giovedì 12 maggio 2016

Saharawi: il tradimento continua / Saharauis: La traición continúa


Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di prorogare ancora per un anno la Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione del Referendum nel Sahara Occidentale - MINURSO - nel mezzo della crisi più dura che affronta il processo di autodeterminazione del popolo saharawi, dopo la decisione del Marocco, come potenza occupante, di espellere 73 membri del personale civile della MINURSO lo scorso marzo.

Il 29 aprile 2016, i 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno votato la Risoluzione n°2285 sulla prosecuzione della MINURSO ancora per un anno. Con dieci voti a favore, tra cui quello della Spagna e della Francia; tre astensioni, quelle della Russia, dell'Angola e della Nuova Zelanda; e due voti contrari, quelli del Venezuela e dell'Uruguay - che non hanno capacità di veto - la risoluzione sostiene la "necessità urgente" che la missione multinazionale, finora inefficiente, recuperi la sua piena operatività entro 3 mesi e il Segretario Generale dell'ONU ha informato il Consiglio di Sicurezza sull'evoluzione della situazione.

Una Risoluzione Sterile

Come dal 1991 ad oggi questa Risoluzione non autorizza la MINURSO ad avere competenze in materie di vigilanza nella difesa dei diritti umani e ancor meno adotta sanzioni contro le manovre dilatorie alla realizzazione del referendum sull'autodeterminazione del popolo sahrawi. Solo Venezuela e Uruguay - che riconoscono la Repubblica Democratica Araba dei Saharawi RASD - hanno mostrato dignità non approvando questo documento che mantiene lo status quo con un chiaro vantaggio per le posizioni del governo marocchino.

L'Ambasciatore Uruguaiano all'ONU, Elbio Roselli ha criticato duramente un testo che "non considera le manovre del Marocco, che hanno ostacolato il progredire del processo di autodeterminazione del popolo sahrawi e che esprimono solo l'intenzione formale di cercare di raggiungere il loro obiettivo. Firmeremmo un contratto di vendita della nostra casa con un compratore che ha espresso l'intenzione di non pagarci e che neanche ci ha comunicato quanto ci pagherà?" ha detto con ironia il diplomatico uruguaiano. Da parte sua, l'Ambasciatore venezuelano all'ONU, Rafael Ramírez, ha spiegato che il voto contrario si basa su "motivi sostanziali e procedurali che ignorano, per esempio, il diritto del popolo Saharawi alla sua autodeterminazione. Non esiste neppure un sostegno al Segretario Generale e vi è una chiara assenza di condanna delle manovre del governo marocchino nel non rispettare la legislazione internazionale"

Le astensioni della Russia, dell'Angola e della Nuova Zelanda sono state viste da parte del Rappresentante del Fronte POLISARIO all'ONU, Ahmed Bouhari, come un elemento positivo che predice la fine "di quei i giorni in cui i membri del Consiglio di Sicurezza mettevano la testa sotto la sabbia sulla questione del Sahara Occidentale"

Manca ancora molto per far rispettare al Marocco i suoi impegni internazionali, ma questa votazione frammentata nel Consiglio di Sicurezza è un passo avanti, perchè prima di questo giorno normalmente si è sempre votato all'unanimità.

Nonostante questa visione positiva, il Consiglio di Sicurezza continua ad approvare risoluzioni che non includono competenze della MINURSO in materia di diritti umani. Per ciò, la compiacenza della Spagna, come membro del Consiglio di Sicurezza, approvando col suo voto questa Risoluzione n°2285, si somma alla lunga lista di tradimenti che questa ex potenza coloniale nel Sahara Occidentale ha commesso contro il popolo saharawi. Risoluzioni che nascondono un modello fallimentare che non resiste un giorno in più e che la popolazione Saharawi, tanto nei campi dell'esilio in Algeria, quanto nei territori occupati dal Marocco, non é disposta a continuare ad accettare.

Durante la discussione sulla proroga del mandato della MINURSO è stata fatta una relazione da parte del Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, circa la situazione politica e umanitaria che si vive nel Sahara Occidentale, tanto nei territori liberati, gli accampamenti dei rifugiati in territorio algerino, quanto in quelli nella zona occupata dal Marocco dal 1975 - questa ultima senza poter essere visitata a causa dell'impedimento delle autorità marocchine. Questa relazione è servita come preparazione alla presentazione di una Risoluzione patrocinata dagli Stati Uniti, destinata a restituire alla MINURSO la piena capacità e ad allungare di un altro anno la sua gestione e che infine è stata votata.

Le discussioni e la ricerca del consenso hanno avuto anche, come precedente e misuratore di pressioni, l'espulsione di gran parte dei funzionari civili della MINURSO da parte del Marocco, Decisione presa da Rabat, con una scusa, dopo le parole del Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, che in visita agli accampamenti dei rifugiati saharawi e ai territori liberati, agli inizi di marzo 2016, ha detto che "l'occupazione del Marocco deve finire." L'uso del concetto di occupazione ha indignato il Marocco.

L'ONU, in una posizione di conciliazione - sostenuta dalla Francia, alleata fedele del Marocco - ha difeso la neutralità del suo Segretario Generale nel conflitto e attraverso il suo portavoce, Farhan Haq ha affermato che "Il Segretario Generale ha fatto tutto il possibile per risolvere la situazione nel Sahara Occidentale e la sua intenzione è di richiamare un'altra volta l'attenzione sulla necessità di una soluzione e che questo problema rimane saldamente nell'agenda internazionale." Al Marocco dà fastidio che si usino i concetti nella loro vera e giusta dimensione. Ma quello che esiste nei territori usurpati al popolo saharawi è semplicemente un'occupazione, così definita dall'ordinamento giuridico internazionale e così causata dalla pratica della monarchia marocchina, dal 1975 ad oggi.

40 anni di occupazione

Nella regione di Tindouf, a 1500 chilometri a sud di Algeri, in quello che si conosce come Hamada, torrido deserto del Sahara, con un terreno pietroso, arido, duro, in una delle zone più inospitali del mondo, con temperature che raggiungono i 50 gradi in estate e dove la vita animale e vegetale brilla per la sua scarsa presenza, sopravvivono in condizioni di estrema durezza, approssimativamente, 200 mila rifugiati saharawi. Famiglie che hanno resistito all'emigrazione per 40 anni, all'esilio forzato, dopo l'occupazione da parte del Marocco della propria patria.

I Saharawi sono un popolo valoroso che ha sopportato l'occupazione, la repressione e l'aggressione costante da parte di un potenza invasiva che usurpa il territorio che legittimamente gli appartiene e lo accerchia con un muro, tanto vergognoso quanto quello di Israele. Il denominato "Muro della Vergogna" Marocchina che si estende per 2.700 chilometri di reticolati, campi minati e fortificazioni, eretto con tecnologia avanzata e con la consulenza di tecnici e militari israeliani e il forte appoggio economico dei sauditi.. Un muro sorvegliato da 120 mila soldati che riempie di vergogna non solo il Marocco, bensì tutte quelli potenze che avallano questa invasione.

Mentre nulla sembra sopravvivere nell'Hamada, i sahrawi sono riusciti a riempirla della loro speranza, della loro vita, ma in condizioni di salute e alimentari insufficienti. L'orgoglio e la dignità di questo popolo hanno molto da dirci, basati sulla loro convinzione politica e sul diritto a recuperare in pieno il diritto alla propria terra. Vivono in una serie di accampamenti che prendono il nome dalle province - Wilayas - occupate: Dajla, Aussert, Smara, El Aaiun, Boujdour e la sua capitale amministrativa Rabouni, l'organizzazione del governo sahrawi e la vocazione pacifica, laboriosa e promettente del suo popolo emerge per la disciplina, il vigore e l'orgoglio di essere Saharawi. La sensazione e successivamente la certezza che si ottiene visitando questi territori, è che abbiamo un debito con quegli uomini e quelle donne, che è palpabile in ogni Wilaya, in ogni Daira - distretto - in ogni Jaima - tenda - dove migliaia di esseri umani sognano di recuperare quello che è stato loro strappato a ferro e fuoco. Per questo chi visita questo territorio è colpito dalla dignità e dalla dimostrazione di coraggio che porta a chiedere che si realizzi il diritto internazionale.

Il Marocco e le sue critiche a Ban Ki-moon, la sua decisione di espellere i funzionari civili e l'ostinarsi a non riconoscere la necessità di compiere i propri obblighi internazionali, mira a modificare l'essenza della discussione e a indirizzare la politica saharawi a discutere di ciò che non è essenziale, cosa che non fa avanzare il processo di autodeterminazione. La voce Saharawi viene imbrigliata affinchè si ristabilisca la MINURSO con tutti i suoi funzionari, invece di fare in modo che questa Missione assuma la difesa dei Diritti umani nell'ambito delle sue funzioni. Forzare a che si discuta circa il ritorno dei funzionari civili, invece di realizzare il processo referendario. E così è accaduto con l'approvazione della nuova Risoluzione n°2285. Oggi, il processo di autodeterminazione del Sahara Occidentale è bloccato. Mentre il Fronte Polisario - legittimo rappresentante del popolo saharawi – sostiene il movimento verso un referendum di autodeterminazione, la monarchia marocchina afferma che l'unica soluzione al conflitto è accettare la sua proposta di autonomia per quella che considerano una provincia del sud.

Le Potenze e la loro Immoralità

I Saharawi sono stati spogliati del loro territorio e del loro sviluppo come nazione, sia con le armi dalla monarchia marocchina, sia dalla collusione politica tra questo paese e i suoi alleati, principalmente il governo francese. Una potenza venuta meno, ma che desidera continuare a mantenere presenza nel Magreb e sfruttare le ricchezze naturali del Sahara occidentale, violando con ciò tutta la legislazione internazionale che proibisce azioni commerciali nei territori in disputa.

A questa condotta criminale si somma l'abbandono, l'inganno e il tradimento dei governi spagnoli, sia quelli presieduti dal Partito Popolare o quelli dal Partito Operaio Socialista Spagnolo, che dopo la morte del Dittatore Francisco Franco hanno violato le loro promesse e il ruolo che erano obbligati a svolgere secondo il diritto internazionale e il processo di decolonizzazione reclamato dalla Risoluzione n° 1514 delle Nazioni Unite del 14 dicembre del 1960 - come garanti del processo di autodeterminazione della loro antica colonia africana. La Spagna, non solo ha violato questo mandato ma ha tradito tutto un popolo, consegnandolo all'intervento del Marocco.

Agli inizi del quarto lustro del secolo XXI, quando ancora non era svanito l'eco di una delle più importanti aggressioni dell'entità sionista contro il popolo palestinese, sia a Gaza, Cisjordania come a Al Quds. Quando le bande takfirí e l'appoggio di potenze regionali come Turchia e Arabia Saudita, con l'avallo di Washington e dell'Europa continuavano a tentare di frammentare la Siria, consolidando la balcanizzazione dell'Iraq e Libia. Quando tutto ciò è ancora presente, bisogna mettere in luce il popolo sahrawi. Un popolo che come quello Palestinese soffre una criminale occupazione che ha mozzato la sua vita come società, tagliando i suoi sonni in due, sia nei territori occupati, che negli accampamenti di Tindouf.

Accampamenti situati in territorio algerino che attualmente - e del quale fu testimone privilegiato il Segretario Generale dell'ONU nella sua visita del marzo scorso - attraversano un momento di speciale complessità, sia per l'impatto della crisi economica in Europa che riduce drasticamente i livelli di appoggio materiale dei cooperanti, con l'invio di aiuto solidale ai rifugiati, sia come le periodiche inondazioni che colpiscono e abbattono le precarie stanze di mattone crudo della popolazione e che li obbliga a ricostruire nella fragilità.

La popolazione delle Wilayas in Tindouf attraversa difficoltà in materia di alimentazione, salute, ecosistema e acqua: tutto ciò nel quadro di un processo politico di autodeterminazione che non avanza e la cui soluzione non si vede vicina e che genera tensioni logiche in una comunità con una pazienza che si è esaurita. Il processo iniziato dalle Nazioni Unite a partire dal 1991, quando cessarono le ostilità armate tra Marocco e Fronte POLISARIO, non sfocia in nessuna situazione politica favorevole alle pretese sahrawi ed è per questo che si stanno creando le basi per un'uscita esplosiva causata dall'enorme frustrazione del popolo sahrawi nella "perdita di credibilità" dell'organismo internazionale.

** Articolo dell'autore ceduto da HispanTV


Tratto da  Resistenze.org  tradotto  cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


Saharauis: La traición continúa

Pablo Jofre Leal

El Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas, decidió prorrogar por un año más la Misión de las Naciones Unidas para el Referéndum en el Sáhara Occidental  - MINURSO -  en medio de la crisis más severa que enfrenta el proceso de autodeterminación del pueblo saharaui, tras la decisión de Marruecos – como potencia ocupante – de expulsar  a 73 miembros del componente civil de la MINURSO el pasado mes marzo.

El 29 de abril del 2016, los 15 miembros del Consejo de Seguridad de Naciones Unidas votaron la Resolución N° 2285 sobre la continuidad de la MINURSO por un año más. Por diez votos a favor, entre ellos el de España y Francia; tres abstenciones, las de Rusia, Angola y Nueva Zelanda; y dos votos en contra, los de Venezuela y Uruguay – que no tienen capacidad de veto - la resolución sostiene, igualmente, la “necesidad urgente” que la hasta ahora ineficiente misión multinacional recupere su plena operatividad y que en el plazo de 3 meses, el Secretario General de la ONU informe al Consejo de Seguridad sobre la evolución de la situación.

Una Resolución Estéril

Tal como ha sido una constante desde el año 1991 a la fecha, esta Resolución no facultó a la MINURSO para tener competencias en materias de vigilancia en la defensa de los derechos humanos y menos aún mencionó medidas de sanción contra las maniobras dilatorias para concretar el referéndum de autodeterminación del pueblo saharaui. Sólo Venezuela y Uruguay – que reconocen a la República Árabe Saharaui Democrática RASD -  mostraron algo de dignidad al negarse aprobar este documento, que mantiene el status quo con clara ventaja para las posiciones del gobierno marroquí.
El Embajador Uruguayo ante la ONU, Elbio Roselli criticó duramente un texto que “no considera las  maniobras de Marruecos, que han dificultado avanzar en el proceso de autodeterminación del pueblo saharaui y que sólo expresa su intención de considerar la forma de buscar el logro de su objetivo.¿Algunos de nosotros firmaríamos un contrato de venta de nuestra casa con un comprador que  expresa la intención de no pagarnos, y que ni siquiera nos dice el precio?” señaló con sorna el diplomático uruguayo. Por su parte, el Embajador Venezolano ante la ONU, Rafael Ramírez, señaló que el voto en contra se fundamenta en “razones sustantivas y de procedimiento que ignora, por ejemplo, el derecho del pueblo Saharaui a su autodeterminación. No existe tampoco un respaldo al Secretario General y existe una ausencia clara de condena a las maniobras del gobierno marroquí de no cumplir la legislación internacional”
Las abstenciones de Rusia, Angola y Nueva Zelanda se visualizó, por parte del Representante del Frente POLISARIO en la ONU, Ahmed Bouhari, como un elemento positivo, que augura el fin “de aquellos los días en los que los miembros del Consejo de Seguridad metían la cabeza en la arena en el tema del Sahara Occidental”  Falta mucho para hacer cumplir a Marruecos sus compromisos internacionales, pero esta votación fracturada en el Consejo de Seguridad es un paso adelante pues antes de este día se solía votar por unanimidad.
A pesar de esa mirada positiva, el Consejo de Seguridad sigue aprobando resoluciones que no incluyen competencias de la MINURSO en materia de derechos humanos. Por ello, la complacencia de España, como miembro del Consejo de Seguridad, aprobando con su voto esta Resolución N° 2285, se suma a la larga lista de traición que esta ex potencia colonial en el Sáhara Occidental ha cometido con el pueblo saharaui. Resoluciones  que amparan  un moldeo fracasado, que no resiste un día más y que la población Saharaui, tanto en los campamentos del exilio en Argelia o en los territorios ocupados por Marruecos no están dispuestos a seguir aceptando.
En la discusión sobre la prórroga del mandato de la MINURSO estuvo el reporte elaborado por el  Secretario General de la ONU, Ban Ki-moon, acerca de la situación política y humanitaria que se vive en el Sáhara Occidental, tanto en los territorios liberados, los campamentos de refugiados en territorio argelino, como lo que se vive en la zona ocupada por Marruecos desde el año 1975 – esta última sin poder ser visitada por impedimento de las autoridades marroquíes. Este reporte sirvió como antecedente para la presentación de una Resolución patrocinada por Estados Unidos, destinada a devolver a la MINURSO su plena capacidad y alargar por otro año su gestión y que finalmente se votó.
Las discusiones y la búsqueda de consensos tuvieron también, como antecedente y medida de presión, la expulsión de gran parte de los funcionarios civiles de la MINURSO por parte de Marruecos, Decisión tomada por Rabat, como excusa, tras las palabras del Secretario General de la ONU, Ban Ki-moon, que en visita a los campamentos de refugiados saharauis y los territorios liberados, a principios de marzo del año 2016, señaló que “la ocupación de Marruecos debía terminar”. El uso del concepto de ocupación indignó a Marruecos.
La ONU, en una postura de conciliación – presionada por Francia, aliada fiel de Marruecos – defendió la neutralidad de su Secretario General en el conflicto y a través de su portavoz, Farhan Haq afirmó que “El Secretario General hace todo lo posible para resolver la situación en el Sáhara Occidental y su intención era llamar la atención una vez más sobre la necesidad de lograr una solución y que este asunto siga firmemente en la agenda internacional". Le atormenta a Marruecos que se usen los conceptos en su verdadera y justa dimensión. Pero, lo que existe en los territorios usurpados al pueblo saharaui es lisa y llanamente una ocupación, Así definido por el ordenamiento jurídico internacional y así llevado la práctica por la Monarquía marroquí, desde el año 1975 a la fecha.

40 AÑOS DE  OCUPACIÓN

En la región de Tindouf, a 1500 kilómetros al sur de Argel, en lo que se conoce como la Hamada, en el tórrido desierto del Sáhara, con un terreno pedregoso, árido, duro, en una de las zonas más inhóspitas del mundo, con temperaturas que alcanzan los 50 grados en veranos y donde la vida animal y vegetal brilla por su escasa presencia, subsisten en condiciones de extrema dureza, aproximadamente 200 mil refugiados saharauis. Familias que durante 40 años han resistido el transtierro, el exilio forzado, tras la ocupación de Marruecos de su patria.  
Los Saharauis son un pueblo valeroso, que ha soportado la ocupación, represión y agresión constante por parte de una potencia invasora, que usurpa el territorio que legítimamente le pertenece y lo mantiene cercado por un muro, tan vergonzoso como el Israelí. El denominado “Muro de la Vergüenza” Marroquí, que se extiende a lo largo de 2.700 kilómetros de alambradas, campos minados y fortificaciones, erigido con tecnología de punta y con la asesoría de técnicos y militares israelitas y fuerte apoyo económico de la Casa al Saud. Un muro custodiado por 120 mil soldados que llena de oprobio, no sólo a Marruecos, sino a todas aquellas potencias que avalan esta invasión.
A pesar que nada parece sobrevivir en la Hamada, los saharauis han logrado colmarla de su esperanza, de su vida, pero en condiciones de salud y alimentación deficientes. El orgullo y la dignidad de este pueblo tienen mucho que decirnos, en base a su convicción política y el derecho a recuperar de pleno derecho su tierra. El vivir en una serie de campamentos que reciben el nombre de  sus provincias – Wilayas - ocupadas: Dajla, Aussert, Smara, El Aaiun, Boujdour y su capital administrativa Rabouni, la organización del gobierno saharaui y la vocación pacífica, laboriosa y esperanzadora de su pueblo destaca por la disciplina, el vigor y el orgullo de ser Saharaui. La sensación y luego la certeza que se tiene al visitar estos territorio, es que tenemos una deuda con esos hombres y mujeres, que se palpa en cada Wilaya, en cada Daira – Distrito - en cada Jaima – Tienda-  donde miles de seres humanos sueñan con recuperar lo que les ha sido arrebatado a sangre y fuego. Para este cronista el visitar ese territorio fue un golpe de dignidad y una muestra de coraje, que obliga a exigir que se cumpla el derecho internacional.
Marruecos y sus críticas a Ban Ki-moon, su decisión de expulsar a funcionarios civiles y empecinarse en no reconocer la necesidad de cumplir sus obligaciones internacionales, persigue cambiar la esencia de la discusión y direccionar la política saharaui a discutir lo que no es esencial, lo que no hace avanzar el proceso de autodeterminación. Direccionar el reclamo Saharaui a que se restablezca la MINURSO con todos sus funcionarios, en lugar de concretar que esta Misión tome la defensa de los Derechos Humanos como parte de sus funciones. Forzar a que se discuta sobre la vuelta de los funcionarios civiles en lugar de concretar el proceso de referéndum. Y así sucedió con la aprobación de la nueva Resolución N°2285. Hoy, el proceso de autodeterminación del Sáhara Occidental está bloqueado. Mientras el Frente Polisario -legítimo representante del pueblo saharaui -reclama el avanzar hacia un referéndum de autodeterminación, la Monarquía marroquí afirma que la única salida al conflicto es aceptar su propuesta de autonomía para lo que ellos consideran una provincia del sur.
Las Potencias y su Inmoralidad

A los Saharauis se les ha despojado de  su territorio y su desarrollo como nación, ya sea por las armas de la Monarquía marroquí como también por el contubernio político entre este país y sus aliados, principalmente el gobierno francés. Una potencia venida a menos, pero que desea seguir manteniendo presencia en el Magreb y  explotar las riquezas naturales del Sáhara occidental, violando en ello toda la legislación internacional, que prohíbe ejecutar acciones comerciales en territorios disputados.
A esa conducta criminal se suma el abandono, el engaño y la traición de los gobiernos españoles, ya sea aquellos presididos por el Partido Popular o el Partido Obrero Socialista Español, que tras la muerte del fallecido Dictador Francisco Franco incumplieron sus promesas y el papel al cual estaban obligados a desempeñar según el derecho internacional y el proceso de descolonización  exigido por la Resolución N° 1514 de las Naciones Unidas del 14 de diciembre del año 1960 - como garantes del proceso de autodeterminación de su antigua colonia africana. España, no sólo incumplió dicho mandato sino que traicionó a todo un pueblo, entregándolo a manos de Marruecos.
A inicios del cuarto lustro del siglo XXI, cuando aún no se apagan los ecos de una más de las agresiones de la entidad sionista contra el pueblo palestino, sea en Gaza, Cisjordania como en Al Quds. Cuando las bandas takfirí y el apoyo de potencias regionales como Turquía y Arabia Saudita, con el aval de Washington y Europa sigue tratando de fragmentar Siria, consolidar la balcanización de Irak y Libia. Cuando todo ello aún es presente,  hay que resaltar al pueblo saharaui. Un pueblo, que como el Palestino sufre una criminal ocupación, que ha cercenado su vida como sociedad, cortando sus sueños en dos, ya sea en los territorios ocupados o en los campamentos de Tindouf.
Campamentos situados en territorio argelino, que en la actualidad – y de lo cual fue testigo privilegiado el Secretario General de la ONU en su visita de marzo pasado - atraviesan un momento de especial complejidad, ya sea por el impacto de la crisis económica en Europa, que redujo drásticamente los niveles de apoyo material de cooperantes y el envío de ayuda solidaria con los refugiado, como las periódicas inundaciones, que afectan y derriban las precarias habitaciones de adobe de la población y que los obliga a reconstruir en la fragilidad.
La población de las Wilayas en Tindouf atraviesa dificultades en materia de alimentación, salud, medio ambiente y agua: todo ello bajo el marco de un proceso político de autodeterminación que no avanza, cuya solución no se ve cercana y que genera tensiones lógicas en una comunidad con una paciencia que se agota. El proceso iniciado por las Naciones Unidas a partir del año 1991, cuando cesan las hostilidades armadas entre Marruecos y el Frente POLISARIO, no desemboca en ninguna situación política favorable a las pretensiones saharauis, por lo que se están creando las bases para una salida explosiva gatillada por la enorme frustración del pueblo saharaui junto a la “pérdida de credibilidad” del organismo internacional.
**Artículo del autor cedido por HispanTV



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