sabato 24 maggio 2014

Gran offensiva imperiale: i “generali” mediatici contro Venezuela / Gran ofensiva imperial: Los "generales" mediáticos contra Venezuela


*Stella Calloni 
L’impero ha lanciato la maggiore offensiva mediatica negli ultimi mesi, perché non si tratta ormai di manipolare l’informazione, una delle armi fondamentali contro l’insorgenza, ma dell’assoluta distorsione dei fatti diffusi dalla rete mondiale di mezzi che controlla il Pentagono, in una prova di preparazione per una guerra cibernetica, con un effetto paralizzante globale, superiore a quello che può causare una conflagrazione nucleare.

Venezuela e Ucraina (anche se non sono solo questi i paesi) in questo momento sono delle nazioni vittime di questa brutale prova mediatica in cui i “generali” non si vestono con la divisa, né sono al centro del conflitto, ma sono comodamente seduti nelle poltrone di comando nei dispacci dei grandi mezzi di comunicazione di massa del mondo, che in un 97% sono controllati dal potere egemonico.

Non c’è nessuna popolazione nel mondo che non sia colpita dalla perversa guerra psicologica che si avvia sotto il comando militare, fatta dai potenti imprenditori dei mezzi e dai loro soldati di turno.

Sotto l’effetto delle cosiddette Operazioni d’Informazione (OI), destinate alla manipolazione globale dell’opinione pubblica, che nei codici militari sono indicate come “l’obiettivo ad influire, destabilizzare, e corrompere per manipolare il comportamento umano”, (così lo descrive la Pubblicazione Congiunta 3-18 del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti), si è arrivati ad un massimo livello d’azione.

Queste Operazioni sono destinate precisamente a danneggiare tutti i sistemi informativi dell’avversario, in questo caso di quei paesi con governi che in un maggiore o minore grado scappano dal controllo del Grande Fratello, utilizzano per questo tutti i tipi di rumori, bugie, accuse circa argomenti falsi che possono occupare rapidamente i segmenti informativi.

Si fa enfasi nella ripetizione e nell’ampiezza della portata di questo azionare nell’opinione delle persone a cui si rivolgono i loro scopi, estranee alla loro condizione robotizzata e inoltre, senza poter avere nessuna altra fonte a livello massivo per contrastare queste informazioni.

Nel marzo scorso il Collegio di Guerra degli Stati Uniti ha affermato che per queste attività informative la Casa Bianca usa, a volte senza successo, ditte private e specialisti in precetti di mercato-tecnologia e che l’obiettivo delle azioni di disinformazione e dell’incremento dell’invio delle Truppe Speciali a diversi luoghi del mondo, come lo stanno facendo gli Stati Uniti, è destinato ad appoggiare e mantenere la cosiddetta Guerra non  Convenzionale. 

Tramite la stessa si raggiungono gli obiettivi strategici di Washington e si tratta, inoltre, di “invertire le percezioni e gli atteggiamenti negativi delle altre nazioni o dei gruppi verso gli Stati Uniti”, come indica l’analista Roberto Garcia Hernandez (Prensa Latina, marzo, 2004) nella sua informazione sull’istallazione delle Forze Speciali nel mondo.

In Venezuela a quasi tre mesi dall’inizio delle azioni golpiste (12 febbraio di questo anno), non si è potuto concretare il golpe, né il riscontro interno, che è stato l’obiettivo primario, né l’uscita dell’esercito sulla strada e davanti a questa situazione, dopo aver utilizzato diverse fasi, Washington ha mandato le sue truppe, le sue “forze di operazioni speciali mediatiche” con l’ordine di mantenere lo schema golpista al prezzo che sia necessario.

Allo spiegamento recente delle loro “forze mediatiche” a Caracas, come il peruviano Mario Vargas Llosa, e una serie di rappresentanti delle ONG controllate dalla CIA, alcuni dei quali sono legislatori nei diversi paesi di America Latina, per “solidarizzarsi” con le proteste degli studenti che già da tempo non esistono nel Venezuela, si è allegata la “relazione” di Human Rights Watch (HRH) in cui accusa il governo, vittima del golpe, di decine di attentati terroristi e di “violazione dei diritti umani”.

Usando questa falsa organizzazione dei Diritti Umani, il cui intervento compie sempre l’obiettivo di aprire la strada a rovesciamenti di governo e interventi nei paesi che Washington decide attaccare od invadere, si assicurava una campagna intensa con dichiarazioni dei loro inviati a Caracas e la diffusione assicurata delle menzogne in tutte le loro reti che hanno sotto controllo.

In queste versioni le vittime sono i colpevoli, i paramilitari incendiari ed i franco tiratori sono studenti, i mezzi di comunicazione che attaccano in forma violenta, denigrano il governo e partecipano attivamente nel golpe, sono “vittime” della “assenza di libertà di espressione”.

E’ questo di cui parlano adesso i giornali come “Clarin”, “La Nacion” ed altri in Argentina ed in diversi paesi della regione, che insieme alle potenti agenzie di notizie congiunte alla rete fascista della disinformazione, fanno diventare la “stampa” una vera arma di distruzione di massa.

Lo sforzo realizzato dal governo del Presidente Nicolas Maduro, per non rispondere alle costanti provocazioni dei gruppi perfettamente addestrati per avviare azioni contro-insorgenti di combattimenti “limitati”, vuol dire attentati terroristi e azioni per creare il caos, la sua decisione di convocare un dialogo per la pace in marzo scorso, ha messo gli Stati Uniti in una situazione difficile e il peggio per Washington è che ha anche diviso l’opposizione venezuelana.

Per questa ragione hanno deciso di passare alla terza fase del golpe, con una serie di assassinati “selettivi”, specialmente contro i dirigenti, consiglieri popolari e ufficiali delle Forze Armate Bolivariane, tra di loro uno della scorta presidenziale, ciò che dimostra che stanno realizzando azioni che sono ogni volta sempre più terroriste, che sono difficili da mostrare al mondo come “proteste pacifiche degli studenti”.

E tutto ciò in questo momento in cui il governo ha incarcerato più della metà di un centinaio di stranieri vincolati alle azioni violente, ciò che assomiglia ai mercenari degli “eserciti privati” di questi tempi.

C’era bisogno di un montaggio della stampa e mostrare il panorama come uno specchio inverso. Perciò è stata imprescindibile la partecipazione di Josè Miguel Vivanco, direttore di HRW per America, che firma la relazione contro il Venezuela, ed ha partecipato in altre tentativi di golpe in  questo paese ed ha rapporti con alcune dittature del passato.


UNA COSA DA RICORDARE

Sono tanti i paesi dell’America Latina e del mondo vittime delle azioni dell’HRW. Vale ricordare che il 30 aprile 2009, il Tribunale che indagava in Bolivia il tentativo di uccidere il Presidente Evo Morales ed altri funzionari del governo, a carico di un gruppo di mercenari stranieri, diretti dal boliviano-ungaro Eduardo Rozsa Flores, ha identificato Hugo Acha Melgar, rappresentante di Human Rights, come complice degli stessi.

Il procuratore Marcelo Sosa, direttore delle ricerche, ha identificato Acha Melgar (di soprannome  Superman) insieme ad Alejandro Melgar come integranti e finanziatori del complotto. Acha dagli Stati Uniti ha rifiutato queste accuse, ma ha riconosciuto che è stato in diverse riunioni con Rozsa Flores, il capo del gruppo terrorista.

Ha anche detto che entro agosto e settembre, quando si è realizzato il tentativo di golpista dei potenti settori economici della cosiddetta Mezza Luna boliviana: Santa Cruz, Pando, Beni e Tarija, che è cominciato con l’incendio di palazzi, più di cento in poche ore e dopo con sabotaggi petrolieri, Human Rights non ha avuto scrupoli ad accusare Morales di violazione dei diritti umani e dell’assassinio degli indefesi contadini in una strada maestra di Pando.

Però una Commissione di Ricerca dei fatti, che ha inviato l’Unasur, ha comprovato che l’assassinio e le torture di 20 contadini simpatizzanti con Evo Morales ed un numero simile di scomparsi, sono stati perpetrati da poliziotti e paramilitari dell’opposizione, con la partecipazione del sindaco del luogo, il golpista Leopoldo Fernandez. Vale la pena conoscere la vera traiettoria di questa “organizzazione umanitaria”.

*famosa giornalista argentina, collaboratrice di Prensa Latina


Gran ofensiva imperial: Los "generales" mediáticos contra Venezuela

Por Stella Calloni *

Buenos Aires (PL) El imperio desató en estos últimos meses la mayor ofensiva mediática que registre la historia.
Ya no se trata de manipular la información, una de las armas contrainsurgentes básicas, sino de la absoluta distorsión de los hechos difundidos por la red mundial de medios que controla el Pentágono, en un ensayo premonitorio de una guerra cibernética, con un efecto paralizador global, superior a lo que puede causar una conflagración nuclear.
Venezuela y Ucrania (aunque no sólo estos países) en estos momentos son naciones víctimas de este brutal ensayo mediático en que los "generales" no visten uniforme, ni están en el centro del conflicto, sino en cómodos sillones de comando en los despachos de los grandes medios de comunicación masiva del mundo, que en un 97 por ciento controla el poder hegemónico.

No hay ninguna población en el mundo que no esté acribillada por la perversa guerra sicológica que se despliega bajo mandato militar, ejecutada por los poderosos empresarios de medios y sus soldados de turno.

Bajo el efecto de las llamadas Operaciones de Información (OI), destinadas a la manipulación global de la opinión pública, que en los códigos militares es señalada como el "objetivo a influir, desestabilizar, corromper para manejar el comportamiento humano", tal como describe la Publicación Conjunta 3-13 del Departamento de Defensa de Estados Unidos, se ha llegado a un máximo nivel de acción.

Precisamente estas Operaciones (OI) están destinadas a afectar todos los sistemas informativos del adversario -en este caso los países con gobiernos que en mayor o menor grado escapen al control del Gran Hermano, utilizando para ellos todo tipo de rumores, mentiras, acusaciones sobre argumentos falsos que pueden rápidamente arrasar los segmentos informativos.

Se hace hincapié en la repetición y amplitud de alcance de este accionar en la opinión de las personas a las que se dirigen sus baterías, ajenas a su condición robotizada y además sin poder tener ninguna otra fuente de nivel masivo para contrastar esas informaciones.

En marzo pasado el Colegio de Guerra de Estados Unidos aseguró que para esas actividades informativas la Casa Blanca utiliza -a veces sin éxito- firmas privadas y especialistas en preceptos de mercadotecnia y que el objetivo de las acciones de desinformación y el incremento del envío de Tropas Especiales a diversos lugares del mundo, como lo está haciendo Estados Unidos, se encuentra destinado a apoyar y mantener la llamada Guerra No Convencional.

Mediante esta se contribuye al logro de los objetivos estratégicos de Washington, y además se trata "de revertir las percepciones y actitudes negativas de otras naciones o grupos hacia Estados Unidos", como señala el analista Roberto García Hernández (Prensa Latina, marzo 2014) en su informe sobre la instalación de Fuerzas Especiales en el mundo.

En Venezuela a casi tres meses del comienzo de las acciones golpistas (12 de febrero de este año), no se ha podido concretar el golpe, ni el enfrentamiento interno, que fue el objetivo primario, ni la salida del ejército a las calles y ante esta situación, después de haber utilizado distintas fases, Washington ha mandado su tropa de choque, sus "fuerzas de operaciones especiales mediáticas" con la orden de mantener el esquema golpista al precio que sea.

Al desplazamiento reciente de sus "fuerzas de choque" mediáticas a Caracas, como el peruano Mario Vargas Llosa, y una serie de representantes de ONGs controladas por la CIA, algunos de los cuales son legisladores en diversos países de América Latina, para "solidarizarse" con las protestas estudiantiles que hace tiempo ya no existen en Venezuela, se unió el "informe" de Human Rights Watch (HRH) acusando al gobierno víctima del golpismo y de decenas de atentados terroristas, de "violación a los derechos humanos".

Usando a esta falsa organización de Derechos Humanos cuya intervención siempre cumple con el objetivo de abrir el camino a golpes e intervenciones en los países que Washington decide golpear o invadir, se aseguraba una campaña intensa con declaraciones de sus enviados a Caracas y la difusión asegurada en todas sus redes bajo control, de la historia al revés.

En esas versiones las víctimas son los victimarios, los paramilitares incendiarios y francotiradores son estudiantes, los medios que atacan en forma violenta, denigran al gobierno y participan activamente en el golpe, son "víctimas" de la "ausencia de libertad de expresión".

Eso es lo que dicen por estas horas periódicos como Clarín, La Nación y otros en Argentina, y en diversos países de la región, que junto a poderosas agencias de noticias unidas a la red fascista de la desinformación, convierte a la "prensa" en un verdadera arma de destrucción masiva.

El esfuerzo realizado por el gobierno del presidente Nicolás Maduro, de no responder a las constantes provocaciones de grupos perfectamente adiestrados para acciones contrainsurgentes de combates "limitados" -es decir de atentados terroristas y acciones para sembrar el caos- y su decisión de convocar a un diálogo por la paz en marzo pasado, puso a Estados Unidos contra las cuerdas y lo más grave para Washington, dividió a la oposición venezolana.

Por esta razón se decidió pasar a la tercera fase del golpismo con una serie de asesinatos "selectivos" especialmente contra dirigentes, concejales populares y oficiales de las Fuerzas Armadas Bolivarianas, entre ellos uno de la escolta presidencial, lo que muestra una actividad cada vez más terrorista, difícil de mostrar al mundo como "protestas pacificas estudiantiles".

Esto en momentos en que el gobierno ha detenido a más de medio centenar de extranjeros vinculados a las acciones violentas, lo más parecido a los mercenarios de los "ejércitos privados" de estos tiempos.

Se necesitaba un montaje de prensa y mostrar el panorama como un espejo invertido. Por eso fue imprescindible la actuación de José Miguel Vivanco, director de HRW para América, que firma el informe contra Venezuela, quien ya ha intervenido en otros intentos golpistas en ese país y por sus lazos con algunas dictaduras del pasado.

ALGUNOS PASOS DE HRW EN VENEZUELA

HRW apoyó el golpe de Estado contra el expresidente Hugo Chávez en abril de 2002, y nada dijo sobre los hechos violentos ni las víctimas que produjo la oposición entonces.

En 2003 estuvo al frente de una campaña internacional junto a otra ONG de la CIA, como es Reporteros Sin Fronteras, contra la Ley de Responsabilidad Social en Radio y Televisión, dictada en defensa del derecho a la información de todo el pueblo venezolano.

Su actuación en 2004, cuando montó una dura campaña de calumnias para impedir que Chávez ganara el referendo de agosto de ese año, lo que no logró, provocó que diversos medios sacaran a relucir datos de Vivanco, en sus lazos con la CIA estadounidense, sus permanentes ataques contra Cuba, además de sus apariciones con los grupos terroristas cubano-estadounidenses de Miami.

El 19 de septiembre de 2008, el mismo Vivanco junto con el subdirector regional de HRW, Daniel Wilkinson, fueron expulsados de Venezuela, donde estaban actuando "respondiendo a intereses vinculados y financiados por las agencias de Estados Unidos", como señala un comunicado oficial de la cancillería venezolana firmado por el entonces canciller Nicolás Maduro.

Hablando con Venezolana de Televisión, Maduro explicó entonces que Vivanco, de "manera abusiva y grosera presentó una rueda de prensa, donde vilipendió a las instituciones de la democracia venezolana e hirió la dignidad de un pueblo", después de ingresar como "turista" en el país.

El informe de 267 páginas producido por Vivanco se titulaba: "Una década de Chávez. Intolerancia política y oportunidades perdidas para el progreso de los derechos humanos en Venezuela" y sus conclusiones -sin pruebas- fueron consideradas como "violatorias de las leyes locales, agresión contra las instituciones de la democracia venezolana", inmiscuyéndose ilegalmente en los asuntos internos del país, por lo cual en base a la Constitución nacional ambos fueron expulsados.

Se les acusó de estar financiados por las agencias del gobierno de los Estados Unidos que "tras el ropaje de defensores de los Derechos Humanos, despliegan una estrategia de agresión inaceptable para nuestro pueblo".

En julio de 2012 HWR intervino activamente pata golpear la campaña electoral del gobierno de Hugo Chávez Frías para las elecciones que finalmente ganó el líder bolivariano en octubre. En su informe en esos momentos sostuvo que "la situación de derechos humanos y libertad de expresión en Venezuela había empeorado desde 2008", debido a una serie de medidas que han contribuido a la "concentración y abuso de poder" del gobierno del presidente Hugo Chávez.

"La acumulación de poder en el Ejecutivo, la eliminación de las salvaguardas institucionales y la erosión de las garantías de los derechos humanos han dado al gobierno de Chávez carta blanca para intimidar, censurar y procesar a venezolanos que critican al presidente o frustran su agenda política".

No era eso lo que pensaban las mayorías populares altamente favorecidas y cuidadas por el gobierno de Chávez en Venezuela, cuando este había dado ejemplo de solidaridad y generosidad a todo el mundo.

Mientras los medios opositores venezolanos estaban detrás de todos los intentos golpistas, que siempre continuaron en ese país, Vivanco continuó acusando al gobierno de Chávez. Ahora también en 2014, antes del último informe, hubo otra abierta intromisión en los asuntos internos de Venezuela cuando "repudió" la detención de Leopoldo López, de Voluntad Popular, organismo político que tiene financiamiento y apoyo externo.

Este dirigente opositor inició la etapa de violencia al frente de un sector de estudiantes y de grupos de choque que incendiaron, destruyeron, mataron en los primeros momentos del 12 de febrero pasado, advirtiendo públicamente que estaban en la calle para derrocar el presidente Nicolás Maduro. Vivanco defendió así a un golpista confeso.

ALGO PARA RECORDAR

Son muchos los países de América Latina y el mundo víctimas del accionar de HRW. Vale recordar que el 30 de abril de 2009, la fiscalía que investigaba en Bolivia el intento de magnicidio contra el presidente Evo Morales y otros altos funcionarios del gobierno,-a cargo de un grupo de mercenarios extranjeros, dirigidos por el boliviano-húngaro Eduardo Rózsa Flores, identificó a Hugo Achá Melgar, representante de Human Rights, como cómplice de estos.

El fiscal Marcelo Sosa, director de investigaciones, señaló a Achá Melgar (alias Superman) junto a Alejandro Melgar como integrantes y financistas del complot. Desde Estados Unidos Achá rechazó estas acusaciones, pero reconoció varias reuniones con el jefe del grupo terrorista Rózsa Flores.

También entre agosto y septiembre, cuando se produjo la intentona golpista de los poderosos sectores económicos de la llamada Media Luna boliviana: Santa Cruz, Pando, Beni y de Tarija, que comenzó con el incendio de edificios, más de cien en pocas horas, luego con sabotajes petroleros también, Human Rights no tuvo empacho en acusar a Morales de violación de los derechos humanos, y del asesinato de indefensos campesinos en una carretera de Pando.

Pero una Comisión de Investigación de los Hechos, que envió Unasur, comprobó el asesinato y torturas de 20 campesinos simpatizantes de Evo Morales y un número similar de desaparecidos, a manos de policías y parapoliciales de la oposición bajo la responsabilidad del alcalde del lugar, el golpista Leopoldo Fernández. Vale la pena conocer la verdadera trayectoria de la "organización humanitaria".

*Destacada periodista argentina. Colaboradora de Prensa Latina.



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