giovedì 27 febbraio 2014

Palestinesi condannano legge discriminatoria israeliana




Ramallah, 26 feb (Prensa Latina) Una legge israeliana che decreta la menzione della fede musulmana, cristiani e drusi nella ricerca di impiego è stata criticata oggi dall'Organizzazione di Liberazione della Palestina (OLP) per discriminatoria e divisionista. 
 
Questa legislazione cerca di creare una nuova realtà dentro il nostro popolo basata nella religione e non nell'identità nazionale, ha dichiarato il membro del Comitato Esecutivo dell’OLP, Hanan Ashrawi. 
 
La legge è stata approvata lunedì dalla Knesset (parlamento israeliano) e crea una commissione di 10 membri con rappresentazione separata per musulmana, cristiani e drusi, tre comunità religiose i cui membri hanno i più alti indici di disoccupazione in Israele, come i falascia (ebrei etiopi) per essere negri. 
 
Inoltre, la legislazione è stata sottomessa a diverse critiche per i parlamentari della coalizione governante di estrema destra Likud, che hanno detto che i cristiani sono alleati naturali degli ebrei. 
 
Abbiamo molto in comune coi cristiani, sono il nostro contrappeso contro i musulmani, ha dichiarato al quotidiano Haaretz il deputato Yariv Levin. 
 
In Israele risiedono un milione 300 mila palestinesi, discendenti dei 160 mila che sono rimasti nel paese dopo la proclamazione di questo Stato, che sono considerati dalle autorità di Tel Aviv come nemici potenziali. 
 
Per il prossimo mese di maggio è programmata una
visita del Papa Francesco a Gerusalemme ed a Betlemme,
entrambi territori sotto occupazione militare israeliana, ed in Giordania e le dichiarazioni del legislatore si considerano un tentativo per compiacere il Sommo Pontefice. 
  Tuttavia, in Israele è proibito il proselitismo religioso cattolico ed i sacerdoti cattolici ed i pastori evangelisti sono stati espulsi o non possono entrare 
nel paese.  
 
Nella Cisgiordania, territorio palestinese occupato, dove esistono varie chiese che risalgono agli inizi del cristianesimo, i colonizzatori degli insediamenti paramilitari israeliani attaccano frequentemente questi templi e li oltraggiano con scritte offensive. 
 
Ig/msl 



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lunedì 24 febbraio 2014

La minaccia fascista in Venezuela di Atilio A. Boron

     

    L'escalation destabilizzante che attualmente soffre il governo bolivariano del Venezuela ha un obiettivo non negoziabile: il rovesciamento del governo di Nicolas Maduro. Non c'è un briciolo di interpretazione di questo scrittore in questa dichiarazione. E 'stato più volte espressa non solo dai manifestanti di destra nelle strade, ma i suoi principali dirigenti locali e gli istigatori: Leopoldo López (ex sindaco di Caracas comune di Chacao, e capo del partito Popolare Will) e Maria Corina Machado, MP per Unisciti alla Assemblea Nazionale del Venezuela. In più di un'occasione si riferivano alle intenzioni che svolgono la loro protesta utilizzando un'espressione regolare che si rivolge al Dipartimento di Stato: eufemistico "cambiamento di regime", un genere e sostituisce il "colpo di stato" screditato. Ciò che si chiede è proprio questo: un "golpe" che ha posto fine all'esperienza chavista. L'invasione della Libia e il rovesciamento e il linciaggio di Muammar Gheddafi sono un esempio di "cambiamento di regime", mezzo secolo fa che gli Stati Uniti si propone senza successo simile a Cuba.. . Ora stanno cercando con tutte le forze, in Venezuela
    Questa feroce campagna contro il governo bolivariano in realtà un aumento del fascismo contiene lunga radici interne ed esterne strettamente intrecciate e di solidarietà in un obiettivo comune: alla fine Nightmare stabilito dal Comandante Hugo Chavez dal suo insediamento nel 1999. Per gli Stati Uniti la determinazione venezuelano ha affermato sulle vecchie riserve accertate di petrolio al mondo, sconfiggere l'ALCA e l'avanzamento dei processi di integrazione e di unità in America Latina e nei Caraibi, UNASUR, il Mercosur espanso, CELAC, Petrocaribe, tra gli altri, mai guidato come mai prima dal leader bolivariano sono intollerabili e inaccettabili, meritevoli di sfide lezione esemplare. Opposizione interna a Chavez significava la fine dei vantaggi e scambiato è derivato dalla sua partnership con il governo degli Stati Uniti e le aziende americane nel saccheggio e la rapina dei proventi del petrolio, e trovò i leader e organizzazioni politiche Quarta Repubblica piccoli operatori locali e partner essenziali. Sia Washington e le sue pedine erano sicuri che Chavez non sarebbe sopravvissuta alla scomparsa del suo fondatore. Ma con le elezioni presidenziali del 14 aprile 2013 le sue speranze sono state deluse: Nicolás Maduro Henrique Capriles ha prevalso su da un piccolo ma sufficiente e indiscutibile, percentuale di voti. La risposta di questi oligarchi travestiti protagonisti della repubblica è stato ignorare il verdetto delle urne e poi scatenare violente proteste che hanno ucciso più di una dozzina giovane bolivariana, ferendone circa un centinaio, oltre alla distruzione di numerosi edifici e proprietà pubbliche. Va notato che oggi, dieci mesi dopo le elezioni presidenziali, Washington non ha formalmente riconosciuto la vittoria di Nicolas Maduro. Invece, l'improbabile premio Nobel per la pace ha ora a riconoscere come il vincitore delle elezioni presidenziali del 24 novembre dell'Honduras passato-contaminato oltre le parole e fraudolente come pochi, il candidato di "ambasciata" John O. Hernández. L'imperialismo non è sbagliato a scegliere i loro nemici: Castro, Chavez, ormai maturo, Correa, Morales, e contrariamente a quanto alcuni ingenuamente postulare, non vi è alcun diritto di essere "opposizione leale" a un governo genuinamente di sinistra. Meno anche se si tratta di un diritto gestito da telecomando dalla Casa Bianca. Se ti comporti con lealtà è perché quel governo fu colonizzata dal capitale. Nonostante la violenza dei militanti del Democratic Unity tabella che tengono la candidatura di Capriles il governo è riuscito a ristabilire l'ordine nelle strade. Contribuito a questa risposta del governo chiaro e forte, e anche la certezza che la leadership del MUD aveva le elezioni municipali dell'8 dicembre, del diritto caratterizza come un plebiscito avrebbe permesso loro di sconfiggere Chavez poi chiedere le dimissioni immediate Coppia o, nel peggiore dei casi, di convocare un anticipo di referendum abrogativo senza dover attendere fino alla metà del 2016, come richiesto dalla Costituzione. Ma la beffa fallì perché sono stati in gran parte sconfitti da quasi un milione di voti e la differenza di nove punti percentuali.
    Stupito al risultato inaspettato che per la prima volta ha offerto la capacità del governo bolivariano di gestire per due anni delle relazioni pubbliche e gestire l'economia senza la necessità di impegnarsi in campagne di distrazione virulenti ed elettorali, antichavistas pellegrinaggio a Washington per ridefinire la propria strategia in termini di esigenze geopolitiche dell'impero e di prendere gli ordini, denaro e aiuti di vario tipo per sostenere il loro progetto destabilizzante. Sconfitto alle urne è stata la priorità
    immediata ora, come Richard Nixon richiesto per il Cile di Salvador Allende nel 1970, "facendo scricchiolare l'economia". Di qui le campagne di sabotaggio pianificati stockouts e sfrenata speculazione monetaria (come raccomandato nel suo manuale operazioni l'esperto CIA Eugene Sharp), attacchi della stampa, dove le bugie e terrorismo mediatico non conoscono limiti o eventuali scrupoli morali, poi peggiorare le cose, "il calore di strada", volto a creare una città simile di Bengasi in Libia, in grado di distruggere completamente l'economia e innescare una grave crisi di interventi di governance situazione inevitabile tornase di una potenza amica, sappiamo già chi è, a acudiese aiuto di venezuelani per ristabilire l'ordine infranto.
    Uno dopo l'altro queste iniziative fallirono, ma non rinunciare al suo diritto scopi sediziosi. Leopoldo López solo portare alla giustizia e spero che questo farà cadere, lui e il suo assistente, Maria Corina Machado, tutto il peso della legge. Portano diversi morti sui loro zaini e la cosa peggiore che potrebbe accadere in Venezuela sarebbe il governo o la giustizia non sarebbero notare ciò che è nascosto dentro l'uovo del serpente. In situazioni come queste, e con i nemici come questi, ogni tentativo di "riconciliazione nazionale" o "linea morbida" è il cammino sicuro di autodistruzione. I fascisti e l'imperialismo capiscono solo il linguaggio della forza. Lopez e Machado devono ricevere una punizione esemplare, sempre nel quadro della normativa vigente, e non dovrebbe essere escluso manifestazioni violente chiedendo il suo rilascio immediato. Né si deve scartare l'ipotesi che, in preda alla disperazione, il diritto potrebbe appellarsi a qualsiasi risorsa, è aberrante. Ma il perseguimento e la punizione dei mandanti di molto spargimento di sangue non sarà sufficiente a gettare il rischio di un rovesciamento brutale del governo bolivariano, l'unica garanzia è quello di mobilitare attivamente e organizzare le masse a sostenere Chavez sua "rivoluzione" con i suoi numerosi successi e dei loro errori. Questa è l'unica cosa che getterà il pericolo di un assalto fascista al potere che finirebbe il sanguinoso atto Bolivariana, innescando un'ondata reazionaria che riverberano in tutto il continente. Quindi, ciò che è in gioco in queste ore non è solo il futuro del Venezuela, ma in tutta l'America.
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giovedì 20 febbraio 2014

6.000 medici cubani in aiuto al Brasile, sesta economia mondiale, alle prese con i limiti imposti dalla privatizzazione della sanità



La notizia ha scatenato il dibattito in Brasile: 6.000 medici cubani chiamati nello stato brasiliano incapace o disinteressato, per via della sua politica di privatizzazione della sanità, alla cura della popolazione nelle regioni più povere del paese.

Il 28 gennaio, 2.000 nuovi medici cubani sono arrivati in terra brasiliana, unendosi ai 4.000 già richiesti dal governo brasiliano nell'ambito del programma "Mas médicos para Brasil" (Più medici per il Brasile).

Questo programma si propone di affrontare le gravi carenze del sistema sanitario brasiliano, innanzitutto le disuguaglianze sociali e territoriali acutizzate dalla privatizzazione di un sistema sanitario carente sotto la dittatura e successivamente privatizzato nell'ondata neo-liberale degli anni 1980-1990.

Gli abitanti del "Nordeste", la regione più povera del paese, ha un tasso di mortalità doppio rispetto a quello delle regioni meridionali (23 per 1000, collocandosi al livello di Zimbabwe e Mongolia), e con una speranza di vita inferiore di 5 anni, attestandosi all'età di 71 anni (come in Marocco).

Il presidente brasiliano insiste sui "deserti medici", essenzialmente nel nord amazzonico (1 medico per ogni 1.300 abitanti, equivalente allo Sri Lanka), con conseguenze disastrose simili a quelle note nel Nordeste.

L'arrivo dei medici cubani - tutti poliglotti, avendo già effettuato due missioni all'estero, altamente professionalizzati - ha indotto una alzata di scudi nell'Ordine dei medici brasiliani.

Tuttavia, il confronto tra il sistema cubano e brasiliano non lascia spazio a dubbi: un confronto che mette alla berlina il sistema sanitario della 6° economia mondiale!

Di fronte l'esplosione dell'anticomunismo nella stampa borghese brasiliana, alcuni medici progressisti brasiliani hanno ripristinato la verità.

Cuba è un leader mondiale nel numero di medici per abitanti (1 per 150), che ora conta 80.000 medici (contro i 6.000 del 1959), tanto che 30.000 medici operano in missioni di solidarietà all'estero in sessanta paesi.


Il sistema universitario di Cuba oggi forma 5.000 medici cubani nelle sue 25 scuole pubbliche e contemporaneamente 5.000 medici stranieri, soprattutto latino-americani, che ricevono formazione gratuita presso la Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM).

La crisi del sistema sanitario in Brasile si riflette nelle cifre: il paese dispone mediamente di un medico ogni 550 abitanti (molto meglio che in Bolivia o Ecuador); mentre lo Stato di Maranhao (al nord) conta di 1 medico per... 1.638 abitanti!

I dati parlano da soli: Cuba ha un'aspettativa di vita di 78 anni e un tasso di mortalità infantile del 4 per 1000 - performance migliori di quelle degli Stati Uniti - mentre in Brasile l'aspettativa di vita è di 73 anni e il tasso di mortalità infantile è del 17 per 1.000.

Scarso risultato per la sesta economia mondiale, che maschera enormi disuguaglianze ereditate da una società coloniale, dittature reazionarie del ventesimo secolo sponsorizzate dagli Stati Uniti e la svolta neoliberista degli anni 1980 mantenuta dall'attuale governo.
Brasile: disastro sanitario, privatizzazione della salute e illusioni perdute del "Partito dei Lavoratori"

Cosa è cambiato con l'arrivo di Lula e Dilma, la speranza del "Partito dei Lavoratori" in Brasile? Poco. Certo, gli indicatori sulla salute sono lentamente ma inesorabilmente migliorati (secondo una dinamica secolare), ma le disuguaglianze sociali e territoriali risultano consolidate.

Lula ha ereditato nel 2003 sia le promesse di un "Sistema sanitario unificato" istituito nel 1988 alla fine della dittatura, che doveva garantire l'accesso universale sanitario gratuito, sia la realtà di un corso neo-liberista orientato alla privatizzazione della sanità, approfondendo le disuguaglianze.

Lula ha scelto di continuare sulla strada della privatizzazione, in vari modi, portando al deterioramento della qualità del servizio pubblico, allo sviluppo del mercato della sanità privata, alla precarizzazione del personale:

Questi sono i primi tagli alla sanità pubblica: nel 2013, il governo brasiliano ha tagliato 1 miliardo e mezzo di euro nel bilancio della sanità, che si tradurrà nel degrado di un servizio pubblico già devastato.

Al di là degli annunci, il bilancio della sanità pubblica nazionale nel 2013 è stato pari a 22 miliardi di euro contro i 27 miliardi nel 1995.

E' l'effetto del subappalto delle attività degli ospedali e centri sanitari agli organismi privati, "organizzazioni sociali" (OS), che ora sono la maggioranza (due terzi delle strutture sanitarie in Brasile sono private), in nome di una pseudo "efficienza".

Se prendiamo il caso dello Stato di San Paolo, lo stato più ricco del Brasile, 34 dei 58 ospedali sono gestiti dalle OS. Solo 4 hanno un bilancio in ordine: gli scandali per la sovra-fatturazione (o per fatture false), nepotismo, appropriazione indebita di fondi pubblici, sono la maggioranza.

A San Paolo, l'approvvigionamento di medicinali e attrezzature mediche costa sei volte di più nelle OS che negli ospedali pubblici. In generale, i costi operativi sono più alti del 50% nelle organizzazioni affidate ai privati.

A cosa è servita la "terziarizzazione" degli ospedali pubblici?

Da una parte ad alimentare i profitti degli industriali vicini alle autorità, dall'altra parte alla precarizzazione del personale - con la fine del reclutamento nazionale, l'insorgenza di contratti temporanei, la formalizzazione della politica dei numeri - e a ridurre ulteriormente l'accesso alle cure sanitarie per la popolazione (nel 2009, a San Paolo, 700.000 persone hanno perso l'accesso al programma di sanità pubblica!)

Si tratta di un ulteriore sostegno all'industria sanitaria privata, alle lobby farmaceutiche che vanno di pari passo con la "autonomia" degli ospedali e laboratori di ricerca: la politica di Lula e di Dilma dal 2007, è il completamento della privatizzazione.

Nel 2008, Lula ha approvato la legge sulle "fondazioni pubbliche di diritto privato", uno status che ha permesso alle istituzioni pubbliche (compresi gli ospedali e i laboratori) di ottenere una autonomia finanziaria, di contrattazione con le aziende private, di gestione della proprietà secondo criteri propri.

Nel 2010 il dispositivo è stato esteso a tutti gli ospedali universitari con la creazione della Società brasiliana dei servizi ospedalieri (EBSERH).

Questa privatizzazione strisciante facilita ora la definizione di partenariati pubblico-privato, in particolare nel campo della ricerca.

Finanziamenti pubblici, profitti privati, dal momento che nel 2013 il governo ha fornito un credito d'imposta di 3 miliardi di euro ai 15 laboratori pubblici e 35 laboratori privati che lavorano insieme sulla realizzazione di 61 nuovi farmaci.

Si tratta anche di una politica di sostegno diretto o indiretto allo sviluppo dei fondi di assicurazione sanitaria privati.

Con esenzioni fiscali per gli operatori, il finanziamento pubblico, o le detrazioni fiscali sul reddito per i consumatori: ogni anno vengono investiti ufficialmente dallo stato 1,5 miliardi di euro, tanto quanto i tagli alla sanità di quest'anno!

In dieci anni, il numero di brasiliani dipendenti da un sistema di assicurazione sanitaria privata è aumentato da 32 a 47 milioni. Oggi, il 54% della spesa sanitaria in Brasile è fornito dal settore privato (contro il 15% in Francia), un regime simile a quello nordamericano.

Recentemente, le assicurazioni private - nella linea dell'
Obamacare - hanno proposto che siano adottate gigantesche esenzioni fiscali in cambio di Piani di assicurazione privata a disposizione dei ceti popolari, una soluzione ripresa da Dilma.
Un palliativo nel sistema sanitario a più velocità?

Il Partito Comunista Brasiliano (PCB), riprendendo le dichiarazioni delle Associazioni dei medici progressisti, ha elogiato Cuba, ha avanzato l'idea di un Servizio Sanitario Nazionale al 100% pubblico, gratuito e universale, e ha disvelato l'inganno del governo.

Per il governo brasiliano, i medici cubani sono un "palliativo", una soluzione temporanea sotto forma di "esternalizzazione" a una manodopera attenta, economica e ottimamente formata. Non risolve il problema strutturale.

Come già accaduto nello stato brasiliano per le
ONG (le "organizzazioni della società civile e di PCBpubblico interesse"/OSCIP), si tratta senza dubbio di combinare un sistema sanitario pubblico scadente per i poveri, un sistema sanitario privato costoso per i ricchi, con un terzo sistema: un servizio di assistenza terziarizzato.

Di questo i comunisti brasiliani sono coscienti ma sottolineano anche che da qui può partire una campagna per un sistema sanitario pubblico al 100%, gratuito e universale. D'altro canto, si tratta di un significativo sollievo per milioni di brasiliani che hanno bisogno di cure urgenti, la cui vita è messa in pericolo da questo sistema iniquo.

All'ultimo vertice della CELAC, il Brasile di Dilma ha tentato un'operazione di seduzione verso Cuba, proponendo di "rafforzare la cooperazione economica tra i due stati".

Questa cooperazione dei medici, è parte della nuova politica economica. Brasile finanzierà, come primo progetto di cooperazione, un porto per container a Mariel, una sorta di prima "zona economica speciale", finanziata al 70% da Brasile.

Al di là dei dubbi su questa operazione, ancora una volta non può che essere evidenziato l'aiuto internazionalista cubano: viva "la solidarietà dei deboli", come definiva Ernesto 'Che' Guevara l'internazionalismo socialista, di cui Cuba è protagonista!





AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Foto tratte da internet messe in opera da amministratore Blog

lunedì 17 febbraio 2014

Aggressioni fascista in Venezuela :Comunicato ambasciata Venezuelana- Firma appello antifascista pro Venezuela







Frente a la escalada fascista contra Venezuela Bolivariana:

Pueblo movilizado y urgente solidaridad internacionalista

Nuevamente el fascismo encaramado en los sectores más reaccionarios de la oposición venezolana ha mostrado cuáles son sus "propuestas": terror, muerte y abierta desestabilización. Esto ocurre

justamente en momentos en que arrecia la ofensiva imperialista contra el gobierno de Nicolás Maduro (y contra otros procesos similares en la región) a través de fuga de divisas, desabastecimiento, inflación inducida, y por supuesto, ataques de las corporaciones mediáticas, para intentar generar un clima claramente destituyente.

Esta vez, la oligarquía venezolana ha impulsado a sus "cachorros",  personificado en el lumpenaje de clase media y media alta que arropados por el discurso de sus direcciones políticas, como es el caso de Leopoldo López, ganan las calles y no sólo exigen que el gobierno legítimo renuncie sino que atacan edificios de la infraestructura urbana y asesinan a militantes populares, como es el caso del lider comunitario Juan Montoya del barrio 23 de Enero.

Frente a esta nueva ofensiva imperialista se hace necesario que la solidaridad internacional con el pueblo y el gobierno de Venezuela se haga sentir de forma superlativa.
En ese sentido, los abajo firmantes, planteamos la necesidad de que los Presidentes latinoamericanos agrupados en la CELAC y en UNASUR tomen cartas en el asunto antes de que sea demasiado tarde, y convoquen a una reunión urgente en la misma capital venezolana, para respaldar al gobierno de Nicolás Maduro y al pueblo agredido por el fascismo.

Hoy, Venezuela necesita que América Latina y el Caribe le devuelvan con hechos todas las muestras de apoyo que ese país ha ido gestando hacia nuestro continente a lo largo de estos 15 años de mandato revolucionario.

Por otra parte, desde los movimientos populares y personalidades que apoyan la Revolución Bolivariana, nos autoconvocamos para estar alertas y movilizados para responder a los intentos desestabilizadores que el imperialismo y el fascismo llevan a cabo contra nuestros pueblos.



Ahora más que nunca:

Chávez vive, la lucha sigue!

Al fascismo se lo derrota con pueblo movilizado y la solidaridad internacionalista
!


primeras firmas: 
Resumen Latinoamericano
Organización Social y Política Los Pibes
Convocatoria por la Liberación Nacional y Social
Organizaciones Libres del Pueblo
Movimiento Popular La Dignidad
Marea Popular
Movimiento de Trabajadores Excluidos-MTE
Corriente Política 17 de Agosto
Frente de Organizaciones Kirchneristas
Movimiento Nacional Campesino Indígena-CLOC-Vía Campesina
Organización social y política Voluntario Global
Cooperativa de Trabajo Su Lavandería
El Hormiguero EPP
Cooperativa de Vivienda COVILPI
Cine Wilde recuperado
Agrupación Envar el Kadri-Peronismo de Base


Stella Calloni, periodista
Atilio Borón, politólogo
Carlos Aznárez, periodista
Lito Borello, dirigente social
Norman Briski, actor,
Vicente Zito Lema, poeta y escritor
Eduardo Soares, abogado, dirigente social
Carina Maloberti, dirigenta sindical de ATE
Roberto Perdía, abogado, dirigente social


enviar adhesiones a: 


resumen@nodo50.org

   o   clmtu.argentina@gmail.com


Gran Marcha de la Juventud por la Paz y por la Vida realizada el sábado 15 de febrero de 2014, en Caracas, encabezada por el Presidente Nicolás Maduro. Foto: Prensa Presidencial/ Miraflores

giovedì 13 febbraio 2014

2014 Anno della Gioventù bolivariana e antimperialista /2014: Año de la juventud bolivariana y antiimperialista



Il 2014 è stato dichiarato "Anno della Gioventù". Questo 12 febbraio si compie il 200° anniversario di uno degli eventi più importanti della storia della resistenza patriottica durante la lotta per l'indipendenza: la Battaglia di La Victoria.

José Félix Ribas, con un piccolo esercito male armato e composta da studenti volontari, affrontava le travolgenti truppe di José Tomás Boves. Erano finiti i trionfi della mitica Campagna Admirable del 1813 che guidò Bolivar e la caduta della II Repubblica era imminente.

Con la convinzione della giustezza della causa, Ribas lanciò una arringa emblematica: "Soldati: quello che tanto abbiamo desiderato si realizza oggi. Ecco Boves, cinque volte più grande è l'esercito che viene a combatterci, ma ancora mi sembra poco per contenderci la vittoria. Difendete dalla furia dei tiranni la vita dei vostri figli, l'onore delle vostre mogli, il suolo della patria; mostrategli la vostra onnipotenza. In questo giorno che sarà memorabile, non possiamo scegliere tra la vittoria o la morte: è necessario vincere!".

Le bandiere di quel giorno si alzano nuovamente per suggellare, 200 anni dopo, la definitiva liberazione: "riaffermiamo l'inderogabile impegno della nostra generazione per la causa dell'indipendenza, la lotta contro l'imperialismo e la costruzione del Socialismo come unica possibilità di costruire una società migliore", ha affermato il Segretario generale della Gioventù Comunista del Venezuela (JCV), Héctor Rodríguez Montaño.

In questo Anno della Gioventù, noi comunisti presentiamo delle proposte "convinti che non sarà la bontà degli individui a realizzarle e ancor meno le strutture statali disegnate per sostenere l'ingiusto sistema capitalista", ha dichiarato il dirigente.

Gli assi centrali delle iniziative sono tre: occupazione e sviluppo produttivo; istruzione e pianificazione nazionale; cultura e lotta contro la violenza, la criminalità e le droghe.

Rodriguez ha spiegato che "le politiche del governo per la gioventù progettate e realizzate durante il processo bolivariano, si caratterizzano per essere politiche dispersive, disorganizzate, ingannevoli e in molti casi populiste. Non si basano su studi dei problemi reali che riguardano i giovani e non hanno alcun legame con le necessità del paese".

La Commissione Esecutiva Nazionale (CEN) della JCV ha chiesto l'attuazione di politiche che si basano su:

1. Priorità nell'attenzione ai giovani della classe operaia e contadina, che patiscono maggiormente lo sfruttamento del capitalismo;

2. La conoscenza scientifica della realtà dei giovani e le cause dei problemi che affrontano;

3. Legare i programmi ai piani di sviluppo nazionale;

4. Orientamento sistematico della politica;

5. Partecipazione attiva delle forze organizzate della gioventù nella progettazione, attuazione e controllo dei programmi.

"Queste idee si propongono di avanzare nella politicizzazione delle masse giovanili, aumentare il loro coinvolgimento attivo nella lotta contro il capitale, accumulare forze per la prospettiva socialista del processo Bolivariano e costruire la necessaria piattaforma della gioventù Bolivariana e rivoluzionaria ", queste le conclusioni dalla riunione della Segretaria nazionale e dell'esecutivo della Direzione della JCV.

La JCV rivendica ed evidenzia lo spirito patriottico, anti-colonialista e libertario manifestato dalla gioventù nella Battaglia di La Victoria, per questo partecipa alle attività programmate e promuoverà iniziative che mostrino la continuità dell'epica Battaglia con le lotte e i compiti attuali del movimento giovanile bolivariano e antimperialista.

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


2014: Año de la juventud bolivariana y antiimperialista

Prensa JCV.- El 2014 ha sido declarado el “Año de la Juventud”; este 12 de febrero se cumplen 200 años de uno de los episodios más importantes de la historia de la resistencia patriota durante la gesta independentista: la Batalla de La Victoria.
José Félix Ribas, con un pequeño ejército mal armado e integrado por estudiantes voluntarios, enfrentaba a las avasallantes tropas de José Tomás Boves. Atrás quedaban los triunfos de la mítica Campaña Admirable de 1813 que lideró Bolívar y la caída de la II República era inminente.
Con una convicción en la justeza de la causa, Ribas lanzó una arenga emblemática: “Soldados: lo que tanto hemos deseado va a realizarse hoy: he ahí a Boves, cinco veces mayor es el ejército que trae a combatirnos; pero aún me parece escaso para disputarnos la victoria. Defendéis del furor de los tiranos, la vida de vuestros hijos, el honor de vuestras esposas, el suelo de la patria; mostradle vuestra omnipotencia. En esta jornada que será memorable, no podemos optar entre vencer o morir: ¡necesario es vencer!”.
Las banderas de aquel entonces alzan nuevamente para sellar, 200 años después, la definitiva liberación: “ratificamos el indeclinable compromiso de nuestra generación con la causa de la independencia, la lucha antiimperialista y la construcción del Socialismo como única posibilidad de construir una sociedad mejor”, afirmó el Secretario General de la Juventud Comunista de Venezuela (JCV), Héctor Rodríguez Montaño.
En este Año de la Juventud, los comunistas presentamos unas propuestas “convencidos de que no será la bondad de individuos quien las ejecute y mucho menos estructuras estatales diseñadas para sostener el injusto sistema capitalista”, aclaró el dirigente.
Los ejes centrales de las iniciativas son tres: empleo y desarrollo productivo; educación y planificación nacional; y, cultura y lucha contra la violencia, delincuencia y drogas.
Rodríguez explicó que “las políticas de gobierno para la juventud, que se han diseñado y aplicado durante el proceso bolivariano, se caracterizan por ser políticas dispersas, desorganizadas, efectistas y en muchos casos populistas. No se sustentan en estudios de los problemas reales que afectan a los jóvenes y no tienen vínculo con las necesidades del país”.
La Comisión Ejecutiva Nacional (CEN) de la JCV ha demandado la puesta en marcha de políticas que se sustenten en: 1º. Prioridad en la atención a los jóvenes de la clase obrera y campesina, que padecen con más rigor la explotación del capitalismo; 2º. Conocimiento científico de la realidad de los jóvenes y causas de los problemas que enfrentan; 3º. Vinculación de los programas con los planes de desarrollo nacional; 4º. Orientación sistemática de la política; y, 5º. Participación activa de las fuerzas organizadas de la juventud en el diseño, ejecución y control de los programas.
Estas ideas se proponen avanzar en la politización de las masas juveniles, impulsar su incorporación activa en la lucha contra el capital, acumular fuerzas para la perspectiva socialista del proceso bolivariano y construir la necesaria plataforma unitaria de la juventud bolivariana y revolucionaria”, reseñaron las conclusiones de la Reunión de las Secretarías Nacionales y el equipo ejecutivo de la Dirección de la JCV.
La JCV reivindica y resalta el espíritu patriótico, anticolonialista y libertario manifestado por la juventud en la Batalla de La Victoria, por lo que participará en las actividades programadas e impulsará iniciativas que muestran la continuidad de la épica Batalla con las luchas y tareas actuales del movimiento juvenil bolivariano y antiimperialista.


tribuna popolar

martedì 11 febbraio 2014

Katrien Demuynck: Commissione Internazionale a Londra, per i Cinque cubani



Deisy Francis Mexidor *

Per la belga Katrien Demuynck, la solidarietà con Cuba rappresenta un sorgente inesauribile.
Lei ha conosciuto Cuba tramite il lavoro umanitario dei medici cubani in Nicaragua, quando era una giovane infermiera ed a partire da quel momento, da più di 25 anni ha deciso lottare per il "paese che affronta i temporali in mezzo ai Caraibi, dove abita tanta gente bella”.

Questo amore viene ora moltiplicato da una battaglia che raggruppa tante persone: ottenere che i Cinque cubani incarcerati ancora negli Stati Uniti ritornino nella loro patria, una causa che muove diverse azioni del movimento mondiale di solidarietà.

Come  coordinatrice in Europa della Campagna per la Libertà dei Cinque, Katrien Demuynck è immersa nella preparazione della Commissione Internazionale di Ricerca  che analizzerà  questo caso e che avrà le sessioni di lavoro i giorni 7 ed 8 marzo a Londra, la capitale del Regno
Unito.

I Cinque, come vengono identificati Gerardo Hernandez, Ramon Labañino, Antonio Guerrero, Fernando Gonzalez e Renè Gonzalez, "sono  parte di quanto c’è di più prezioso nel popolo cubano", ha affermato dal Belgio in un'intervista esclusiva con Prensa Latina via telefonica

Noi partiamo dal fatto che sono passati già più di 15 anni dell’ingiusto incarceramento e sebbene si siano avviate tante azioni a livello mondiale, siamo insoddisfatti per considerare che non si è ancora fatto lo sufficiente per raggiungere la loro libertà, ha detto.

Rispetto a ciò, ha sottolineato che solo "Rene è a Cuba, però ha compiuto interamente la sua condanna".

Demuynck  si è meritata nel 2007 la Medaglia dell'Amicizia che consegna Cuba su proposta dell'Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli. In due occasioni lei e suo marito Marc Vandepitte hanno visitato Gerardo Hernandez "per mostrare la loro solidarietà e per dirgli che non sta solo".

PRENSA LATINA
(PL). Parliamo dell'evento.

Katrien Demuynck (KD): L'iniziativa di organizzare una Commissione Internazionale è nata da un incontro tra l'avvocato Jan Fermon, dirigente di Progress Lawyers Network del Belgio e vicepresidente dell'Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici e Olga Salanueva, moglie di Rene Gonzalez, nel settembre del 2012.

Abbiamo presentato l'idea dal Comitato Belga per la Liberazione dei Cinque, con l’obbiettivo di ottenere ancora più appoggio del mondo giuridico. Poi abbiamo portato la proposta nell’Incontro Europeo per la Solidarietà con Cuba, celebrato in novembre dello stesso anno a Berlino. L'iniziativa ha avuto l'appoggio di massa dei gruppi di solidarietà che erano presenti.

Data l'affinità culturale e di lingua abbiamo proposto Londra come sede dell'evento, ciò che è stato accettato subito e con entusiasmo dai compagni Rob Miller e Bernard Regan della Cuba Solidarity Campaign.
  

A partire da quel momento lì abbiamo conformato un comitato organizzatore tra la Cuba Solidarity Campaign e l'Iniziativa Cuba Socialista del Belgio, l'associazione di cui sono coordinatrice.

Allo scopo di promuovere l'evento, abbiamo creato il 30 ottobre la pagina su Internet. Attualmente più di tremilasettecento amici dell'Europa e degli altri continenti hanno ratificato il loro appoggio.

PL: Chi ha confermato la sua presenza?

KD: A capo della Commissione ci sarà una famosa giuria internazionale integrato tra gli altri, dall’ex presidente del Tribunale Supremo indiano Yogesh Kumar Sabharwal, l'ex magistrato della Corte Costituzionale del Sudafrica Zakeria Mohammed Yacoob, e l'ex presidente della Corte Suprema di Giustizia francese, Philippe Texier.

Abbiamo la conferma della presenza di Rene Gonzalez e degli altri parenti dei Cinque  ed anche altri testimoni del terrorismo contro Cuba e avvocati del caso.

Sarà anche presente la famosa scrittrice statunitense Alice Walker, vincitrice del premio Pulitzer con il suo libro "Il colore Purpurea" e l'ex Procuratore Generale degli Stati Uniti, Ramsey Clark.

PL: Qual è il programma dell'evento?

KD: La Commissione Internazionale lavorerà in cinque sessioni i giorni 7 ed 8 marzo nella prestigiosa Law Society.

E' previsto che le prime due sessioni vengano dedicate alle attività di vigilanza che hanno realizzato i Cinque a Miami per prevenire gli attacchi contro Cuba. Si tratterà, inoltre il tema del terrorismo organizzato dagli Stati Uniti contro l'isola.

La terza sessione tratterà il diritto, dal punto di vista legale, che ha Cuba di difesa contro il terrorismo

La quarta sessione farà un approfondimento nei confronti del processo avviato in quella città nel sud della Florida ed insisterà, in questo senso, nella violazione del diritto ad un processo giusto, nella presunzione dell'innocenza, nel diritto ad un tribunale imparziale ed indipendente, tra
gli altri aspetti.

E l'ultima sessione avrà come scopo analizzare le condizioni in cui sono incarcerati i Cinque ed il diritto a ricevere le visite della famiglia.

Durante queste giornate si avvieranno riunioni in cui esprimeranno i loro criteri diverse personalità del mondo culturale, sindacale e politico che appoggiano questa causa.

Ci sarà anche un concerto di solidarietà in cui si spera di riunire circa 2000 partecipanti. Tra gli artisti invitati ci sono i riconosciuti cubani Omara Portuondo ed Eliades Ochoa, che hanno già confermato la loro presenza.

PL: Che impatto può avere la realizzazione di questo evento a Londra?

KD: Noi partiamo dal fatto che sono già 15 anni di incarceramento. E reiteriamo che si è fatto molto dalla campagna per i Cinque a livello mondiale, però non lo sufficiente per raggiungere la loro libertà.

Perciò consideriamo che c'è bisogno di utilizzare una velocità maggiore. Così è nata l'idea di fare questa Commissione Internazionale di Ricerca, le cui conclusioni e raccomandazioni potranno essere inviate direttamente alla Casa Bianca. Speriamo tramite questo rinforzare l'appello di libertà per i
Cinque.

E siccome verrà avviata a Londra, abbiamo il vantaggio che tutti i testi saranno in inglese, ciò che li renderà pienamente accessibili al governo ed al pubblico degli Stati Uniti a cui sono indirizzati.

D'altronde c'è una prossimità culturale e politica molto più grande tra Londra e Washington che con qualsiasi altra città del vecchio continente.

PL: Che aspetti significativi osservi dentro il movimento di solidarietà internazionale a favore della libertà dei Cinque?

KD: Ci stiamo organizzando ogni volta di più e penso che alla fine stiamo riuscendo a rompere il muro del silenzio che è stato costruito intorno al caso.

Questo evento a Londra che per la sua misura e per l'appoggio di massa tanto da parte delle personalità quanto del gran pubblico può avere un grande impatto ed è a sua volta un'enorme sfida.

PL: Connessione Londra e III Giornata Internazionale "Cinque Giorni per i Cinque a Washington DC?

KD: L'evento a Londra è uno dei tre grandi di questo anno, insieme alla Giornata di Washington, dal 14 al 11 giugno, e l'Incontro Mondiale a L'Avana, in ottobre.

Non si può separare una cosa dall'altra. I tre eventi rinforzano le file. I risultati della Commissione saranno un'arma per il lavoro della lobby a Washington.

Il fatto di che dall'Europa si organizza un evento simile, con l'appoggio dei cinque continenti, è un segnale per il governo degli Stati Uniti che devono già agire e mettere la parola fine, dopo 15 anni, alla tremenda ingiustizia contro i nostri fratelli e le loro famiglie.

*giornalista della Redazione di America del Nord di Prensa Latina


sabato 8 febbraio 2014

Cuba possiede un tasso di mortalità infantile tra i più bassi a livello mondiale

Vivian Collazo Montano *
 
Lo sviluppo raggiunto dal sistema della sanità a Cuba ha permesso che il paese finisse il 2013 con il più basso tasso di natalità infantile della sua storia (4,2 per ogni mille bambini nati vivi) e uno dei più bassi nella regione delle Americhe e nel mondo.
Nelle diverse province del paese questo indicatore è stato ancora più basso: a Sancti Spiritus ed a Gramma 3,2; Holguin, 3,3; a L’Avana ed a Ciego de Avila  3,4; a Pinar del Rio ed a Villa Clara, 3,9; a las Tunas, 4,0; e nel  municipio speciale dell’Isla de la Juventud, 2,0.
 
D’altronde si è ridotto il numero di morti materne, sono stati riportate solo 26 morti di donne che hanno avuto problemi durante la gravidanza, il parto ed il puerperio ed il tasso di mortalità materna è di 20,7 per ogni 100mila nati vivi.

Ma questo non è stato sempre così. Prima dell’anno 1959, c’era nella nazione un elevato tasso di mortalità infantile e di morti rispetto alle nascite, c’era una definizione dei nati vivi che escludeva le nascite delle prime 24 ore ed un deficit di risorse umane che potesse garantire la raccolta dei dati primari in forma affidabile.

Predominava un elevato tasso di natalità e di fecondità e non esisteva un sistema unico di sanità. C’era un deficit grande di risorse umane e materiali, il numero di letti nelle sale di pediatria era insufficiente ed anche il personale medico specializzato, che lavorava soprattutto nei capoluoghi delle province.
 
A partire dal Trionfo della Rivoluzione Cubana, il Ministero della Sanità Pubblica ha stabilito una serie di strategie e di normative come sono la formazione degli specialisti, l’incremento degli ospedali, l’aumento dei letti, i programmi d’immunizzazione contro la gastroenteriti e quello per diminuire il basso peso alla nascita.

E tutto questo sistema di sanità è gratuito per tutta la popolazione, con speciale attenzione ai bambini ed alle madri e con un’ampia rete di servizi e di istituzioni che offrono un’attenzione medica integrale facendo enfasi nella promozione e nella prevenzione.

L’attenzione alle donne in gravidanza, specialmente a quelle considerate a rischio e l’effettiva implementazione della genetica medica, costituiscono priorità del Programma Materno InfantLo stesso è stato stabilito nell’isola da qualche anno con lo scopo di controllare costantemente lo sviluppo della gravidanza e di preparare la coppia per il momento del parto.

L’applicazione di questa strategia prevede per ogni gestante ci siano non meno di 17 controlli e di 30 esami di diagnosi per evitare malattie associate alla gravidanza.
 
Si lavora anche per evitare malformazioni congenite, combattere il basso peso alla nascita, controllare le malattie perinatali e le infezioni diarroiche e respiratorie acute, rendere possibile una diagnosi precoce del cancro cervico-uterino e dare priorità all’allattamento materno esclusivo.

Ha anche come scopo seguire il bambino minore di cinque anni, prevenire incidenti nei minori di 20 anni, così come un programma di maternità e di paternità responsabili.

Ogni cubano che nasce riceve vaccini lungo la sua vita contro 13 malattie e si fanno esami per determinare altre sei malattie.

E’ anche di vitale importanza il lavoro nelle Case Materne, che sono state create nel 1962 e sono delle istallazioni in cui si offre attenzione primaria specializzata alle donne gravide nelle città e nei paesini e sono considerate una fortezza per l’adeguato sviluppo del Programma Materno Infantile PAMI.

In queste istituzioni si seguono le future madri che
hanno problemi durante la gravidanza e le si offre un’attenzione personalizzata, prevedendo le complicazioni che possono mettere a rischio la loro vita e quella dei bambini.

Tutto ciò rinforzato dal programma del medico e dell’infermiera della famiglia, che possiede  nella nazione più di 11mila ambulatori con servizi specializzati di Pediatria ed Ostetricia che rendono possibile raggiungere una favorevole evoluzione degli indicatori della sanità a Cuba.

*capa della redazione di Scienza e Tecnologia di Prensa Latina
 

 la foto in basso  tratta da internet

giovedì 6 febbraio 2014

Tania la guerrigliera : “Seppe morire come aveva vissuto” Intervista a Ulises Estrada Lescaille


a cura di Adriana Chiaia | Rojas - Calderon, Tania la guerrigliera, Zambon editore, 2000
Trascrizione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
In occasione della scomparsa di Ulises Estrada Lescaille
 

L'Avana, 8 maggio 1999

Ulises Estrada Lescaille. Combattente della lotta clandestina nelle file del Movimento 26 luglio, dopo la vittoria della Rivoluzione entra come ufficiale nelle Forze Armale Rivoluzionarie, nate dalla trasformazione dell'Esercito Ribelle. Dal giugno 1961 passa al Ministero degli Interni e precisamente nel cosiddetto Viceministero Tecnico, diretto dal comandante Manuel Pineiro Losada. In questo organismo svolge e dirige diverse attività di solidarietà con il movimento popolare e rivoluzionario dell'America Latina e con le lotte di liberazione nazionale che, a quel tempo, si sviluppavano in Africa. Insieme a Pineiro, nel 1970 partecipa alla fondazione della Direzione Generale di Liberazione Nazionale del Ministero degli Interni, organismo che - come il Viceministero Tecnico - aveva il compito di promuovere la politica internazionalista della Rivoluzione cubana.

Dal 1975 al 1977 è uno dei dirigenti del Dipartimento America del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba.

Dal 1977 al 1979 e nominato ambasciatore di Cuba in Giamaica. Al termine dell'incarico, lavora nel Ministero degli Esteri con le qualifiche di direttore e viceministro ad interim. Passa infine all'attività giornalistica, che esercita prima in «Granma Internacional» e poi nel periodico «El Habanera», dove lavora attualmente.

* * *

A.C . Nella sua qualità di ufficiale dei Servizi di sicurezza del Ministero degli Interni di Cuba, lei ha lavorato all'addestramento di Tamara Bunke (Tania) per la sua missione in Bolivia. Ci vuol parlare della sua esperienza e di questa fase della vita di Tania, interamente dedicata alla rivoluzione cubana e latinoamericana?

Negli anni sessanta lavoravo nell'apparato dei Servizi di sicurezza del Ministero degli Interni di Cuba, in un settore specifico, finalizzato all'appoggio ai movimenti di liberazione nazionale dell'America Latina nella prima fase, dell'Africa e dell'Asia in una fase successiva.

Nell'ambito del mio lavoro conobbi una ragazza argentino-tedesca, Haidée Tamara Bunke Bider, che risiedeva a Cuba da due anni, impegnata in varie attività, che svolgeva con assoluta dedizione alla Rivoluzione cubana, cosi come si era precedentemente dedicata allo sviluppo del socialismo nella Repubblica Democratica Tedesca.

Il comandante Ernesto Guevara l'aveva conosciuta e riteneva che Tamara avesse le qualità per far parte del suo progetto di tornare nel suo paese natale - l'Argentina - per intraprendere la lotta rivoluzionaria.

Fu cosi che, dopo le verifiche necessarie, incontrai - insieme al comandante Manuel Pineiro, (1) che era il capo dei Servizi di sicurezza - Tamara, alla quale assegnammo lo pseudonimo di Tania. Le fu proposta una missione internazionalista che lei immediatamente accettò.

In quel periodo - stiamo parlando del 1964 - Tamara, oltre alla sua attività nella Rivoluzione cubana, manteneva stretti legami con i rivoluzionari nicaraguensi ed uno dei suoi propositi era di condividere con loro la lotta rivoluzionaria in Nicaragua, anche se il suo obiettivo principale restava quello di ritornare in Argentina.

Tamara accettò il compito che le proponemmo, ed il Che personalmente le spiegò il lavoro che doveva svolgere e l'avverti delle difficoltà e dei rischi che avrebbe dovuto affrontare. Lei confermò la sua decisione e, dopo una preparazione operativa di alto livello che durò più di un anno, parti per la Bolivia.

Li sviluppò uno straordinario lavoro di infiltrazione, arrivando ad avere relazioni nelle alte sfere della borghesia e del governo, incluso il presidente Barrientos.

Lavorò attivamente alla creazione della base di appoggio alla guerriglia del Che. Infine entrò a far parte della guerriglia stessa. Come è noto, morì in un'imboscata, causata da un tradimento.

Molto si è scritto ultimamente sul comandante Ernesto Guevara ed in tutte le biografie del Che è presente Tamara o, come è conosciuta in tutto il mondo, «Tania la guerrigliera» e, in quasi tutte, si è mentito sulla sua vita.

In primo luogo, non fu né spia cubana, né spia tedesca, né spia sovietica: fu una latinoamericana votata, con tutto il suo fervore, alla lotta in questo continente e che, per le sue profonde convinzioni e per la fede rivoluzionaria che l'animavano, offerse la sua vita in Bolivia.

In quanto a noi dei Servizi di sicurezza cubani, utilizzavamo metodi che normalmente si usano nel cosiddetto lavoro di spionaggio, e sulla base di questi metodi Tania fu preparata, cioè allo spionaggio e controspionaggio. Ricevette anche un qualificato addestramento militare, poiché -quando le si propose la missione - le fu detto che forse un giorno avrebbe dovuto anche combattere. Naturalmente, né lei né noi potevamo prevedere in quel momento che avrebbe donato la sua vita combattendo con il Che.

In secondo luogo, Tamara nutriva un'altissima considerazione ed uno straordinario affetto per il Che, come comunista, come argentino, come grande statista e come autentico leader rivoluzionario. Questi sentimenti, che non ebbero mai natura diversa, contribuirono a farle accettare una missione cosi pericolosa e la portarono anche a morire in Bolivia. Dire che Tamara fu l'amante del Che è una delle canagliate più grottesche che hanno scritto i mercanti che usano la menzogna per vendere i loro libri.

Tania non fu nemmeno un'agente dei Servizi della Repubblica Democratica Tedesca.

Nell'ultima edizione del libro Tania la guerrillera, uscito recentemente in Germania, a cura di sua madre, Nadia Bunke, è pubblicato un rapporto
nel quale si smentisce che Tamara Bunke Bider lavorasse per i Servizi della ex-RDT. Analogamente i Servizi di sicurezza russi escludono in una dichiarazione scritta che Tamara avesse lavorato per il KGB sovietico, perché negli archivi di questa istituzione non compare alcun documento che accrediti Tamara come agente segreto. (2)

Tamara fu una donna per molti versi simile a tante altre. Una donna sensibile, affettuosa, intelligente, studiosa. Amava la musica, soprattutto quella folcloristica latinoamericana ed in particolare argentina, amava la musica cubana, soprattutto i boleri, la musica romantica ed anche la musica classica. Aveva una grande passione per lo sport e per la lettura.

Era una persona di ferme convinzioni, disciplinata, ma di una disciplina cosciente. Se non capiva il senso di quanto le si diceva, si doveva continuare a lavorare con lei fino a quando fosse convinta di quel che faceva. Cioè non era il soldatino che si abitua al comando - uno, due, tre quattro. Alt! - e lo esegue meccanicamente, ma al contrario, la sua azione era cosciente, frutto di un'analisi. Noi dicevamo che era «difficile» da trattare. In realtà si deve capire che in quell'epoca non eravamo ancora preparati in quella specializzazione, avevamo poca esperienza ed il lavoro con Tamara ci aiutò ad auto-formarci. Era il primo lavoro di quel tipo, cosi approfondito, che affrontavamo e, più di trent'anni dopo, penso che sia stato anche il migliore che facemmo.

Tania si è trasformata in un simbolo per la gioventù rivoluzionaria ed oggi, a trentadue anni dalla sua morte, si pubblicano e si tornano a pubblicare libri su di lei. Vorrei aggiungere che, malgrado più d'uno abbia mentito, non hanno potuto nascondere alla gioventù e al mondo intero che è esistita una donna chiamata Haidée Tamara Bunke Bider, conosciuta come «Tania la guerrigliera», che fu capace di morire come aveva vissuto.

A.C . Nelle pubblicazioni commerciali che ha ricordato ed in generale nell'ampia operazione ideologica anticomunista orchestrata dagli imperialisti e dai revisionisti viene fatta un'equazione tra i servizi segreti dei paesi imperialisti ed i servizi di sicurezza istituiti in difesa della rivoluzione e contro gli attacchi imperialisti ai paesi socialisti. Paragonare il ruolo di un agente della CIA a quello di un rivoluzionario che sceglie di lavorare nella clandestinità per difendere e realizzare i suoi ideali è aberrante. Ce ne vuol parlare facendo riferimento ai Servizi di sicurezza cubani in cui operò anche Tania?

In primo luogo bisogna tener conto che in quell'epoca in America Latina esistevano molte dittature militari. Le attività della CIA e dell'Amministrazione statunitense erano totalmente dirette a destabilizzare la Rivoluzione cubana, ed anche i governi Latinoamericani, nella loro grande maggioranza, collaboravano con la CIA a questo scopo. È noto che l'invasione mercenaria della Baia dei Porci, o di Playa Girón, si preparò in un paese dell'America Centrale. Quindi noi dovevamo difenderci.

Noi non avevamo un apparato aggressore, concepito per invadere un altro paese e per abbattere un governo legalmente costituito. Il nostro era un apparato istituito fondamentalmente per difendere la Rivoluzione cubana.

Agivamo indirizzando il nostro lavoro su due direttrici: una era volta contro i governi di quei paesi che cospiravano contro Cuba e l'altra contro i governi di quei paesi dove le masse erano sfruttate senza misericordia, dove la repressione da parte delle dittature militari era la caratteristica della vita quotidiana e dove c'erano settori popolari che si ribellavano e volevano combattere: questi settori noi li appoggiavamo.

Per adempiere a tutti questi compiti dovevamo utilizzare metodi conosciuti come metodi di spionaggio e controspionaggio, metodi di lavoro clandestino, cospirativo. Dovevamo studiare i confini, gli aeroporti, la potenzialità delle forze armate, la situazione economica di un determinato paese. Queste informazioni si devono raccogliere con metodi clandestini e segreti, però sempre con l'obiettivo politico dell'appoggio ai movimenti rivoluzionari da una parte, e della difesa della Rivoluzione cubana dall'altra.

In conclusione, i Servizi cubani non avevano alcun tipo di somiglianza con i servizi dei paesi capitalisti e dirò di più, neppure con la maggior parte di quelli dei paesi socialisti europei, URSS compresa.

Il paese i cui Servizi erano più simili ai nostri era la Repubblica Democratica Tedesca, che era costantemente attaccata dalla Germania Federale ed aveva un apparato di spionaggio e controspionaggio molto forte per potersi difendere e scoprire i piani aggressivi della Repubblica Federale Tedesca.

A.C . Se, come ha ben chiarito, le motivazioni di un agente al servizio della causa rivoluzionaria sono opposte a quelle di un mercenario della CIA, il rivoluzionario che si dedica a questo tipo di attività deve sopportare il peso del sacrifìcio che implica dover abbandonare la lotta alla luce del sole, il lavoro fra le masse per costruire una nuova società. Vuol parlarci di quello che significò per Tania, cosi attiva in ogni settore della Cuba rivoluzionaria, cambiare totalmente il suo stile di vita?

Nel libro Tania la guerrillera inolvidable si mettono in luce molti aspetti di questo problema. Nella seconda parte del libro «Nasce Tania» è descritta la sua attività clandestina in Europa occidentale e poi in Bolivia. Alla stesura di questa parte ho dato un contributo fondamentale perché -come ho già detto - lavoravo nel Ministero dell'Interno ed ebbi il compito di dirigere l'equipe che addestrò Tania.

Una delle maggiori difficoltà che incontrai quando incominciammo a lavorare con lei fu precisamente separarla dalle relazioni che Tania aveva stabilite a Cuba. Allontanarla dalla Federazione delle Donne Cubane, dalla Milizia, dai Comitati di Difesa della Rivoluzione, interrompere i suoi rapporti con i rivoluzionari nicaraguensi. Non avemmo altra scelta che cambiarle casa e fare in modo che la maggior parte delle sue amicizie non sapesse dove abitava; dovemmo inventarci diverse «leggende». Trovare cioè le giustificazioni che doveva addurre alle Forze Armate se la chiamavano, se la incontravano, le giustificazioni per la Federazione delle Donne Cubane.

Ai civili diceva che stava facendo un lavoro riservato per le Forze Armate e che per questo non la si trovava, ma che avrebbe detto ai militari?

In ogni caso dovevamo costruirle una «leggenda», cioè una nuova personalità. Le dicemmo di non vestire più da miliziana per abituarsi a portare abiti più consoni alla società in cui avrebbe vissuto. Tamara portava sempre la divisa da miliziana e dovevamo insegnarle a vestirsi bene, mentre lei non faceva molto caso a quello che indossava, calzava il suo basco da miliziana e... via!

Quindi incominciammo a insegnarle come si sarebbe dovuta comportare in un paese capitalista e questo lavoro fu realizzato a Cienfuegos, dove facemmo la prima prova pratica del suo addestramento.

Tania riuscì a depistare gli organi di Sicurezza di Stato. Nonostante noi li avessimo informati della presenza di un'agente del nemico che lavorava a Cienfuegos e che si doveva intercettarla e catturarla, non riuscirono né ad individuarla, né tanto meno a catturarla. Intercettavano le sue trasmissioni radio, ma il sistema che Tania utilizzava era molto rapido, tanto che, quando tentavano di localizzarla, la trasmissione cessava. Non poterono mai trovare il luogo da dove trasmetteva e la cosa curiosa e divertente è che trasmetteva proprio dalla casa del capo della Sicurezza di Cienfuegos ed il suo apparato non fu in grado di individuarla.

Tornando alle relazioni politiche e sociali che Tania dovette interrompere, nella prima fase del lavoro di preparazione, la cosa più difficile, e che inoltre le dispiaceva molto, era ingannare i suoi compagni. Doveva mentire anche ai suoi genitori. Lei era convinta che i suoi genitori, vecchi comunisti, avrebbero potuto essere informati della sua missione, che non ci sarebbero stati problemi, che l'avrebbero capita. Si poteva essere d'accordo con lei, ma le regole del nostro lavoro non lo permettevano. Tania le accettò e comprese che era necessario tacere anche con i suoi genitori.

C'è un passaggio del libro che è molto emozionante.

Tania si trovava a Berlino Ovest e attraverso il confine vedeva la casa in cui vivevano i suoi genitori: avrebbe potuto varcare il confine e andare a trovarli senza dire niente a noi e non sarebbe successo niente. Ma lei non volle infrangere la disciplina e restò a Berlino Ovest.

Mi immagino il dolore che deve aver provato, essendo cosi vicina ai suoi cari senza poter condividere qualche momento di intimità con loro. Tanto più che aveva promesso di andarli a trovare per il compleanno della madre.

E non potè farlo nemmeno in seguito, perché era già impegnata nell'addestramento in un itinerario attraverso vari paesi europei. La rinuncia fu più dolorosa perché era molto vicina: a Berlino Ovest, in Italia e a Praga, dove rimase cinque mesi nella fase finale della preparazione.

Per concludere, credo che furono due i momenti importanti dal punto di vista emotivo che Tania dovette superare in quella fase della sua vita: l'allontanamento dalle sue amicizie, dai suoi compiti rivoluzionari, pratici, quotidiani a Cuba e la vicinanza dei suoi genitori con l'impossibilità di riabbracciarli dopo un'assenza di anni.

A.C . Un'ultima domanda. C'è una lettera di Tania ai suoi genitori, precisamente quella dell'11 aprile 1964, in cui parla affettuosamente del «negrito» e dice che lo sposerà una volta adempiuti i suoi compiti rivoluzionari. Ulises Estrada, è noto che il «negrito» è lei. Ci vuole parlare di questo aspetto del suo rapporto con Tania?

Il compito che mi era stato assegnato mi obbligava a legarmi molto strettamente a Tamara, a conoscere la sua vita nei minimi particolari, i suoi precedenti, la sua famiglia, le sue attività nella Repubblica Democratica Tedesca, la sua adolescenza in Argentina. In definitiva conoscevo a memoria tutti gli aspetti della sua vita. Ho spiegato prima com'era Tamara. Forse non si capacitava del perché io non potevo fare altrettanto: parlarle di me, della mia vita privata. E arrivò un momento che rompemmo questa regola di assoluta discrezione e cominciammo a scambiarci esperienze personali della sua vita e della mia. Ad esempio io avevo due figlie piccole e lei desiderava che le parlassi di loro. Nacque cosi una relazione sentimentale che si concluse con un impegno.

Quello che stavamo facendo era proibito: noi, agenti dei Servizi, non potevamo avere una relazione con le compagne con cui lavoravamo e viceversa le nostre compagne non potevano averla con gli uomini con cui lavoravano. Era una regola stabilita, si poteva comprenderla o no, però era una regola e bisognava rispettarla e noi invece l'avevamo violata.

Chi conosceva Tamara può capire quanto le fosse difficile infrangere la disciplina, anche nei confronti del compagno che lavorava quotidianamente al nostro fianco, che era Salvador Prat (pseudonimo: Juan Carlos, n.d.r.).

Non gli avevamo confessato la nostra relazione, ma ovviamente lui se n'era accorto, anche se, discretamente, taceva.

Tamara mi disse che dovevamo informarlo e che non potevamo continuare senza che anche Pineiro lo sapesse e praticamente un poco mi obbligò a farlo. Cosi dissi a Pineiro quello che era successo. Gli spiegai che era una relazione pura, sana, profonda, niente del genere dell'ufficiale che si era approfittato dell'allieva, ma un sentimento che era sorto senza che ce ne rendessimo conto. Pineiro autorizzò la nostra relazione con l'impegno che nessun altro lo sapesse, cioè che osservassimo la massima discrezione.

Lo dicemmo anche al compagno Prat e questo ci liberò da una situazione imbarazzante, perché prima non ci poteva essere alcuna dimostrazione d'affetto davanti a lui.

Tuttavia Pineiro mi giocò un brutto tiro perché, nel momento in cui Tania dovette andare a Praga per continuare la sua preparazione, non dette l'incarico a me: mandò un altro. Cosi che a quel punto la nostra relazione si interruppe.

Fu il compagno Diosdado (pseudonimo di José Gómez, n.d.r.) a sostituirmi a Praga nell'addestramento di Tania.

Anche lui si era reso conto dei nostri sentimenti quando ci incontrammo nella casa dove si trovava Tania per controllare la relazione sul piano che avevamo fatto per il lavoro a Cienfuegos. Come ho già detto prima, noi imparavamo lavorando, non avevamo scuole di specializzazione, non andavamo in Unione Sovietica ad imparare... Quindi Diosdado mi aiutò a mettere a punto il resoconto che avevo steso.

E ora, a trentadue anni di distanza, mi ha detto che sapeva della relazione tra me e Tania, anche perché a Praga lei gli aveva chiesto molte volte di me e mi aveva scritto per suo tramite durante quei cinque mesi.

Ripensandoci oggi, credo che quella di Pineiro fu una scelta giusta, perché in quei cinque mesi laggiù saremmo diventati molto più intimi e la separazione sarebbe stata molto più difficile. Credo che fu un bene non avermi mandato a Praga, né un anno dopo in Bolivia, quando si fece il primo contatto con lei, dopo la sua partenza da Cuba.

In quanto alla lettera di Tania ai suoi genitori, io ne fui informato da sua madre, Nadia, quando lavoravamo al libro TANIA la guerrìllera inolvidable. Nadia partecipò alla stesura del testo molto attivamente, spesso faceva cambiare dei passaggi. «Questo non mi piace», diceva.

Leggeva pagina per pagina due o tre volte. Fu un lavoro molto duro, anche perché il libro si fece in un tempo record. Io non avrei voluto che la lettera fosse pubblicata perché i miei compagni, dalla descrizione, avrebbero capito che si trattava di me. Ma Nadia si consultò con Fidel Castro che dette un parere favorevole.

Bene, alla fine, la lettera usci e suscitò molte congetture, ma i compagni della Direzione del Partito erano informati e molti anni dopo, in una conferenza all'Università dell'Avana, Vilma (Vilma Espin, Presidente della Federazione delle Donne Cubane, n.d.r.) rivelò chi era «el negrito», alto e magro, di cui parlava Tania.

Io scrissi per Tania molte poesie. L'ultima, di saluto prima che partisse per la Bolivia, sul «dovere compiuto». Ma Tania, naturalmente, non poteva portarla con sé.

* * *

So che andrai via ... addio
Addio dico anche se resterai
Giacché il tuo domani, alla fine, sarà un addio.
Addio, dico, spero che tu resti ... che tu ritorni.

Non vai più via? Sei qui con me?
Non torni perché mai sei partita.
Il dovere compiuto non può non
farsi unione: ci appartiene.

Se vai via ... addio!
Ma sarà un giorno grandioso il tuo ritorno.
Se non torni, addio.
Un addio fra noinon ci sarà
perché tu ritornerai!
Ulises Estrada Lescaille

* * *
Note:


1) Manuel Pineiro Losada, soprannominato Barba Rossa, fu il massimo responsabile della Direzione Generale dei Servizi di sicurezza del Ministero degli Interni di Cuba, a cui spettava, tra gli altri, l'incarico di mantenere i contatti con i movimenti rivoluzionari del Terzo Mondo. Lavorava, quindi, in stretto contatto con il Che. È morto recentemente (l'11 marzo 1998) all'Avana.

2) Cfr. la documentazione nell'Appendice II, p. 242 e seguenti.



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