mercoledì 22 gennaio 2014

2014: i droni assassini degli Stati Uniti saranno i protagonisti.


Waldo Mendiluza*

L'assassinio dei civili l'anno scorso da parte di droni statunitensi in Afghanistan, Yemen, Somalia e Pakistan ha lasciato allo scoperto questioni come la minaccia ai diritti umani ed al bisogno di controllare l'uso di questi artefatti letali. 
Denunce, condanne e critiche hanno accompagnato durante il 2013 l'impiego da parte del Pentagono dei veicoli aeri con missili e senza pilota, un procedimento della cosiddetta guerra contro il terrorismo, avviata da Washington dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.

Il tema  è stato trattato dall'ONU, soprattutto nell'ultimo trimestre dell'anno scorso ed ha avuto un momento chiave il 18 dicembre, quando per la prima volta l'Assemblea Generale ha adottato una risoluzione che mostra il chiaro rifiuto alla comunità internazionale nei confronti del bombardamento con droni di esseri umani innocenti.

Pakistan ha avviato una forte offensiva diplomatica che ha reso possibile l'inclusione del tema in un'iniziativa di 30 paragrafi con relazione alla lotta contro il terrorismo.

Tuttavia la diplomazia non ha permesso una menzione diretta della potenza bellica responsabile della morte di centinaia dei civili, allo scopo di approvare il documento.

La risoluzione che ha un carattere soprattutto morale, perché per l'Assemblea non ha un carattere vincolante, convoca ad utilizzare i droni in sintonia con le leggi internazionali ed ai principi come la distinzione e la proporzionalità.

Insta inoltre i paesi a cercare con urgenza accordi che rispondano alla questione legale dell'uso dei veicoli aeri senza pilota in operazioni contro il terrorismo e da l'opportunità di indagare in forma indipendente ed imparziale i fatti con chiari indizi di violazione della legislazione dai
diritti internazionali.

Appena una settimana prima dalla loro adozione, gli artefatti del Pentagono hanno assassinato 16 civili in Yemen e ne hanno feriti altri 10, che partecipavano in due processioni nuziali separate, e “sono stati confusi con membri di Al-Qaeda".

Il 26 dicembre, il relatore speciale delle Nazioni Unite per le esecuzioni extragiudiziali e arbitrarie, Christof Heyns, ed il relatore speciale per la tortura ed altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, Juan Mendez, hanno reso pubblico il loro rifiuto di questi fatti.

"Se i droni armati verranno usati, gli Stati dovranno fare appello alle leggi umanitarie esistenti", ha avvertito Heyns.

Per l'esperto, i governi dovrebbero esprimere pubblicamente i loro criteri di scelta degli obiettivi e agire con trasparenza.

Da parte sua, Mendez ha esatto che ogni volta in cui ci sia un danno ai civili, il caso debba essere indagato e far conoscere il risultato dell'indagine.

"Un attacco letale contro bersagli illegittimi è un atto crudele ed inumano, se comporta, come in questi casi, il dolore fisico e mentale e la sofferenza di esseri umani innocenti", ha detto

L'alta commissaria dell'ONU per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha anche fatto riferimento all'impiego di questi artefatti letali, quando ha affermato: " I droni possono venire usati con propositi positivi, però sono anche dotati di armi per l'attacco remoto ad individui, senza che ci siano
processi legali".

Allo stesso modo, il relatore speciale Contro il Terrorismo e per i Diritti Umani, Ben Emerson, si è riferito in settembre ed in ottobre alla questione degli assassini di civili tramite i veicoli aeri senza pilota, fatto che sta indagando a partire dalla tesi di che hanno provocato "cifre sproporzionate di morti civili".

Emerson ha chiesto la qualificazione a livello internazionale dei dati che riguardano le morti dei civili causate dai droni.

Nonostante i reclami e le denunce, gli Stati Uniti insistono nel "bisogno" di utilizzare questi sofisticati apparecchi nella loro crociata contro il terrorismo, argomentando che "sono minimi" i casi degli innocenti massacrati dagli stessi.

In maggio, il Presidente Barack Obama ha difeso
il programma dei droni, che ha considerato "un punto chiave importante per la sicurezza nazionale".

Allora Obama ha annunciato i limiti d'uso di questi artefatti, che secondo alcune fonti hanno portato ad una riduzione dei bombardamenti nel 2013, rispetto al 2012.

Oltre ai temi umanitari e legali, nella questione è presente il fatto della sovranità degli Stati.

Lo scorso 27 settembre, il primo ministro del Pakistan, Nawas Sharif, ha avvertito presso l'Assemblea generale che i droni armati del Pentagono rappresentano "una continua violazione dell'integrità territoriale del suo paese”.


*corrispondente di Prensa Latina all'ONU

Foto del post tratte da internet inserite da autore blog

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