martedì 28 gennaio 2014

Julio Antonio Mella: un cubano al di là del tempo




Martha Andres Roman*

Il Messico attuale non assomiglia in nulla a quello di 85 anni fa, forse assomiglia solo il freddo che raggiunge una temperatura che minaccia con perforare le ossa ed assomiglia anche alla maestosità permanente delle numerose costruzioni.

Molti sono stati i cambiamenti nella strada Abraham Gonzalez della Colonia Juarez, tra questi quelli che riguardano il numero 31, in cui prima si trovavano degli appartamenti ed ora si trova un parcheggio di camion.

Però nonostante il tempo e le trasformazioni, quando un passante si avvicina alla targa posta su un muro di questa via, Estela Lluvere gli chiede se sta cercando il luogo dove è morto Julio Antonio Mella il cubano, e molto gentilmente gli indica che non è stato proprio lì, ma un po' più avanti.

E' stato in quel luogo, dove ora ci sono i camion, indica la messicana che lavora in un negozio della zona e lei comincia a parlare del giovane rivoluzionario come se l'avesse conosciuto, come se camminasse ancora per le strade di questa capitale mano nella  mano con la famosa fotografa italiana Tina Modotti.

Questo gennaio si compiono 85 anni dall'assassinio di Mella, ricorda la signora, che afferma che in ogni anniversario si riuniscono tanto i cubani così come i messicani per rendere omaggio ad un uomo di importanza storica.

Però, chi è stato questo giovane che quando è morto aveva solo 25 anni e ancora dopo otto decenni dalla sua scomparsa suscita ammirazione?

Di quale stoffa era fatto perché persone della sua isola e di tanti altri paesi vengano a cercare il luogo in cui è stato ucciso, afferma la stessa Estela.

Il figlio del dominicano Nicanor Mella e dell'irlandese Cecilia
McPartland è nato il 25 marzo 1903 e sebbene in quel momento non c'è stato nessun segnale che avvertisse i genitori sul futuro che lo aspettava, sono bastati pochi anni per accorgersi che il piccolo sarebbe stato un uomo immortale.

Testimoni contemporanei descrivono Mella come un giovane che aveva il dono del leader, alto un metro e 80, di capelli neri e ricci, sguardo profondo e sorriso attraente.

E' stata la stessa Tina Modotti, con cui ha avuto un rapporto amoroso nella terra azteca, quella che ha lasciato alla posterità le migliori immagini dell'antillano, nelle quali si percepisce il fascino ed il coraggio di cui parlavano quelli che lo hanno conosciuto.

All'Università de L'Avana, dove nel 1921 si è iscritto nelle Facoltà di Diritto e di Filosofia e Lettere, è diventato un genuino organizzatore politico ed una guida degli studenti, che pretendevano introdurre riforme nell'insegnamento universitario a Cuba.

Come parte di questo impegno ha fondato in dicembre del 1922 la Federazione Studentesca Universitaria e poco dopo, nelle aule della Facoltà di Giurisprudenza ha creato l'Università Popolare "Josè Martì".

In questo modo, per iniziativa del giovane universitario, le porte del centro principale di alti studi di Cuba si sono aperte in orario notturno per le persone povere ed a partire da questo vincolo con i lavoratori, è anche diventato un leader della classe operaia.

I suoi pensieri, modellati con la forma delle cause giuste, hanno penetrato le masse per difendere gli oppressi e per opporsi alla tirannia di Gerardo Machado, l'allora presidente cubano, il cui Governo era sottomesso agli interessi nordamericani.

Di fronte a questa sottomissione agli Stati Uniti, il giovane ha organizzato la Lega Antimperialista ed ha fondato il primo Partito Comunista di Cuba, il 16 agosto 1925.

Come una protesta per la sua detenzione, il giovane rivoluzionario di 22 anni ha deciso di fare uno sciopero della fame, fatto che ha commosso fortemente la cittadinanza, però non è stato ben visto dal Partito, che era ancora un'organizzazione giovane ed inesperta, e perciò dopo l'assoluzione gli ha consigliato di esiliarsi in Messico.

Il suo arrivo alla terra azteca gli ha ravvivato le sue idee antimperialiste ed il bisogno di lottare per la giustizia sociale, allora si è inserito subito nel movimento rivoluzionario continentale ed internazionale, ha collaborato con diverse pubblicazioni e si è guadagnato uno spazio tra i comunisti messicani.

Nel 1928, in mezzo a queste attività, ha conosciuto la Modotti, donna nella quale si fondevano bellezza, talento artistico, ed ideali di attivismo sociale simili a quelli che muovevano lo stesso Mella.

Sembrava che questi due giovani, ugualmente appassionati ed ispirati, in sintonia con il loro tempo, belli fisicamente e pieni di sogni, vivessero uno di quei rapporti destinati ad avere un destino epico.

Mano nella mano con la fotografa andava Mella la sera del 10 gennaio 1929, secondo alcune fonti il giovane in quel momento raccontava alla giovane dell'incontro che aveva avuto un po' prima, al Bar La India, con il cubano Josè Magriñat, che gli ha accennato che dall'isola sarebbero venuti due sicari per assassinarlo per ordine di Machado.

Quando è uscito dal bar, Mella ha raggiunto l'artista italiana nell'ufficio del telegrafo della strada Independencia per andare a casa sua nella vicina colonia Juarez.

Quando hanno girato l'angolo di Morelos e Abraham Gonzalez, alle 21.45
circa, due spari di revolver hanno raggiunto Mella, ferendolo a morte all'addome, secondo il certificato medico ed è morto mentre gli facevano un'operazione alle 02.45 del giorno successivo.

Documenti della polizia riferiscono che, dopo gli spari, il giovane ha fatto qualche passo ed è caduto a terra: "Machado ha ordinato che mi assassinassero", ha urlato ad alcuni passanti e dopo nelle braccia della sua amata, ha pronunciato le sue ultime parole: "Tina, sto morendo. Muoio per
la rivoluzione".

Però l'assassinio di un uomo tanto marcato dall'impeto, con una storia di eroicità e di audacia, non poteva essere privo di versioni e di spiegazioni immaginarie che sono anche una prova della statura di Mella.

Secondo i ricercatori cubani Adys Cupull e Froilan Gonzalez, per l'opinione pubblica messicana era chiaro che gli assassini erano persone che rispondevano agli ordini di Machado.

Il 2 ottobre 1931, la Signora Maria Guadalupe Gil, moglie di Josè Agustin Lopez Valinas, lo ha denunciato davanti alle autorità come l'assassino di Mella e le sue dichiarazioni hanno implicato a Santiago Trujillo, Capo della Polizia Segreta di Machado, all'ambasciatore cubano Guillermo Fernandez ed allo stesso Josè Magriñat.

Però questo non ha eliminato le diverse speculazioni malintenzionate che si sono succedute al rispetto, da un'ipotesi di crimine passionale, fino a teorie internazionali che suggeriscono che è stato un crimine orientato dal Cremlino russo che considerava il cubano di tendenze trotskiste.

D'altronde, ci sono stati tentativi di implicare la Modotti in una cospirazione per l'assassinio, però, come hanno indicato gli stessi Cupull e Gonzalez, a partire dai documenti trovati sul caso hanno dimostrato che la fotografa non ha avuto nessun rapporto con il crimine.

Difatti, quando l'italiana è morta il 5 gennaio 1942 in Città del Messico, nella sua borsa si è trovata una foto del giovane cubano, con cui aveva un rapporto di solo 4 mesi, che però sembra l’ha accompagnata per sempre.

Questo giovane virile e dinamico, consacrato a sogni di giustizia, che continua ad essere immortale, perché il suo esempio è una bandiera da seguire, sembra essere rimasto stampato nel cuore dell'artista con la stessa forza con cui lo continua a ricordare la storia, al di là degli anni.


*corrispondente di Prensa Latina nel Messico

Nessun commento:

Posta un commento