Intervista
a Osama Saleh del comitato "Giù le mani dalla Siria"
Michele
Michelino | ciptagarelli.jimdo.com
D.
I mass media italiani stanno facendo una campagna di disinformazione
a sostegno dei "ribelli" contro il governo siriano. Qual è
la situazione reale in Siria al 30 gennaio 2013?
R.
Vi comunico le ultime notizie. Ieri, 29 gennaio, ad Aleppo, nella
zona di Bustan al-Qasr sulla riva del fiume Queiq è stato scoperto
un massacro terribile in cui sono morti circa 80 civili.
L'opposizione ha negato, come sempre, gettando la colpa sul governo
siriano anche se ci sono prove che il governo non c'entri nulla.
D.
Tuttavia la televisione e i giornali italiani hanno dato molto spazio
a quest'avvenimento: come lo spieghi?
R.
Sono stati i terroristi che hanno fatto questo massacro, un massacro
molto crudele; anche ieri a mezzogiorno in un villaggio a est di
Homs, la città dalla quale provengo, sono entrati circa duemila
terroristi, hanno invaso il villaggio che si chiama Al-Almeriyeh,
abitato da siriani favorevoli al governo, quasi tutti cristiani e
alauiti. Gli abitanti erano minacciati da una settimana dagli
estremisti islamici e avevano chiesto all'esercito siriano di
aiutarli ad affrontare questi attacchi.
La
popolazione è riuscita ad evacuare quasi tutte le donne e i bambini
nei villaggi vicini per lasciare solo gli uomini.
I
terroristi, quelli che dicono di volere la "democrazia",
sono entrati nel villaggio e hanno massacrato 55/60 persone e ferite
altre 100. Con lanciarazzi e mitragliatrici hanno distrutto il paese,
bruciato le case e poi, non contenti, hanno tagliato anche tutti gli
alberi di ulivo e li hanno portati via. Questo significa che adesso
la guerra in Siria non è più una guerra contro un "regime"
(per usare un loro termine), o contro il governo di Bashar Assad, ora
è contro qualsiasi persona libera.
Se
i nostri media hanno parlato unicamente della strage avvenuta ad
Aleppo è perché si prestava all'ambiguità e per far credere che le
vittime fossero degli oppositori (cosa che subito si è rivelata
falsa) e i carnefici i militari siriani, mentre nel caso di Homs
questo non era possibile visto che la zona è tradizionalmente
abitata da filogovernativi.
D.
Tu sei siriano: da quando sei in Italia?
R.
Sono qui da circa 12 anni. Non mi sono mai occupato attivamente di
politica prima, ma visto che il mio paese subisce una forte
aggressione esterna ho sentito il dovere di intervenire contro le
bugie dei media italiani con informazioni dirette, poiché posso
portare la testimonianza del mio paese in prima persona, attraverso
quanto mi raccontano i miei parenti e vicini, riporto le loro notizie
non filtrate, non mi affido ai TG.
Faccio
parte del Comitato contro la guerra di Milano e insieme stiamo
facendo una battaglia per contrastare le menzogne e portare un altro
punto di vista su quello che succede in Siria. Le bugie quotidiane
che l'imperialismo ogni giorno s'inventa servono solo a giustificare
un suo intervento nel territorio.
D.
Tu che lavoro fai, hai famiglia?
R.
Lavoro nel campo dell'edilizia, sono un piccolo imprenditore, sposato
con un'italiana e ho un bambino di 4 anni.
D.
Che tipo di guerra si sta combattendo in Siria?
RSi
sta combattendo una guerra internazionale fatta sul territorio
siriano. Non è una guerra del popolo per cambiare il governo o il
"regime assassino" come sostengono i paesi imperialisti.
Dal 2000 al 2012 sono state costruite o restaurate 8000 scuole, 40
università, 6000 ospedali e cliniche, oltre 10.000 moschee e 500
chiese e nel febbraio 2011 era stato emesso un decreto per restaurare
10 antiche sinagoghe. Sono stati aperti 20 giornali indipendenti e 5
stazioni televisive. La Siria è uno stato laico, ma ora c'è un
gruppo di assassini, estremisti che vogliono far cadere il governo
laico siriano.
D.
Cosa pensi del ruolo e dell'intervento degli Stati Uniti e
dell'Europa nella guerra in Siria?
R.
La politica aggressiva dell'America e della Francia non è un fatto
nuovo che arriva ora. C'è sempre stata. Noi siriani ricordiamo bene
cosa accadeva negli anni '80: l'aggressione contro la Siria è
datata. Adesso hanno solo alzato il tiro, hanno circondato ancor più
il paese. La guerra c'era già. Nel 2003 quando questi paesi hanno
fatto la guerra contro l'Iraq, gli Usa volevano attaccare anche la
Siria, perché non aveva dato il "giusto" supporto.
D.
Molti si chiedono, viste le continue minacce del governo israeliano,
come mai la Siria non ha mai fatto azioni di guerra?
R.
Noi siamo in guerra con Israele da molto tempo. Siamo l'unico paese
ad aver aiutato il popolo palestinese. Noi non abbiamo mai montato
una tenda sul nostro territorio per i nostri fratelli e amici, ma li
abbiamo ospitati nelle nostre case.
Dal
1915 con la guerra della Turchia contro gli Armeni, abbiamo ospitato
i perseguitati. Abbiamo accolto 2 milioni di profughi iracheni, senza
nessuna tendopoli. Adesso stanno montando una campagna stampa di
menzogne per 40 o 50 o 100mila profughi con immagini che girano il
mondo, solo per rubare più soldi.
D.
Sulla guerra in Siria ci sono varie interpretazioni. Come si può
definire la guerra in corso: "guerra civile", "guerra
di liberazione" o "intervento imperialista" attraverso
le bande armate di mercenari?
R.
L'America per riuscire a combattere Al Qaeda deve creare un'altra Al
Qaeda; questo è un esempio molto diffuso nel mondo arabo. Infatti,
hanno creato un nemico che non esiste, un nemico che si chiama
"sciiti", Iran. Per riuscire a creare una guerra religiosa:
è facile come bruciare la paglia. I siriani hanno sempre vissuto
insieme e sono un popolo con una convivenza rara. La prima cosa che
ha fatto l'America è stata quella di fomentare l'odio religioso
nella comunità, e questo ha portato a scontri, ma non c'è una
guerra civile. C'è una guerra per procura realizzata foraggiando
questi estremisti. Non ci sarà mai una guerra civile, perché noi
siamo un popolo che ha l'80% della popolazione sotto i 30 anni, di
cui il 70% è laureato. I siriani sono un popolo molto, molto colto.
D.
Come si manifesta la solidarietà con il popolo siriano?
R.
La solidarietà nel mondo ha sempre due facce. Quando c'è la guerra
questa si concentra su tutte e due però devo dire che la Siria non è
come la Libia, non è come l'Egitto, è un discorso a parte. Da un
lato ci sono l'Occidente con America, Israele e petromonarhie del
Golfo che, con il pretesto delle solidarietà e dell'emergenza
umanitaria destabilizzano il paese e sostengono gli jihadisti;
dall'altro Russia, Iran, Sud America, Cuba, India e Cina. Questi
paesi sono sempre stati a fianco del governo e del popolo Siriano.
Hanno
dipinto questi paesi come il male perché sono a fianco del governo
siriano, però hanno dimenticato che sono le sanzioni di America ed
Europa a colpire il 99,99% del popolo: è questa la loro democrazia.
A questi paesi voglio solo dire che la democrazia non si trasporta
mai e che il popolo siriano ha il diritto di scegliere da solo del
proprio futuro.
Anteprima
di nuova
unità, (Rivista
Comunista di politica e cultura)
Intervista
pubblicata sul sito del Centro di Iniziativa Proletaria "G.
Tagarelli"
Via
Magenta 88 Sesto San Giovanni (Mi)
email:
cip.mi@tiscali.it
Leila
Khaled in Turchia: alzare la guardia contro l'intervento imperialista
Fronte
Popolare per la Liberazione della Palestina | Traduzione a cura di
forumpalestina.org
05/02/2013
In
Turchia per un giro di incontri e conferenze sulla situazione in
Medio Oriente, Leyla Khaled - FPLP - ha ribadito il diritto del
popolo palestinese a lottare con tutte le forme di resistenza a
disposizione ed ha denunciato l'alleanza tra USA, Turchia e Arabia
Saudita per indebolire la Siria.
Leila
Khaled, membro dell'Ufficio Politico del Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina, ha concluso un visita di cinque giorni
in Turchia, dove ha preso parte ad una serie di conferenze e
seminari, ad Ankara, Istanbul ed in altre città.
Parlando
a un seminario sulle "dinamiche di trasformazione del Medio
Oriente" al quale hanno partecipato membri del parlamento turco,
scrittori e intellettuali provenienti da Turchia, Siria ed Egitto,
Leila Khaled ha affrontato i recenti sviluppi nella lotta palestinese
e gli enormi sacrifici compiuti nella lotta per la libertà.
Leila
Khaled ha ribadito il diritto del popolo palestinese a lottare con
tutte le forme di resistenza a disposizione, prima fra tutte la lotta
armata, per riconquistare tutti i loro diritti usurpati. Ha
richiamato la necessità di accelerare il processo di riconciliazione
e di unità nazionale, sostenendo che è l'arma più forte del popolo
palestinese. Ha salutato la lotta dei popoli arabi in Tunisia,
Egitto, Yemen e Bahrain, che sono scesi nelle strade e nelle piazze
in cerca di una vera democrazia, della libertà e dell'uguaglianza
sociale, mettendo in guardia contro i tentativi delle potenze
imperialiste e delle forze interne di far deragliare e di voler
modificare il carattere delle vere rivoluzioni arabe.
Parlando
di ciò che sta accadendo in Siria, Leila Khaled ha detto che "Il
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è sempre a fianco
dei popoli e delle loro giuste e legittime esigenze, ma gli ultimi
sviluppi in Siria indicano chiaramente che vi è un'alleanza tra USA,
Turchia e Arabia Saudita che ha l'obiettivo di distruggere e
indebolire la Siria come Nazione, perché ha detto 'no' agli Stati
Uniti, non ha firmato accordi con l'entità sionista, e ospita mezzo
milione di profughi palestinesi". Ha messo poi in guardia dal
pericolo di spingere i campi palestinesi nella crisi siriana, dicendo
che "l'obiettivo di tutta la Palestina è Gerusalemme".
Leila
Khaled ha tenuto una conferenza stampa nella città di Istanbul, alla
presenza di numerosi giornalisti turchi, discutendo la posizione del
FPLP sull'unità nazionale e circa la situazione dei palestinesi e
dei popoli arabi. Ha inoltre dibattuto sul ruolo delle potenze
imperialiste e dei loro agenti regionali per la creazione di una
nuova realtà nella regione sulla base del progetto sul Nuovo Medio
Oriente, che mira a ridisegnare i confini della regione dividendo la
Nazione Araba per servire gli interessi dell'imperialismo USA e la
cosiddetta "sicurezza di Israele". Ha inoltre affermato che
il FPLP rifiuta qualsiasi ingerenza esterna, diretta o indiretta, in
Siria e che la soluzione può essere costruita solo dai siriani
stessi attraverso il dialogo e la fine delle uccisioni e delle
distruzioni.
Ha
messo in guardia contro il piano dei nemici dei popoli della regione,
perseguiti utilizzando slogan ingannevoli, ed ha sottolineato
l'importanza di coordinare il lavoro delle forze di sinistra e
rivoluzionarie al fine di servire veramente gli interessi dei popoli
della regione.
Immagine da internet inserite da autore blog
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