La
riconquista dell'Africa
Manlio
Dinucci | Il Manifesto del 29/01/2013
Nel
momento stesso in cui il presidente democratico Obama ribadiva nel
discorso inaugurale che gli Stati uniti, «fonte di speranza per i
poveri, sostengono la democrazia in Africa», giganteschi aerei Usa
C-17 trasportavano truppe francesi in Mali, dove Washington ha
insediato l'anno scorso al potere il capitano Sanogo, addestrato
negli Usa dal Pentagono e dalla Cia, acuendo i conflitti interni.
La
rapidità con cui è stata lanciata l'operazione, ufficialmente per
proteggere il Mali dall'avanzata dei ribelli islamici, dimostra che
essa era stata da tempo pianificata dal socialista Hollande.
L'immediata collaborazione degli Stati uniti e dell'Unione europea,
che ha deciso di inviare in Mali specialisti della guerra con
funzioni di addestramento e comando, dimostra che essa era stata
pianificata congiuntamente a Washington, Parigi, Londra e in altre
capitali.
Le
potenze occidentali, i cui gruppi multinazionali rivaleggiano l'uno
con l'altro per accaparrarsi mercati e fonti di materie prime, si
compattano quando sono in gioco i loro interessi comuni. Come quelli
che in Africa sono messi in pericolo dalle sollevazioni popolari e
dalla concorrenza cinese.
Il
Mali, uno dei paesi più poveri del mondo (con un reddito procapite
60 volte inferiore a quello italiano e oltre la metà della
popolazione sotto la soglia di povertà), è ricchissimo di materie
prime: esporta oro e coltan, il cui ricavato finisce però nelle
tasche delle multinazionali e dell'élite locale.
Lo
stesso nel vicino Niger, ancora più povero (con un reddito procapite
100 volte inferiore a quello italiano) nonostante sia uno dei paesi
più ricchi di uranio, la cui estrazione ed esportazione è in mano
alla multinazionale francese Areva. Non a caso, contemporaneamente
all'operazione in Mali, Parigi ha inviato forze speciali in Niger.
Analoga
situazione in Ciad, i cui ricchi giacimenti petroliferi sono
sfruttati dalla statunitense ExxonMobil e altre multinazionali (ma
stanno arrivando anche compagnie cinesi): ciò che resta dei proventi
va nelle tasche dell'élite locale. Per aver criticato tale
meccanismo, il vescovo comboniano Michele Russo è stato espulso dal
Ciad lo scorso ottobre.
Niger
e Ciad forniscono allo stesso tempo migliaia di soldati che, sotto
comando francese, vengono inviati in Mali per aprire un secondo
fronte. Quella lanciata in Mali, con la forza francese come punta di
lancia, è dunque un'operazione a vasto raggio, che dal Sahel si
estende all'Africa occidentale e orientale. Essa si salda a quella
iniziata in Nordafrica con la distruzione dello stato libico e le
manovre per soffocare, in Egitto e altrove, le ribellioni popolari.
Un'operazione
a lungo termine, che fa parte del piano strategico mirante a mettere
l'intero continente sotto il controllo militare delle «grandi
democrazie», che tornano in Africa col casco coloniale dipinto dei
colori della pace.
immagini inserite da internet da autore del blog
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