tratto da Granma del 25/09/2007
Il 9 di ottobre 1967 nel villaggio di La Higuera in Bolivia la CIA, braccio violento dell'impero USA dette l'ordine di assassinare il Comandante Ernesto CHE Guevara
Lettera scritta da Italo Calvino nel 1967
quando ebbe notizia della morte di
Ernesto Che Guevara, nell’Italia “democratica”
il documento apparve solo nel 1998.
Qualsiasi cosa io cerchi di
scrivere per esprimere la mia ammirazione per Ernesto Che Guevara, per come
visse e per come morì, mi pare fuori tono. Sento la sua risata che mi risponde,
piena d'ironia e di commiserazione. Io sono qui, seduto nel mio studio, tra i
miei libri, nella finta pace e finta prosperità dell'Europa, dedico un breve
intervallo del mio lavoro a scrivere, senza alcun rischio, d'un uomo che ha
voluto assumersi tutti i rischi, che non ha accettato la finzione d'una pace
provvisoria, un uomo che chiedeva a sè e agli altri il massimo spirito di
sacrificio, convinto che ogni risparmio di sacrifici oggi si pagherà domani con
una somma di sacrifici ancor maggiori.
Guevara è per noi questo richiamo alla gravità assoluta di tutto ciò che
riguarda la rivoluzione e l'avvenire del mondo, questa critica radicale a ogni
gesto che serva soltanto a mettere a posto le nostre coscienze.
In questo senso egli resterà al centro delle nostre discussioni e dei nostri
pensieri, così ieri da vivo come oggi da morto. E' una presenza che non chiede
a noi né consensi superficiali né atti di omaggio formali; essi equivarrebbero
a misconoscere, a minimizzare l'estremo rigore della sua lezione. La
"linea del Che" esige molto dagli uomini; esige molto sia come metodo
di lotta sia come prospettiva della società che deve nascere dalla lotta. Di
fronte a tanta coerenza e coraggio nel portare alle ultime conseguenze un
pensiero e una vita, mostriamoci innanzitutto modesti e sinceri, coscienti di
quello che la "linea del Che" vuol dire -una trasformazione radicale
non solo della società ma della "natura umana", a cominciare da noi
stessi- e coscienti di che cosa ci separa dal metterla in pratica.
La discussione di Guevara con tutti quelli che lo avvicinarono, la lunga
discussione che per la sua non lunga vita (discussione-azione, discussione
senza abbandonare mai il fucile), non sarà interrotta dalla morte, continuerà ad
allargarsi. Anche per un interlocutore occasionale e sconosciuto (come potevo
esser io, in un gruppo d'invitati, un pomeriggio del 1964, nel suo ufficio del
Ministero dell'Industria) il suo incontro non poteva restare un episodio
marginale. Le discussioni che contano sono quelle che continuano poi
silenziosamente, nel pensiero. Nella mia mente la discussione col Che è
continuata per tutti questi anni, e più il tempo passava più lui aveva ragione.
Anche adesso, morendo nel mettere in moto una lotta che non si fermerà, egli
continua ad avere sempre ragione.
* ottobre 1967
Condivido questi pensieri di Italo Calvino che rendo il CHE un emblema di coraggio, intelligenza,coerenza. UN vero rivoluzionario ante litteram che la storia saprà legittimare tra gli eroi di tutti i mondi!
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