Il
28 luglio del 1954 è nato a Sabaneta Hugo Rafael Chavez Frias,
presidente del Venezuela, prematuramente scomparso il 5 marzo del
2013. Per certa stampa, un caudillo o un dittatore. Per i popoli del
sud del mondo e per le classi popolari, un rivoluzionario e un grande
statista, che ha incamminato il suo paese sulla via di un nuovo
socialismo.
A
15 anni dalla prima vittoria elettorale di Hugo Chavez, il Venezuela
ha realizzato importanti traguardi sociali e ha assunto un ruolo di
primo piano negli organismi regionali del Latinoamerica: diritti
economici sociali e culturali garantiti; partecipazione politica dei
cittadini al controllo e alla gestione della cosa pubblica mediante
il passaggio dalla democrazia rappresentativa a quella partecipata:
“Lo Stato – recita l'articolo 3 della costituzione – ha come
finalità essenziale la difesa e lo sviluppo della persona e il
rispetto della sua dignità, l'esercizio democratico della volontà
popolare, la costruzione di una società giusta e amante della pace,
la promozione della prosperità e il benessere del popolo e la
garanzia della realizzazione di principi, diritti e doveri
riconosciuti e istituiti da questa Costituzione. L'educazione e il
lavoro sono i processi fondamentali per raggiungere detti fini”.
In
un mondo in cui l'1% possiede almeno il 40% delle ricchezze globali,
il Venezuela socialista ha optato per un impiego delle risorse volto
alla giustizia sociale e al “massimo della felicità possibile”:
anche per quelli a cui le classi dominanti riservano solo fatica e
dolore. Una preziosa e concreta indicazione di rotta per queste
nostre sponde, che attirano e inghiottono, mettendo gli ultimi contro
i penultimi, secondo gli schemi del grande capitale internazionale.
Negli ultimi anni, tra gli Stati uniti, il Canada e l'Europa, circa
10.000 persone si sono tolte la vita per i problemi causati dalla
crisi economica capitalista.
Le
ultime parole di Chavez, pronunciate dal letto di ospedale, sono
state per l'Africa eternamente rapinata. Nella lettera inviata al III
Vertice Africa-America latina e Caraibi, che si è svolto nella
Guinea Equatoriale a febbraio del 2013, ha scritto: “La strategia
neocoloniale è stata, dall'inizio del XIX° secolo, quella di
dividere
le nazioni più vulnerabili del mondo per sottometterle a
rapporti di dipendenza schiavistica. E' per questo che il Venezuela
si è opposto, radicalmente e dall'inizio, all'intervento straniero
in Libia, ed è per lo stesso motivo che il Venezuela reitera oggi il
suo rifiuto più assoluto di ogni attività di ingerenza della Nato”.
Con lo stesso spirito, il Venezuela di Nicolas Maduro ha levato con
forza la voce contro l'aggressione israeliana all'eroico popolo di
Palestina. Per decisione di Chavez, la Palestina riceve combustibile
direttamente e a prezzi solidali.
Il
Venezuela è ricco di petrolio e risorse naturali, che il governo
socialista scambia con beni e servizi: da anni anche i poveri del
Bronx ricevono combustibile mediante un progetto di solidarietà
internazionale.
Per
questo, e non per culto della personalità – incongruo per chi
tenga a una effettiva emancipazione delle classi popolari –
vogliamo celebrare il compleanno di Hugo Chavez con i migliori auguri
per i nostri ideali, dicendo, insieme alla rivoluzione socialista
bolivariana: Tutti siamo Chavez, siamo tutti Chavez. Moltiplicatori
di coscienza e di rivoluzione.
Documento redatto dalla rete Italiana di solidarietà con la rivoluzione Bolivariana
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