Per
capire la situazione in Ucraina
Gueorgui Kriuchkov, Pravda *
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
L'Ucraina sta attraversando una delle fasi più complicate e delicate dalla proclamazione della sua indipendenza. Le proteste continue stanno scuotendo il paese. Ci sono stati giorni nei quali in piazza Maidan si sono concentrate centinaia di migliaia di persone. Ultimatum, ogni tipo di intemperanza, minacce, occupazione di istituzioni governative, paralisi dei trasporti, disorganizzazione del lavoro degli organi statali, dei sistemi che provvedono ai servizi fondamentali, atti di barbaro vandalismo, il cui principale si è verificato a Kiev con la demolizione del monumento a Lenin... Negli scontri tra manifestanti e membri delle forze di sicurezza e di polizia è stato versato del sangue. Decine di persone tra manifestanti e poliziotti in tenuta antisommossa, sono finite in ospedale con ferite gravi. Sono cadute le prime teste: per abuso di potere sono stati rimossi dall'incarico, tra gli altri, il sindaco di Kiev, Popov e il vicesegretario del Consiglio di sicurezza nazionale e difesa dell'Ucraina, Sivkovich.
In apparenza, sembrerebbe di trovarsi di fronte a una protesta spontanea del popolo ucraino che unanimemente aspira a integrarsi con l'Europa e che risulta indignato per la decisione del governo di fermare il processo di ratifica dell'accordo di associazione e della sua inclusione nella zona di libero scambio con l'Unione europea. Che senza le complicazioni sorte al momento di scegliere il vettore verso cui orientare la politica estera di integrazione, avrebbero trovato un'altra scusa. Il peggioramento della situazione era inevitabile. Lo sfondo e le cause sono molto più profonde.
La società ucraina 20 anni dopo la proclamazione dell'indipendenza rimane profondamente spaccata. E' una divisione che si manifesta in diverse direzioni importanti:
- in relazione al colpo di stato del 1991 e la creazione del nuovo ordine socio-economico o, che è lo stesso, la restaurazione del capitalismo;
- rispetto agli eventi e personaggi del passato, in particolare quelli relativi al coinvolgimento dell'Ucraina come parte integrante dell'impero russo e dell'Unione Sovietica, con la Seconda guerra mondiale e la sua componente centrale: la Grande guerra patriottica;
- rispetto all'orientamento della politica estera dell'Ucraina;
- rispetto ai valori della civiltà slava orientale e della civiltà occidentale;
- per motivazioni linguistiche.
E, naturalmente, la frattura è il risultato della formazione nella nostra società dopo il colpo di stato antisocialista del 1991, di una struttura sociale fortemente polarizzata e per redditi e livelli di vita, con una stratificazione sempre più profonda. E' vero che c'è ancora un carattere
L'attuale aggravamento della situazione politica viene determinato dal fatto che nelle elezioni parlamentari del 2012 in Ucraina, nessuna delle parti in conflitto ha ottenuto il suo obiettivo. I regionali, che aspiravano a conquistare la maggioranza costituzionale nel parlamento (300 seggi), non possono contare neanche sulla maggioranza semplice. Nemmeno la cosiddetta "opposizione", ha raggiunto la maggioranza. Ma nelle regioni occidentali del paese (innanzitutto a Lvov, Ternopil, Ivano-Frankovskaya), le forze nazionaliste hanno in pratica instaurato i loro governi, rifiutandosi di rispondere alle disposizioni provenienti dal centro, con l'aspirazione di imporre la loro visione nazional-sciovinista e russofoba a tutto il paese. Il governo sta chiaramente perdendo anche la capitale.
La Rada d'Ucraina (il parlamento) si vede inabilitata ad assumere le funzioni accordate dalla Costituzione. Le sue sessioni plenarie vengono ad ogni momento interrotte dall'"opposizione", boicottate, trasformando il parlamento in un organismo incapace di legiferare. La situazione si aggrava maggiormente per il fatto che nel parlamento è entrata una forza apertamente neonazista, il partito "Svoboda", che fino a non molto tempo fa si autodefiniva social-nazionalista. A questo si è unito "Batkivschina" e il partito "UDAR" di Klichko, creando alla Rada un'opposizione unita nazionalista di destra, il cui nucleo ideologico è rappresentato da Svoboda. Una figura conosciuta dentro "Batkivschina", come Tomenko, in uno slancio di sincerità qualificò il gruppo come "OMON (celerini) dell'opposizione". Ora tutti abbiamo potuto vedere di che razza di "OMON" si trattava.
In Ucraina si è creata una minaccia reale di fascistizzazione della vita sociale. Dopo le elezioni parlamentari, l'opposizione ha dimostrato di non volersi fermare fino a quando riuscirà a impadronirsi di tutto il potere. Con la logica del "tanto peggio tanto meglio", gli oppositori hanno scelto la direzione che porta alla provocazione, alla destabilizzazione della situazione e al malcontento nella società.
Come si può parlare di spontaneità negli atti di protesta, quando tutto era già perfettamente organizzato nel dettaglio? Dalla periferia, soprattutto dalle regioni occidentali, si sono portate nella capitale migliaia di persone. Subito sono iniziati ad emergere i "comandanti in campo", con galloni ed esperienza dal Maidán del 2004. Avevano pronte una gran quantità di tende militari da campo, predisposta la logistica del cibo, del riscaldamento, dei posti dove passare la notte. Tutti i dettagli erano stati ponderati, perfino la creazione di un servizio legale e l'avviamento di una milizia interna. Nei luoghi dove sorgevano situazioni conflittuali, "al momento giusto" apparivano puntualmente i giornalisti e le telecamere… Si intravede chiaramente una mano esperta in questo copione della provocazione.
Ma sarebbe impossibile comprendere in profondità l'essenza reale di questa lotta di oggi, senza fare i conti con il fattore esterno. Gli avvenimenti in Ucraina si stanno sviluppando in condizioni di acutizzazione delle contraddizioni permanenti tra occidente e Russia, confronto che non è sparito con la caduta dall'URSS, né con la restaurazione del capitalismo nello spazio post-sovietico. Gli sforzi occidentali sono indirizzati a strappare l'Ucraina dalla Russia a qualunque prezzo, a ostacolare il suo avvicinamento. Non è mancata la quinta colonna, una parte della quale fu coltivata già nel sottosuolo del PCUS. Gli USA e i loro alleati sono molto determinati a ostacolare a ogni costo il rinascimento, sotto qualsiasi forma, dell'unione delle antiche repubbliche che componevano l'URSS, e l'adesione dell'Ucraina in quell'unione. Stanno chiaramente spingendo l'Ucraina verso la NATO. Già nel novembre del 1996 in una risoluzione di entrambe le camere del Congresso nordamericano, la risoluzione nº 120, in sostegno all'indipendenza dell'Ucraina, erano molto chiare le direttrici lungo le quali avrebbero dovuto attestarsi il presidente, il governo e il parlamento dell'Ucraina indipendente.
Il leader del Partito delle Regioni, Janukovich, eletto Presidente nel 2009, ha ricevuto l'appoggio della maggioranza degli elettori principalmente per le sue promesse di recuperare i rapporti di buon vicinato con la Russia, di ristabilire lo status di lingua ufficiale per il russo, di fronteggiare l'aggressivo nazional-sciovinismo e di impedire che Ucraina fosse trascinata verso la NATO. Questi impegni sono stati fissati negli accordi col blocco di sinistra, il cui soggetto principale era il Partito Comunista. In pratica, è successo che si è posto il regime "yuschenkista senza Yuschenko", quando l'integrazione europea si è trasformata nell'asse principale della politica estera e interna dell'Ucraina, passando per la firma dell'accordo di associazione e la zona di libero commercio con l'Unione Europea. Le parole del governo "biancazzurro" diventarono: "L'Europa è la nostra casa, la Russia il nostro vicino. L'Unione Economica Euroasiatica non è la nostra scelta". Si ripeteva insistentemente che non si può parlare dell'entrata dell'Ucraina nell'Unione Doganale. Si intensificava la cooperazione con la NATO.
Il Partito Comunista ha sin dall'inizio sostenuto che in una questione di tale rilevanza come la scelta dell'orientamento dell'integrazione esterna, si dovesse tenere conto dell'opinione del popolo mediante la celebrazione di un referendum nazionale. Il governo si è mostrato apertamente contrario a queste proposte, ignorando le considerazioni dei vari specialisti ed esperti indipendenti. Il governo ha violato sfacciatamente la Costituzione e la legge sulla convocazione di un referendum. Nonostante tutti gli ostacoli frapposti, i comunisti sono riusciti a raccogliere più di tre milioni e mezzo di firme in appoggio al referendum. Il lavoro per la raccolta firme era accompagnato da un'attiva spiegazione delle conseguenze catastrofiche per il nostro paese con l'entrata nell'Unione Europea.
Man mano che si conoscevano i dettagli del progetto di accordo di associazione e della zona di libero commercio con l'UE, si faceva chiara la minaccia frontale per la sicurezza nazionale dell'Ucraina. Nella società è cominciata a crescere la preoccupazione. Sono incominciate a sentirsi voci discordanti provenienti del mondo imprenditoriale, direttori di imprese che vedono nella firma dell'accordo di associazione l'inizio di una drastica caduta della produzione, con un notevole aumento della disoccupazione nel paese. Come risultato il governo si vide obbligato - mancando pochi giorni al vertice di Vilnius in cui era previsto si ratificasse l'accordo -, a prendere la decisione di fermare il processo di integrazione europea.
L'Occidente ha avviato così immediatamente lo scenario di destabilizzazione della situazione in Ucraina. Alla sua realizzazione hanno preso parte attiva senatori e alti funzionari del Dipartimento di Stato USA, ministri e presidenti di una serie di paesi europei, con ampia esperienza nell'esecuzione di "rivoluzioni colorate", e gente di questo stile. Costoro cominciarono a intromettersi sfacciatamente nelle questioni interne del paese, chiamando apertamente a lottare contro il governo legittimo. Tuttavia, né da parte del Presidente, né del governo, né del ministero degli Esteri di Ucraina ci fu una sola voce di condanna davanti a tanta evidente violazione delle norme del diritto internazionale.
Non può sorprenderci che il tratto che meglio caratterizza l'attuale situazione nel paese sia la perdita di fiducia verso tutti gli organi del governo e della società. Lo riflette in modo convincente l'indagine sociologica che annualmente realizza l'Istituto di sociologia dell'Accademia Nazionale di Scienze. L'inchiesta è stata condotta nel luglio 2013, prima delle massicce azioni di protesta.
Negli ultimi tre anni l'indice di fiducia verso il presidente Janukóvich è sceso dal 30,8 al 10,9%, riducendosi di due terzi. Mai si era prodotta una tale caduta della fiducia verso un presidente durante il suo mandato.
Si fidano della Rada solo il 4,6% degli intervistati, rispetto al 14,2% di tre anni fa. Nel Consiglio dei ministri ucraino confida un 8,1% (era il 19,6%), negli organi di potere locali il 13,8% (era il 17,9%). Negli ultimi 10-15 anni gli organi di governo non avevano avuto un livello tanto basso di fiducia tra la popolazione. Nella polizia, a luglio, prima degli incidenti, mostravano la loro fiducia assoluta solo l'0,8% degli intervistati, nel ministero di Giustizia uno 0,9%. Negli ultimi dieci anni non si era mai avuto un livello tanto basso di fiducia nei partiti politici (6,6%), sindacati (15%), banche, compagnie di assicurazione, direttori delle imprese statali, imprenditori privati.
Non c'erano mai state prima un totale scetticismo e sfiducia come ora nella società ucraina. Ma i motivi di ciò sono più che sufficienti. Il peggioramento della situazione nell'economia e nella sfera finanziaria, la crescita della disoccupazione, la povertà generalizzata, una stratificazione sociale sempre più profonda, l'impossibilità per migliaia di persone di soddisfare le loro necessità vitali più stringenti, la sostanziale liquidazione della sanità e dell'istruzione gratuite, l'impossibilità in molti casi di ottenere negli organismi di governo la difesa dei diritti legali, livelli di corruzione senza precedenti che provocano inesorabilmente un assoluto scontento della maggior parte della cittadinanza. Tutto questo si è trasformato in premessa oggettiva alla massiccia partecipazione dei cittadini ai recenti atti di protesta. Ma ad approfittare di ciò, è stata l'opposizione nazionalista di destra, filo-occidentale e aggressiva.
Sullo stato d'animo che prevale nella società, parlano ben chiaro i dati degli studi sociologici. L'82,7% degli intervistati considera che il governo non risolve o prende unicamente misure di facciata sulle questioni dell'incremento del livello di benessere della popolazione e la riduzione della disuguaglianza sociale. Più del 68% si dice convinto che il governo non difende gli interessi nazionali, né rinforza l'unità e la concordia nella società. Il 42,5% è convinto che la giustizia ucraina sia al servizio di coloro che possono pagare. Un 49,1% pensa lo stesso della polizia, e un 55,5% dei giudici. Secondo quasi un quinto dei partecipanti allo studio, i corpi di sicurezza servono il presidente, gli altri dirigenti degli organi di potere, ma non il popolo.
Tre quarti dei cittadini intervistati considerano impossibile il controllo della società sull'azione degli organi di governo. E' raddoppiata rispetto al 2010 la percentuale di quelli che ritengono che in Ucraina la gente non possa esprimere liberamente le sue opinioni politiche (era 12,2%, ora è il 28%). Come negli anni precedenti, un 44% considera che l'Ucraina non ha bisogno di un sistema pluripartitico. Il 45,1% non vede tra gli attuali partiti politici e movimenti esistenti nel paese a chi possa essere affidato il governo della nazione. Il 48,7% considera che nel paese non ci sono leader politici capaci di dirigere efficacemente lo Stato (nel 2010 era il 30,3%), mentre il 28,3% non ha potuto o voluto rispondere a questa domanda.
Il 50,5% dei partecipanti allo studio qualifica come insoddisfacente la loro attuale situazione nella società, mentre quasi un terzo non ha saputo cosa rispondere. Uno su quattro si pone nei due scalini più bassi della scala sociale (di sette scalini), si considera un rifiuto sociale. Secondo i dati dello studio, la gente non si lamenta solo di non potere adattarsi alle nuove realtà della vita, ma anche di non riuscire ad alimentarsi come gli piacerebbe, di non avere un'abitazione adeguata, di non godere del proprio tempo libero e delle ferie, ecc. Questo lo pensa tra un terzo e la metà degli intervistati.
Solo l'11,1% pensa che nel paese "non va tutto così male" e che "si può vivere". Mentre quasi un terzo degli intervistati dice che è impossibile continuare a sopportare una situazione tanto dura. Secondo i dati dello studio, la gente teme innanzitutto una salita dei prezzi (79,6%), la disoccupazione (78,1%), il non potere riscuotere i salari, le pensioni, i sussidi (75,4%), la crescita della delinquenza (49,3%), la propagazione di infezioni pericolose per la vita (36,6%), la chiusura delle imprese (36,4%), la fame (29,8%), la mancanza di riscaldamento nelle abitazioni (28,4%), i disordini di strada (18,6%), l'instaurazione di una dittatura nel paese (18,3%).
L'Ucraina non si è convertita in uno Stato sociale, né democratico né di diritto. Almeno, questo è ciò che pensa tra la metà e i due terzi dei partecipanti allo studio. Segnalando che oggigiorno non esistono oramai quei valori morali che si insegnavano all'epoca sovietica (uguaglianza sociale, collettivismo, mutuo aiuto e altri) il 48% dichiara che non accetta il sistema di valori che si è cercato di imporre in Ucraina dopo il golpe del 1991 (il predominio della proprietà privata, la smania di arricchimento personale, l'individualismo, ecc).
Sulla situazione politica nel paese, il 57,8% la definisce tesa, uno su cinque come esplosiva. Il 42,5% dichiara che è necessario protestare attivamente contro il peggioramento delle condizioni di vita. Tuttavia il governo non si mostra inquieto davanti all'incremento di queste allarmanti tendenze nello stato d'animo della società. La natura di quella condotta bisognerebbe cercarla nel carattere stesso del regime al governo. Tutti i presidenti e membri dei governi che hanno retto le redini dell'Ucraina durante gli ultimi venti anni, l'hanno fatto esprimendo gli interessi del capitale oligarchico-criminale e traditore della patria. Non cessa di essere significativo il fatto che i principali miliardari ucraini, dopo che i rappresentanti dei circoli occidentali hanno fatto con loro un "lavoro educativo", mostrassero pubblicamente a gran velocità il loro appoggio alle "aspirazioni europee dell'Ucraina". Alla memoria sovviene il monito di Lenin per cui la borghesia tradirà la patria e sarà disposta a qualunque crimine, pur di imporre il suo potere sul popolo e preservare i suoi benefici. Sembra che niente abbiano imparato dai risultati di questo civettare con le forze ultranazionaliste di destra, compresi i neofascisti di Svoboda.
La presidenza di Janukóvich è stata segnata per una "interpretazione libera" della Costituzione e delle leggi, per la concentrazione nelle mani del Capo dello Stato di enormi prerogative e l'instaurazione pratica nel paese di un regime autoritario che esprime gli interessi di un limitato circolo di oligarchi a cui ci si riferisce come "la famiglia."
Anche la politica delle nomine del regime ha mostrato un carattere distruttivo. Durante l'epoca di Yúschenko, si sponsorizzavano i "cari amici" per le alte cariche, mentre col governo attuale si promuovono i suoi (principalmente di Donetsk). Da ciò deriva una corruzione senza precedenti a tutti i livelli degli organismi statali. E' diventata una moda un fenomeno tanto vergognoso, come il pagamento per la lealtà e la sottomissione davanti a quelli che ripartiscono le cariche, le onorificenze statali o i galloni di generale. Nei servizi di sicurezza ucraini, durante questi anni di indipendenza si sono succeduti dodici dirigenti. La metà di loro non sono stati in carica nemmeno due anni, benché cinque facessero in tempo a raggiungere il rango di generale. Per il ministero dell'Interno sono passati dieci ministri, sei dei quali in carica nemmeno per un anno. Il ministero di Sviluppo economico e del commercio (la sua denominazione ha subito innumerabili cambiamenti), è diretto oggi dal ministro numero 21. Ed il ministero delle Finanze dal ministro numero 11.
Nel governo non ci sono praticamente figure con autorità rispettate e conosciute dalla società, capaci di avere la propria posizione e difendere conseguentemente i loro principi. Per quanto riguarda l'ambiente presidenziale, a volte si ha l'impressione che, a parte le ubbidienti "banderuole" di turno, ci siano anche "talpe" mal dissimulate, gente che lavora per screditare il capo dello Stato.
Praticamente, il governo ha ceduto alla "opposizione" lo spazio informativo. Perfino i mezzi di informazione dello Stato (canali televisivi, stazioni radiofoniche, pubblicazioni scritte), in questa situazione, sembra che lavorino più per favorire un colpo di stato. C'è qualcosa però in cui governo e opposizione coincidono, e cioè nell'agitare l'isteria anticomunista e screditare il passato sovietico. Ma allo stesso tempo il governo rimane chiaramente indietro rispetto alla "opposizione", in quella spinta, in quell'attività, in quel sapere influire sullo stato d'animo della gente, nella capacità di organizzare azioni di massa. L'attuale governo sembra non volere assolutamente ascoltare la voce del popolo, né tenere conto delle conclusioni e proposte degli esperti.
Oggi il nostro paese deve pagare per la fallita politica economica e sociale dell'attuale governo e dei governi precedenti, per l'inadempimento delle promesse pre-elettorali, per quell'incapacità e rinuncia a volere tenere in conto, nell'attività pratica, dei rischi delle decisioni adottate e degli accordi raggiunti, specialmente di quelli che hanno rilevanza strategica. "Maidán due", non è che un prodotto di alcune riforme non ponderate (riforma delle pensioni, della sanità, ecc.) che hanno significato il peggioramento della situazione di milioni di persone. È il prezzo per adottare uno stile di governo autoritario e un atteggiamento sdegnoso verso la legalità. "Maidán due" è la conseguenza della perdita di fiducia del governo tra il popolo.
La situazione nel paese è molto complicata. Al governo si affronta un avversario aggressivo, organizzato e apertamente appoggiato dall'occidente. Questa "opposizione" è capeggiata da gente che in assoluto incarna il ruolo di leader nazionale. Ma tuttavia sono pericolosamente carichi di quella smania di potere che fa si che non si trattengano davanti a nulla pur di riuscire nei loro obiettivi. Il loro arrivo al potere significherebbe lo stabilimento nel paese di un regime di tipo fascista. I suoi primi passi sarebbero la proibizione del Partito Comunista, l'eliminazione della legge che sta alla base della politica interna ed estera e il carattere neutrale del corso di politica estera, di non appartenenza a nessun blocco; l'inclusione dell'Ucraina nella NATO, la denuncia degli accordi di Járkov, l'espulsione della flotta della Federazione della Russia dalla parte ucraina del Mar Nero, lo stabilimento di un'ideologia nazionale sciovinista come ideologia dello Stato, con tutte le conseguenze che derivano da ciò.
Ora il compito principale è spiegare alla gente tutti i pericoli racchiusi nella minaccia di sviluppo degli avvenimenti.
Gli studi sociologici dimostrano che una parte significativa della popolazione ucraina si trova in opposizione rispetto all'attuale ordine socioeconomico, cioè al capitalismo. La gente comincia a ragionare su quanto si è perso con la liquidazione del socialismo, e quello che ha portato loro questo capitalismo tanto lodato. La maggioranza dei nostri concittadini finiscono con l'avversare un modello economico in cui domina la proprietà privata. I cittadini ucraini si mostrano reticenti a privatizzare la terra, puntano al rafforzamento del ruolo dello Stato nella regolazione delle relazioni socioeconomiche. Il 41,3% degli intervistati si è mostrato sostenitore della complementarietà del settore statale con quello privato, mentre il 27,2% è per il ritorno alla pianificazione dell'economia sulla base del controllo statale assoluto.
La maggioranza della popolazione percepisce la situazione nel paese e i processi che si stanno producendo, da posizioni vicine a quelle del Partito Comunista. Ora si tratta di riuscire a utilizzare in modo più efficace tutte quelle premesse oggettive, per attrarre i lavoratori verso le posizioni del partito.
Bisogna rinforzare l'organizzazione delle strutture del partito, è necessario un notevole incremento di linfa giovane nelle nostre file, una maggiore spinta nel nostro agire. Questi sono i principali compiti che oggi abbiamo davanti, la cui traccia riflessa si trova nell'ultimo plenum del Comitato Centrale del PCU, celebrato recentemente.* G.Kriuchkov è membro del CC del PCU ed è stato deputato della Rada nella III e IV legislatura
Traduzione
per Resistenze.org
a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Para entender la situación de Ucrania
Gueorgui
Kriuchkov
Pravda
Ucrania
está sufriendo seguramente una de las etapas más
complicadas
y delicadas desde la proclamación de su independencia. Los
continuados
actos de protesta están sacudiendo el país. Ha habido días en
los
que Maidán ha congregado a cientos de miles de personas. Radicales
exigencias
en forma de ultimátum, todo tipo de excesos, amenazas, la
ocupación
de instituciones gubernamentales, paralización del trasporte,
desorganización
del trabajo de los órganos estatales, de los sistemas de
mantenimiento
de los servicios básicos, actos de vandalismo cavernario,
cuyo
principal exponente fue el derribo del monumento a Lenin en Kiev…
En
los enfrentamientos entre manifestantes y miembros de las Fuerzas de
Seguridad,
de los antidisturbios, se ha derramado sangre. Decenas de
personas
entre manifestantes y policías antidisturbios, han terminado en el
hospital
con heridas graves. Han volado las primeras cabezas: por abuso
de
sus atribuciones han sido apartados de su cargo el Jefe de la
administración
de Kiev, Popov y el vicesecretario del Consejo de Seguridad
Nacional
y Defensa de Ucrania, Sivkovich, entre otros.
En
la superficie, podría parecer que estamos ante una protesta
espontánea
del
pueblo ucraniano que unánimemente aspira a integrarse en Europa y
que
está indignado por la decisión del gobierno de detener el proceso
de
ratificación
del acuerdo de asociación y de su inclusión en la zona de libre
comercio
con la Unión Europea. Pero de no haber surgido complicaciones a
la
hora de elegir el vector hacia el que debe orientarse la política
exterior de
integración,
hubieran encontrado otra excusa. El agravamiento de la
situación
era inevitable. El trasfondo y sus causas son mucho más
profundas.
La
sociedad ucraniana, después de 20 años tras la proclamación de su
independencia
sigue estando profundamente fracturada. Es una división
que
se manifiesta en varias e importantes direcciones:
-con
relación al golpe de 1991 y la instauración del nuevo orden
socioeconómico,
o lo que es lo mismo la restauración del capitalismo;
-con
relación a los acontecimientos y protagonistas del pasado,
especialmente
a aquellos relacionados con la presencia de Ucrania como
parte
integrante del imperio ruso y de la URSS, con la Segunda Guerra
Mundial
y su componente central: la Gran Guerra Patria;
-con
relación a la orientación de la política exterior de Ucrania.
-con
relación a los valores de la civilización eslava oriental y de la
civilización
occidental;
-por
motivos del uso de la lengua.
Y
por supuesto, la fractura es fruto de la formación en nuestra
sociedad
tras
el golpe antisocialista de 1991, de una estructura social
fuertementepolarizada
por ingresos y nivel de vida, una estratificación por
nivel
de ingresos, cada vez más profunda. Es cierto que no hay todavía
un
carácter
de clase claramente definido en la conciencia popular de esta
contradicción.
Al mismo tiempo asistimos a una lucha encarnizada entre la
burguesía
y la nueva clase de terratenientes latifundistas nacida bajo el sol
de
aquel golpe y que se ha hecho con el poder político y económico en
el
país,
que lucha por hacerse con con esas empresas y sectores todavía
propiedad
del Estado, por el reparto de la propiedad que ya ha sido
privatizada
y por el acceso a ese “comedero” estatal: a las palancas del
poder
que obran el que ese poder se transforme en propiedad. En cuanto a
la
relación social de clase, los grupos enfrentados son frutas del
mismo
árbol
y las diferencias habría que buscarlas en el nivel de avaricia,
agresividad
y demagogia populista.
El
actual agravamiento de la situación política viene determinado por
el
hecho
de que en las elecciones del 2012 al parlamento de Ucrania, ninguna
de
las partes enfrentadas alcanzarse su objetivo. Los regionales, que
aspiraban
a conseguir la mayoría constitucional en el parlamento (300
escaños),
no pueden contar siquiera con la mayoría simple. La denominada
“oposición”,
tampoco conquistó la mayoría. Pero en las regiones
occidentales
de Ucrania (ante todo en el Lvov, Ternopil, Ivano-
Frankovskaya)
las fuerzas nacionalistas prácticamente han instaurado sus
gobiernos,
negándose a cumplir las decisiones que vienen del centro, con
la
aspiración de imponer su visión nacional-chovinista, rusófoba, a
todo el
país.
El gobierno está claramente perdiendo la capital también.
La
Rada de Ucrania se ve incapacitada para asumir las funciones que le
otorga
la Constitución. Sus sesiones plenarias a cada rato se ven
interrumpidas
por la “oposición”, boicoteadas, convirtiendo el parlamento
en
un organismo incapacitado para legislar. La situación se agrava
más,
por
el hecho de que en el parlamento ha entrado una fuerza abiertamente
neonazi
como es el partido “Svoboda”, que hasta no hace mucho se
autodenominaba
social-nacionalista. A éste se le ha unido “Batkivschina” y
el
partido “UDAR” de Klichko, creando en la Rada una oposición
unida
nacionalista
de derechas, cuyo núcleo ideológico representa Svoboda. Una
figura
conocida dentro de “Batkivschina”, como Tomenko, en un arranque
de
sinceridad calificó al grupo como “OMON (antidisturbios) de la
oposición”.
Ahora ya hemos podido ver todos qué clase de “OMON” era ese.
En
Ucrania se ha creado una amenaza real de fascistización de la vida
social.
Tras las elecciones parlamentarias, la oposición demostró que no
se
detendría
hasta lograr hacerse con todo el poder en el país. Tirándose por
la
máxima “cuanto peor mejor”, los opositores han elegido el curso
que
lleva
a la provocación de la desestabilización de la situación y del
descontento
en la sociedad.
Cómo
podría hablarse de espontaneidad en los actos de protesta, cuando
todo
estaba perfectamente organizado al detalle con anterioridad. De la
periferia,
sobre todo las regiones occidentales se trajeron a la capital a
miles
de personas, pronto empezaron a destacar los “comandantes de
campo”,
con galones y experiencia desde el Maidán del 2004. Tenían
preparadas
una gran cantidad de tiendas de campaña militares, resuelta la
logística
de la comida, de la calefacción, de los lugares donde pasar la
noche.
Todos los detalles estaban pensados incluso la creación de un
servicio
jurídico y la puesta en marcha de una milicia interna. En aquellos
lugares
donde surgían situaciones conflictivas, “en el momento
necesario”,
aparecían
sin falta periodistas y cámaras de televisión… Se deja sentir
claramente
una mano experimentada en todo este guion de la provocación.
Pero
sería imposible comprender en profundidad la esencia real de esta
lucha
de ahora, sin contar con el factor externo. Los acontecimientos en
contradicciones
permanentes entre occidente y Rusia; una confrontación
que
no desapareció con la caída de la URSS, ni con la restauración
del
encaminados
a arrancar a Ucrania de Rusia a cualquier precio, a impedir su
acercamiento.
No ha faltado la consabida quinta columna, una parte de la
cual
fue ya cultivada en el subsuelo del PCUS. Los EE.UU. y sus aliados
están
llenos de determinación para impedir a toda costa el renacimiento,
sea
en la forma que sea, de la unión de antiguas repúblicas que
componían
la
URSS, y el ingreso de Ucrania en esa unión. A Ucrania la están
empujando
claramente hacia la OTAN. Ya en noviembre de 1996 en una
resolución
acordada por ambas cámaras del Congreso norteamericano, la
resolución
nº 120, en respaldo a la independencia de Ucrania, había
directrices
muy claras sobre lo que debería hacer el presidente, el gobierno
y
el parlamento de la Ucrania independiente.
El
líder del Partido de la Regiones, Yanukóvich, elegido Presidente en
el
2009,
recibió el apoyo de la mayoría de los electores principalmente por
sus
promesas
de recuperar las relaciones de buena vecindad con Rusia, de
restablecer
el estatus de lengua oficial para el ruso, de enfrentar al
agresivo nacional-chovinismo,
y de impedir que Ucrania fuese arrastrada hacia la
OTAN.
Esos compromisos quedaron fijados en los acuerdos con el bloque
de
izquierdas, donde el papel principal le correspondía al Partido
Comunista.
En la práctica lo que ha ocurrido es que se ha asentado el
régimen
“yuschenkista sin Yuschenko”, cuando la integración europea pasó
a
convertirse en el eje principal de la política exterior e interior
de Ucrania
pasando
por la firma del acuerdo de asociación y la zona de libre comercio
con
la Unión Europea. Los lemas del gobierno “blanquiazul” pasaron a
ser:
“Europa
es nuestra casa, Rusia nuestro vecino”. La Unión Económica
Euroasiática
no es nuestra elección. Se repetía insistentemente que no se
puede
hablar del ingreso de Ucrania en la Unión Aduanera. Se intensificó
la
cooperación
con la OTAN.
El
Partido Comunista desde el principio se mostró partidario, de que en
una
cuestión
de tal relevancia como la elección de la orientación de integración
exterior,
fuese tenida en cuenta la opinión del pueblo, mediante la
celebración
de un referéndum nacional. El gobierno se mostró abiertamente
contrario
a estas propuestas, haciendo caso omiso a las advertencias de
destacados
especialistas, científicos, y expertos independientes. El
gobierno
violó descaradamente la Constitución y la ley sobre la
convocatoria
de un referéndum. A pesar de todos los obstáculos que se nos
pusieron,
los comunistas conseguimos reunir más de tres millones y medio
de
firmas en apoyo a la celebración del referéndum. El trabajo para
recabar
firmas
iba acompañado de una activa explicación de las consecuencias
Unión
Europea.
A
medida que se iban conociendo los detalles del proyecto de acuerdo
de
asociación
y de la zona de libre comercio con la UE, iba quedando claro la
amenaza
frontal que representaba para la seguridad nacional de Ucrania.
En
upación. Se empezaron a oír voces discordantes, provenientes del
mundo
empresarial, directores de empresa que ven como la firma del
acuerdo
de asociación representaría una drástica caída de la producción,
lo
que
supondría un notable aumento del desempleo en el país. Como
resultado
el gobierno se vio obligado -a falta de pocos días para la cumbre
de
Vilna en la que estaba previsto se ratificase el acuerdo-, a adoptar
la
decisión
de detener el proceso de integración europea.
Occidente
activó inmediatamente el escenario de desestabilización de la
situación en
Ucrania.
En su realización tomaron parte activa senadores y altos
funcionarios del
Departamento
de Estado de los EE.UU., ministros y fracasados presidentes de una
serie
de países europeos, con amplia experiencia en la ejecución de
“revoluciones de
colores”,
y gente por el estilo. Estos comienzan a entrometerse descaradamente
en
los
asuntos internos del país, llamando abiertamente a luchar
contra el gobierno
legítimo.
Sin embargo ni por parte del Presidente, ni del gobierno, ni del
Ministerio de
Relaciones
Exteriores de Ucrania, no hubo ni una sola voz de condena ante tan
evidente
violación de las normas del derecho internacional.
No
puede sorprendernos que el rasgo que mejor caracteriza la actual
situación en el
país,
sea la pérdida de confianza hacia todos los órganos de gobierno y
de la
sociedad.
Es algo que refleja convincentemente la investigación sociológica
que
anualmente
realiza el Instituto de sociología de la Academia Nacional de
Ciencias. La
encuesta
se celebró en julio de 2013, antes de los masivos actos de protesta.
En
los tres últimos años el índice de confianza hacia el Presidente
Yanukóvich ha
descendido
del 30,8% al 10,9%, o lo que es lo mismo se ha reducido a casi
la tercera
parte.
Nunca se había producido una caída así en la confianza hacia un
Presidente a
lo
largo de su mandato.
Confían
en la Rada únicamente el 4,6% de los encuestados, frente al 14,2 %
de
hace tres años. En el Consejo de ministros de Ucrania confía un
8,1%
(era
del 19,6%), en los órganos locales del poder un 13,8% (era 17,9%).
En
los
últimos 10-15 años los órganos de gobierno no habían tenido un
nivel
tan
bajo de confianza entre la población. En la policía, en julio,
antes de los
incidentes,
mostraban su confianza absoluta solo un 0,8% de los
encuestados,
en la Fiscalía y la Inspección fiscal, un 0,9%. En estos más de
diez
años no había habido nunca un nivel tan bajo de confianza en los
partidos
políticos (6,6%), sindicatos (15%), bancos, compañías de seguro,
directores
de empresa estatales, empresarios privados.
Nunca
había habido un total descreimiento y desconfianza como ahora en
la
sociedad ucraniana. Pero motivos para que esto sea así hay más que
suficientes.
El empeoramiento de la situación en la economía y en la esfera
financiera,
el crecimiento del desempleo, la pobreza generalizada, una
estratificación
social cada vez más profunda, le imposibilidad de miles de
personas
de satisfacer sus necesidades vitales más acuciantes, la práctica
liquidación
de la sanidad y educación gratuitas, la imposibilidad en muchos
casos
de obtener en los organismos de gobierno la defensa de los
derechos
legales, unos niveles de corrupción sin precedentes que
inexorablemente
provocan un absoluto descontento de la mayor parte de la
ciudadanía
con el estado de las cosas, con su vida misma. Todo esto unido
se
ha convertido en premisa objetiva para la participación masiva de
ciudadanos
en los recientes actos de protesta. Pero quien se ha
aprovechado
de ello, ha sido la oposición nacionalista de derechas,
prooccidental
y agresiva.
Sobre
el estado de ánimo que prevalece en la sociedad, hablan bien a las
claras
los datos de los estudios sociológicos. El 82,7% de los encuestados,
consideran
que el gobierno no resuelve o toma únicamente medidas de
maquillaje
de los problemas relacionados con la subida del nivel de
bienestar
de la población y el descenso de la desigualdad social. Más del
68%
están convencidos de que el gobierno no defiende los intereses
nacionales,
ni refuerza la unidad y la concordia en la sociedad. El 42,5% de
los
encuestados están convencidos de que la Fiscalía ucraniana está
al
servicio
de aquel que lo pueda pagar. Un 49,1% opina lo mismo de la
policía,
y
un 55,5% de los jueces. En opinión de casi una quinta parte de los
participantes
del estudio, los Cuerpos de Seguridad sirven al Presidente, a
otros
dirigentes de los órganos de poder, pero no el pueblo.
Tres
cuartas partes de los ciudadanos encuestados consideran imposible
el
control
de la sociedad sobre la actuación de los órganos de gobierno. Se
ha
multiplicado por dos en comparación con el año 2010 el porcentaje
de
aquellos
que consideran que en Ucrania la gente no puede expresar
libremente
sus opiniones políticas (era un 12,2%, ahora un 28%). Como en
años
anteriores, un 44% considera que Ucrania no necesita un sistema
pluripartidista.
Un 45,1% de los encuestados no ve entre los actuales
partidos
políticos existentes en el país y movimientos, ninguno al que se
le
pueda
confiar el gobierno de la nación. Un 48,7% considera que en el país
era
el 30,3%), mientras que un 28,3% no pudo o no quiso responder a esa
pregunta.
Un
50,5% de los participantes en el estudio califican como
insatisfactoria su
actual
situación en la sociedad mientras que casi una tercera parte no
supo
Solo
un 11,1% piensa que en el país “no está todo tan mal” y que “se
puede
vivir”.
Mientras que casi la tercera parte de los encuestados manifiesta que
es
imposible seguir soportando una situación tan dura. Según datos
del
estudio
la gente teme ante todo una subida los precios (79,6%), el
desempleo
(78,1%), el no poder cobrar los salarios, las jubilaciones, los
subsidios
(75,4%), el crecimiento de la delincuencia (49,3%), la propagación
de
infecciones peligrosas para la vida (36,6%), el cierre de empresas
(36,4%),
el hambre (29,8%), la falta de calefacción en las viviendas
(28,4%),
los
desórdenes callejeros (18,6%), la instauración de una dictadura en
el
país
(18,3%).
Ucrania
no se ha convertido ni en un Estado social, ni democrático ni de
derecho.
Eso es al menos lo que opina, entre la mitad y las dos terceras
partes
de los participantes del estudio. Al señalar que hoy día ya no
existen
esos
valores morales que se inculcaban en la época soviética (igualdad
social,
colectivismo, ayuda mutua y otros) el 48% de los encuestados
declaran
que no acepta el sistema de valores, que se ha estado tratando de
imponer
en Ucrania tras el golpe de 1991 (el predominio de la propiedad
privada,
el ansia de enriquecimiento personal, el individualismo, etc.).
Al
valorar la situación política en el país, un 57,8% de los
encuestados la
definieron
como tensa, y uno de cada cinco como explosiva. Un 42,5%
empeoramiento
de las condiciones de vida. Sin embargo el gobierno no se
muestra
intranquilo ante el incremento de estas alarmantes tendencias
en
el
estado de ánimo de la sociedad. La naturaleza de esa conducta
habría
que
buscarla en el carácter mismo del régimen gobernante. Todos
los
presidentes
y miembros de los gobiernos que han dirigido la riendas de
Ucrania
a lo largo de las dos últimas décadas, lo han hecho expresando los
intereses
del capital oligárquico-criminal y vendepatrias. No deja de ser
significativo
el hecho de que los principales multimillonarios ucranianos,
La
presidencia de Yanukóvich ha venido marcada por una “interpretación
libre”
de la Constitución y las leyes, por la concentración en manos del
Jefe
del
Estado de enormes prerrogativas y la instauración prácticamente en
el
país
de un régimen autoritario, que expresa los intereses de un
limitadísimo
círculo
de oligarcas a los que se ha venido calificando como “la
familia”.
La
política de nombramientos del régimen mostró también un carácter
destructivo.
Durante la época de Yúschenko, se promocionaba a los
“queridos
amigos” para los altos cargos, mientras que con el gobierno
actual
se promociona a los suyos (principalmente de Donetsk). Esto ha
derivado
en unos niveles de corrupción sin precedentes a todos los niveles
de
los organismos estatales. Se ha puesto de moda un fenómeno tan
vergonzoso,
como el pago por la lealtad y el sometimiento ante aquellos
que
reparten cargos, condecoraciones estatales o galones de General. En
los
Servicios de Seguridad de Ucrania, durante estos años de
independencia
se han sucedido doce directores. La mitad de ellos no
estuvieron
siquiera ni dos años en el puesto, aunque a cinco les dio tiempo
a
alcanzar el rango de General. Por el Ministerio del Interior han
pasado
diez
ministros, seis de los cuales no llegaron a estar un año en el
cargo. El
Ministerio
de Desarrollo Económico y Comercio (su denominación ha sufrido
innumerables
cambios) lo dirige hoy el ministro número 21. Y el Ministerio
de
Finanzas el ministro número 11.
En
el gobierno prácticamente no hay figuras con autoridad respetadas y
conocidas
por la sociedad, capaces de tener su propia postura y defender
sus
principios consecuentemente. En lo que respecta al entorno del
Presidente,
a veces uno tiene la impresión de que en el mismo aparte de los
obedientes
“veletas” de turno, hay también “topos” mal disimulados,
gente
que
está trabajando a conciencia para desacreditar al Jefe del Estado.
El
gobierno prácticamente ha cedido a la “oposición” el espacio
informativo.
Incluso los medios de información del Estado (canales de
televisión,
emisoras de radio, publicaciones escritas) en esta situación,
parece
que trabajan más para favorecer un golpe de estado. En algo sí que
coincide
el gobierno y la oposición: en desatar la histeria anticomunista, en
esa
aspiración por descalificar el pasado soviético. Pero al mismo
tiempo el
gobierno
se queda claramente atrás con respecto a la “oposición”, en
ese
empuje,
en esa actividad, en ese saber influir en el estado de ánimo de la
gente,
en la capacidad para organizar actos de masas. El actual gobierno
parece
no querer escuchar en absoluto la voz del pueblo, ni tener en cuenta
las
conclusiones y propuestas de los expertos.
Hoy
nuestro pueblo tiene que pagar por la fracasada política económica
y
social
del actual gobierno y de los gobiernos precedentes, por el
incumplimiento
de las promesas preelectorales, por ese incapacidad y
negativa
a querer tener en cuenta en la actividad práctica, los más y los
menos,
los riesgos de las decisiones adoptadas y los acuerdos alcanzados
(especialmente
los que tienen relevancia estratégica). “Maidán dos”, no es
de
las pensiones, de la sanidad, etc.) y que han supuesto el
empeoramiento
de la situación de millones de personas. Es el precio por
adoptar
un estilo de gobierno autoritario, y una actitud desdeñosa con la
legalidad.
“Maidán dos” es la consecuencia de la pérdida de confianza del
gobierno
entre el pueblo.
La
situación en el país es muy complicada. Al gobierno se enfrenta un
adversario
agresivo, organizado y respaldado abiertamente por occidente.
Esa
“oposición”, está encabezada por gente que en absoluto encaja
en el
papel
de líder nacional. Pero sin embargo están peligrosamente cargados
de
ese ansia de poder que les hace no detenerse ante nada, con tal de
lograr
sus objetivos. Su llegada al poder significaría el establecimiento
en
el
país de un régimen de tipo fascista. Sus primeros pasos serían la
prohibición
del Partido Comunista, la eliminación de la ley que sienta las
bases
de la política interior y exterior y el carácter del curso de
política
exterior
de neutralidad, de no pertenencia a ningún bloque; la inclusión de
Ucrania
en la OTAN, la denuncia de los acuerdos de Járkov, la expulsión de
la
flota de la Federación de Rusia del mar negro de territorio
ucraniano, el
establecimiento
de una ideología nacional chovinista como ideología del
Estado,
con todas las consecuencias que de ello se derivan.
La
tarea principal ahora es explicar a la gente todos los peligros que
encierra
esa amenaza del desarrollo de los acontecimientos.
Los
estudios sociológicos demuestran, que una parte significativa de la
población
de Ucrania se encuentra en la oposición con respeto al actual
orden
socioeconómico, es decir al capitalismo. La gente comienza a
plantearse
todo aquello que se ha perdido con la liquidación del socialismo,
y
que es lo que les ha traído ese capitalismo tan alabado. La mayoría
de
nuestros
conciudadanos no terminan de aceptar un modelo económico en
domine
la propiedad privada. Los ciudadanos de Ucrania se muestran
reticentes
a privatizar la tierra, apuestan por el reforzamiento del papel del
Estado
en la regulación de las relaciones socio-económicas. Un 41,3% de
los
encuestados se mostró partidario de complementar el sector estatal
con
el
privado, y un 27,2% apuesta por la vuelta a la planificación de la
economía
sobre la base del control estatal absoluto.
La
mayoría de la población percibe la situación en el país, y los
procesos
que
se están produciendo en él, desde unas posiciones cercanas a las
del
Partido
Comunista. De lo que se trata ahora es de poder utilizar de un modo
más
eficaz todas esas premisas objetivas, para atraer a los trabajadores
hacia
las posiciones del partido.
Hay
que reforzar la organización de las estructuras partidistas, se
necesita
un
notable incremento de savia joven en nuestras filas, un mayor empuje
en
nuestro actuar. Esas son las principales tareas que tenemos por
delante
a
día de hoy y que quedaron reflejadas en el último pleno del Comité
Central
del
PCU, celebrado recientemente.
G.Kriuchkov
es miembro del CC del PCU y ha sido diputado de la Rada en
la III y
IV legislaturas.
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