiche in corso in America latina con il ritorno delle forze conservatrici.
Per
Obama, che ha rinnovato per un altro anno le sanzioni al Venezuela, il
socialismo bolivariano rappresenta “una minaccia inusuale e straordinaria per
la sicurezza degli Stati uniti”: la minaccia dell’esempio, di un progetto di
paese e di continente non più basato sul profitto ma sulla giustizia sociale,
capace di ispirare anche queste sponde. E, con firme e cartelli, il Salento che
resiste ha detto No al decreto, impegnandosi a difendere il Venezuela
socialista dagli attacchi dei poteri forti, che premono per rimettere le mani
su un paese custode delle più grandi riserve di petrolio al mondo.
“L’agenda
dell’imperialismo è globale, anche la solidarietà dev’essere globale. Difendere
il Venezuela rivoluzionario e l’America latina significa difendere il meglio
del popolo italiano e dell’umanità”, ha detto il professor Juan Miguel Díaz
Ferrer, mentre Orietta Caponi ha illustrato i termini della democrazia
bolivariana: “Nella democrazia partecipativa, il popolo non elegge
rappresentanti ma portavoci che devono eseguire il mandato popolare, essere realmente
la voce del popolo, che altrimenti può utilizzare il referendum revocatorio,
consentito dalla Costituzione per tutte le cariche elette, compreso il
presidente”.
Il
gesuita Miguel Matos ha testimoniato l’impegno di quella chiesa di base che,
ieri come oggi, non ha paura di camminare a fianco del socialismo. Sono
intervenuti telefonicamente gli ambasciatori del Venezuela in Francia (Héctor
Michel Mujica) e in Etiopia (Luis Mariano Joubertt Mata). Molti i saluti e le
adesioni (Rifondazione Comunista, Manuela Palermi del Pcd’I, Mattia Di Gangi
per Italia Cuba, il Circolo Bolivariano Antonio Gramsci di Caracas, Circolo
Bolivariano Louis Riel di Toronto, in Canada…).
“Siamo
parte di una medesima scommessa, la visione del mondo imposta dagli Stati uniti
annichilisce anche la nostra soggettività – ha detto il Costituzionalista
Michele Carducci spiegando le insidie del “golpe suave”, il golpe blando che
caratterizza i nuovi processi di destabilizzazione imperialista dell’America
latina. Globalizzazione economica e finanziarizzazione dell’economia sono
processi che hanno aggredito le società contemporanee producendo nuove forme di
sfruttamento e reiterando le vecchie con il consenso delle classi politiche
ormai impermeabili alle istanze sociali.
“La
questione dei governi locali connessi alla partecipazione popolare è oggi di
vitale importanza in Europa e nel mondo – ha detto il professor Fabio de Nardis
– I Comuni rappresentano forse l’ultimo baluardo di democrazia in un’epoca in
cui le istituzioni
Tuttavia,
guardare alla rivoluzione bolivariana implica una ridefinizione delle categorie
e un’operazione di verità. L’esperimento socialista bolivariano si è messo in
moto a seguito di un cambiamento strutturale nelle relazioni societarie e di
potere. Da noi, invece, anche il comune più virtuoso e partecipato deve fare i
conti con gli indirizzi e i colori del governo centrale.
Guardare
alle esperienze partecipate del Venezuela, che hanno portato a sintesi le
indicazioni più avanzate emerse dai forum sociali – prima di tutto quello di
Porto Alegre, in Brasile – consente anche di riflettere su limiti e meriti
delle esperienze che, durante l’ultimo governo di centro-sinistra in Italia
hanno cercato di proporre un modello “partecipato” di gestione comunale,
articolandolo tra conflitto e consenso, fra contropotere locale e indicazioni
generali. Significa riflettere, soprattutto, sul ruolo dei movimenti e delle organizzazioni
popolari nell’amministrazione e nel governo dei territori quando si
inaridiscono la luce prospettica e il contropotere reale. Significa riflettere,
insomma, sull’articolazione tra locale e globale: sul nesso che c’è – a partire
dalla critica del capitalismo e del suo modello di sviluppo – tra la fontana,
gli ulivi, il caporalato o le fabbriche di morte sul nostro territorio, e quel
che accade nei sud più lontani, perché il costo e i costi di lavoro e non
lavoro si decidono a livello globale.
Cosa
impariamo dalle “rivoluzioni” latinoamericane? “Che i popoli non vincono se non
si fanno stato e se non creano le proprie istituzioni. E che la democrazia
partecipata non può convivere con quella rappresentativa, uno dei due campi
dovrà cedere”, ha detto il professor Carlo Formenti.
Nel
ribadire i propri principi fondativi – anticapitalismo, antifascismo,
antisessismo, antirazzismo, antimperialismo – la Rete si avvia alla
preparazione del suo Quinto Incontro. Per ospitarlo, si sono proposti Militant
per Roma, i Carc per Torino e ANROS Italia per Montesole.
L’assemblea
democratica, partecipata, protagonista e sovrana decide per la sede di Roma.
La
Rete “Caracas ChiAma” e l’assemblea rivolgono un abbraccio solidale al popolo
dell’Ecuador, duramente colpito dal terremoto.
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