giovedì 20 febbraio 2014

6.000 medici cubani in aiuto al Brasile, sesta economia mondiale, alle prese con i limiti imposti dalla privatizzazione della sanità



La notizia ha scatenato il dibattito in Brasile: 6.000 medici cubani chiamati nello stato brasiliano incapace o disinteressato, per via della sua politica di privatizzazione della sanità, alla cura della popolazione nelle regioni più povere del paese.

Il 28 gennaio, 2.000 nuovi medici cubani sono arrivati in terra brasiliana, unendosi ai 4.000 già richiesti dal governo brasiliano nell'ambito del programma "Mas médicos para Brasil" (Più medici per il Brasile).

Questo programma si propone di affrontare le gravi carenze del sistema sanitario brasiliano, innanzitutto le disuguaglianze sociali e territoriali acutizzate dalla privatizzazione di un sistema sanitario carente sotto la dittatura e successivamente privatizzato nell'ondata neo-liberale degli anni 1980-1990.

Gli abitanti del "Nordeste", la regione più povera del paese, ha un tasso di mortalità doppio rispetto a quello delle regioni meridionali (23 per 1000, collocandosi al livello di Zimbabwe e Mongolia), e con una speranza di vita inferiore di 5 anni, attestandosi all'età di 71 anni (come in Marocco).

Il presidente brasiliano insiste sui "deserti medici", essenzialmente nel nord amazzonico (1 medico per ogni 1.300 abitanti, equivalente allo Sri Lanka), con conseguenze disastrose simili a quelle note nel Nordeste.

L'arrivo dei medici cubani - tutti poliglotti, avendo già effettuato due missioni all'estero, altamente professionalizzati - ha indotto una alzata di scudi nell'Ordine dei medici brasiliani.

Tuttavia, il confronto tra il sistema cubano e brasiliano non lascia spazio a dubbi: un confronto che mette alla berlina il sistema sanitario della 6° economia mondiale!

Di fronte l'esplosione dell'anticomunismo nella stampa borghese brasiliana, alcuni medici progressisti brasiliani hanno ripristinato la verità.

Cuba è un leader mondiale nel numero di medici per abitanti (1 per 150), che ora conta 80.000 medici (contro i 6.000 del 1959), tanto che 30.000 medici operano in missioni di solidarietà all'estero in sessanta paesi.


Il sistema universitario di Cuba oggi forma 5.000 medici cubani nelle sue 25 scuole pubbliche e contemporaneamente 5.000 medici stranieri, soprattutto latino-americani, che ricevono formazione gratuita presso la Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM).

La crisi del sistema sanitario in Brasile si riflette nelle cifre: il paese dispone mediamente di un medico ogni 550 abitanti (molto meglio che in Bolivia o Ecuador); mentre lo Stato di Maranhao (al nord) conta di 1 medico per... 1.638 abitanti!

I dati parlano da soli: Cuba ha un'aspettativa di vita di 78 anni e un tasso di mortalità infantile del 4 per 1000 - performance migliori di quelle degli Stati Uniti - mentre in Brasile l'aspettativa di vita è di 73 anni e il tasso di mortalità infantile è del 17 per 1.000.

Scarso risultato per la sesta economia mondiale, che maschera enormi disuguaglianze ereditate da una società coloniale, dittature reazionarie del ventesimo secolo sponsorizzate dagli Stati Uniti e la svolta neoliberista degli anni 1980 mantenuta dall'attuale governo.
Brasile: disastro sanitario, privatizzazione della salute e illusioni perdute del "Partito dei Lavoratori"

Cosa è cambiato con l'arrivo di Lula e Dilma, la speranza del "Partito dei Lavoratori" in Brasile? Poco. Certo, gli indicatori sulla salute sono lentamente ma inesorabilmente migliorati (secondo una dinamica secolare), ma le disuguaglianze sociali e territoriali risultano consolidate.

Lula ha ereditato nel 2003 sia le promesse di un "Sistema sanitario unificato" istituito nel 1988 alla fine della dittatura, che doveva garantire l'accesso universale sanitario gratuito, sia la realtà di un corso neo-liberista orientato alla privatizzazione della sanità, approfondendo le disuguaglianze.

Lula ha scelto di continuare sulla strada della privatizzazione, in vari modi, portando al deterioramento della qualità del servizio pubblico, allo sviluppo del mercato della sanità privata, alla precarizzazione del personale:

Questi sono i primi tagli alla sanità pubblica: nel 2013, il governo brasiliano ha tagliato 1 miliardo e mezzo di euro nel bilancio della sanità, che si tradurrà nel degrado di un servizio pubblico già devastato.

Al di là degli annunci, il bilancio della sanità pubblica nazionale nel 2013 è stato pari a 22 miliardi di euro contro i 27 miliardi nel 1995.

E' l'effetto del subappalto delle attività degli ospedali e centri sanitari agli organismi privati, "organizzazioni sociali" (OS), che ora sono la maggioranza (due terzi delle strutture sanitarie in Brasile sono private), in nome di una pseudo "efficienza".

Se prendiamo il caso dello Stato di San Paolo, lo stato più ricco del Brasile, 34 dei 58 ospedali sono gestiti dalle OS. Solo 4 hanno un bilancio in ordine: gli scandali per la sovra-fatturazione (o per fatture false), nepotismo, appropriazione indebita di fondi pubblici, sono la maggioranza.

A San Paolo, l'approvvigionamento di medicinali e attrezzature mediche costa sei volte di più nelle OS che negli ospedali pubblici. In generale, i costi operativi sono più alti del 50% nelle organizzazioni affidate ai privati.

A cosa è servita la "terziarizzazione" degli ospedali pubblici?

Da una parte ad alimentare i profitti degli industriali vicini alle autorità, dall'altra parte alla precarizzazione del personale - con la fine del reclutamento nazionale, l'insorgenza di contratti temporanei, la formalizzazione della politica dei numeri - e a ridurre ulteriormente l'accesso alle cure sanitarie per la popolazione (nel 2009, a San Paolo, 700.000 persone hanno perso l'accesso al programma di sanità pubblica!)

Si tratta di un ulteriore sostegno all'industria sanitaria privata, alle lobby farmaceutiche che vanno di pari passo con la "autonomia" degli ospedali e laboratori di ricerca: la politica di Lula e di Dilma dal 2007, è il completamento della privatizzazione.

Nel 2008, Lula ha approvato la legge sulle "fondazioni pubbliche di diritto privato", uno status che ha permesso alle istituzioni pubbliche (compresi gli ospedali e i laboratori) di ottenere una autonomia finanziaria, di contrattazione con le aziende private, di gestione della proprietà secondo criteri propri.

Nel 2010 il dispositivo è stato esteso a tutti gli ospedali universitari con la creazione della Società brasiliana dei servizi ospedalieri (EBSERH).

Questa privatizzazione strisciante facilita ora la definizione di partenariati pubblico-privato, in particolare nel campo della ricerca.

Finanziamenti pubblici, profitti privati, dal momento che nel 2013 il governo ha fornito un credito d'imposta di 3 miliardi di euro ai 15 laboratori pubblici e 35 laboratori privati che lavorano insieme sulla realizzazione di 61 nuovi farmaci.

Si tratta anche di una politica di sostegno diretto o indiretto allo sviluppo dei fondi di assicurazione sanitaria privati.

Con esenzioni fiscali per gli operatori, il finanziamento pubblico, o le detrazioni fiscali sul reddito per i consumatori: ogni anno vengono investiti ufficialmente dallo stato 1,5 miliardi di euro, tanto quanto i tagli alla sanità di quest'anno!

In dieci anni, il numero di brasiliani dipendenti da un sistema di assicurazione sanitaria privata è aumentato da 32 a 47 milioni. Oggi, il 54% della spesa sanitaria in Brasile è fornito dal settore privato (contro il 15% in Francia), un regime simile a quello nordamericano.

Recentemente, le assicurazioni private - nella linea dell'
Obamacare - hanno proposto che siano adottate gigantesche esenzioni fiscali in cambio di Piani di assicurazione privata a disposizione dei ceti popolari, una soluzione ripresa da Dilma.
Un palliativo nel sistema sanitario a più velocità?

Il Partito Comunista Brasiliano (PCB), riprendendo le dichiarazioni delle Associazioni dei medici progressisti, ha elogiato Cuba, ha avanzato l'idea di un Servizio Sanitario Nazionale al 100% pubblico, gratuito e universale, e ha disvelato l'inganno del governo.

Per il governo brasiliano, i medici cubani sono un "palliativo", una soluzione temporanea sotto forma di "esternalizzazione" a una manodopera attenta, economica e ottimamente formata. Non risolve il problema strutturale.

Come già accaduto nello stato brasiliano per le
ONG (le "organizzazioni della società civile e di PCBpubblico interesse"/OSCIP), si tratta senza dubbio di combinare un sistema sanitario pubblico scadente per i poveri, un sistema sanitario privato costoso per i ricchi, con un terzo sistema: un servizio di assistenza terziarizzato.

Di questo i comunisti brasiliani sono coscienti ma sottolineano anche che da qui può partire una campagna per un sistema sanitario pubblico al 100%, gratuito e universale. D'altro canto, si tratta di un significativo sollievo per milioni di brasiliani che hanno bisogno di cure urgenti, la cui vita è messa in pericolo da questo sistema iniquo.

All'ultimo vertice della CELAC, il Brasile di Dilma ha tentato un'operazione di seduzione verso Cuba, proponendo di "rafforzare la cooperazione economica tra i due stati".

Questa cooperazione dei medici, è parte della nuova politica economica. Brasile finanzierà, come primo progetto di cooperazione, un porto per container a Mariel, una sorta di prima "zona economica speciale", finanziata al 70% da Brasile.

Al di là dei dubbi su questa operazione, ancora una volta non può che essere evidenziato l'aiuto internazionalista cubano: viva "la solidarietà dei deboli", come definiva Ernesto 'Che' Guevara l'internazionalismo socialista, di cui Cuba è protagonista!





AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Foto tratte da internet messe in opera da amministratore Blog

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