Pedro Paez è il Sovraintendente ecuadoriano per il
controllo del potere dei mercati, responsabile
dell’applicazione delle leggi dello Stato relative alla disciplina della
concorrenza e alla tutela dei diritti dei consumatori.
L’Ecuador ha varato in materia, una delle leggi più avanzate esistenti, che prevede misure effettive e stringenti per obbligare tutte le imprese, e specialmente quelle più potenti, a rispettare le sue norme.
La legge in questione ha costituito uno degli elementi qualificanti del governo del presidente Rafael Correa, che ha avuto come obiettivo far uscire l’Ecuador dalla tradizionale subordinazione alle imprese multinazionali.
Il Sovraintendente Pedro Paez ha svolto negli ultimi 4 anni una preziosa, coerente ed infaticabile opera volta a tradurre nella pratica i principi fondamentali sanciti dalla nuova Costituzione Ecuadoriana del 2008 e dalla legge. Nell’esercizio delle sue funzioni, la Sovraintendenza ha dapprima multato la multinazionale delle comunicazioni che opera in Ecuador come CLARO (CONECEL – Consorcio Ecuatoriano De Telecomunicaciones di proprietà del noto multimiliardario messicano Slim) per questioni di violazione delle norme di concorrenza, e successivamente per la violazione delle misure preventive da essa stabilite.
A causa della sua funzione istituzionale e del suo lavoro di fedele servitore dello Stato e della Costituzione, Pedro Paez è stato denunciato dalla multinazionale CONECEL, con l’accusa penale di” offesa all’onore e al buon nome della impresa”.
Il giudice competente ha assolto Pedro Paez, ma la denuncia presentata da CONACEL e la grave campagna contro-informativa realizzata dalla multinazionale attraverso i media controllati dalle oligarchie finanziarie del paese, continua a gravare come una evidenza in più della lotta di tali “poteri forti” contro la Revolucion Ciudadana e i suoi aspetti più progressisti.
Ciò assume un significato ben preciso specie tenendo conto dell’attuale complessa fase della vita politica ecuadoriana alla vigilia del turno di ballottaggio delle presidenziali. In questo frangente elettorale, infatti, il candidato delle destre oligarchiche, il banchiere Guillermo Lasso, rappresenta la restaurazione dei poteri forti e del passato ruolo del sistema bancario nella presa di quelle decisioni politiche e sociali del paese, che hanno determinato povertà, disuguaglianza, austerità e debito pubblico.
Occorre al riguardo osservare anzitutto come sia inammissibile che un’attività imputabile a un ente pubblico, come quella svolta da Paez, possa essere oggetto di denunce penali da parte di privati. Nel merito, lo stesso Paez si è del resto premurato di smentire efficacemente il presunto tenore diffamatorio delle sue dichiarazioni, dimostrandone la veridicità alla luce delle violazioni della legge ecuadoriana compiute da CONACEL.
Respingiamo l’attacco a Pedro Paez come un inaudito atto di arroganza di un potere privato che ricorre ad ogni mezzo per impedire attività legittime e doverose volte a conformarne il ruolo a quanto stabilito dalla Costituzione e dalle leggi dell’Ecuador, in omaggio a principi importanti come quelli relativi alle garanzie della concorrenza e ai diritti del consumatore.
L’Ecuador ha varato in materia, una delle leggi più avanzate esistenti, che prevede misure effettive e stringenti per obbligare tutte le imprese, e specialmente quelle più potenti, a rispettare le sue norme.
La legge in questione ha costituito uno degli elementi qualificanti del governo del presidente Rafael Correa, che ha avuto come obiettivo far uscire l’Ecuador dalla tradizionale subordinazione alle imprese multinazionali.
Il Sovraintendente Pedro Paez ha svolto negli ultimi 4 anni una preziosa, coerente ed infaticabile opera volta a tradurre nella pratica i principi fondamentali sanciti dalla nuova Costituzione Ecuadoriana del 2008 e dalla legge. Nell’esercizio delle sue funzioni, la Sovraintendenza ha dapprima multato la multinazionale delle comunicazioni che opera in Ecuador come CLARO (CONECEL – Consorcio Ecuatoriano De Telecomunicaciones di proprietà del noto multimiliardario messicano Slim) per questioni di violazione delle norme di concorrenza, e successivamente per la violazione delle misure preventive da essa stabilite.
A causa della sua funzione istituzionale e del suo lavoro di fedele servitore dello Stato e della Costituzione, Pedro Paez è stato denunciato dalla multinazionale CONECEL, con l’accusa penale di” offesa all’onore e al buon nome della impresa”.
Il giudice competente ha assolto Pedro Paez, ma la denuncia presentata da CONACEL e la grave campagna contro-informativa realizzata dalla multinazionale attraverso i media controllati dalle oligarchie finanziarie del paese, continua a gravare come una evidenza in più della lotta di tali “poteri forti” contro la Revolucion Ciudadana e i suoi aspetti più progressisti.
Ciò assume un significato ben preciso specie tenendo conto dell’attuale complessa fase della vita politica ecuadoriana alla vigilia del turno di ballottaggio delle presidenziali. In questo frangente elettorale, infatti, il candidato delle destre oligarchiche, il banchiere Guillermo Lasso, rappresenta la restaurazione dei poteri forti e del passato ruolo del sistema bancario nella presa di quelle decisioni politiche e sociali del paese, che hanno determinato povertà, disuguaglianza, austerità e debito pubblico.
Occorre al riguardo osservare anzitutto come sia inammissibile che un’attività imputabile a un ente pubblico, come quella svolta da Paez, possa essere oggetto di denunce penali da parte di privati. Nel merito, lo stesso Paez si è del resto premurato di smentire efficacemente il presunto tenore diffamatorio delle sue dichiarazioni, dimostrandone la veridicità alla luce delle violazioni della legge ecuadoriana compiute da CONACEL.
Respingiamo l’attacco a Pedro Paez come un inaudito atto di arroganza di un potere privato che ricorre ad ogni mezzo per impedire attività legittime e doverose volte a conformarne il ruolo a quanto stabilito dalla Costituzione e dalle leggi dell’Ecuador, in omaggio a principi importanti come quelli relativi alle garanzie della concorrenza e ai diritti del consumatore.
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