sabato 28 febbraio 2015

Evo Morales accusa gli USA di volere abbattere Nicolas Maduro



La Paz, 27 feb (Prensa Latina) Il presidente boliviano, Evo Morales, ha accusato oggi il governo degli Stati Uniti di patrocinare le azioni per cercare di abbattere il governo costituzionale di Nicolas Maduro in Venezuela. 
  
Morales ha ricordato i tentativi di Washington, negli ultimi anni, per distruggere col processo rivoluzionario in Venezuela, tra questi il golpe di Stato del 2002 contro l'allora mandatario Hugo Chavez.  
  
Prima c’è stato un tentativo di golpe di Stato e dopo un'aggressione economica, perché per due mesi hanno bloccato i lavoratori di Petroli del Venezuela (Pdvsa), ha ricordato il dignitario, che ha enfatizzato che in quell'occasione si sono pentiti di non avere assassinato Chavez, che hanno avuto nelle loro mani come ostaggio.  
  
Questa volta, dopo un'aggressione politica, c’è stata un'aggressione economica, adesso Caracas è tranquilla e solo a Tachira c’è qualche manifestazione, ha commentato Morales in una conferenza stampa dal Palazzo di Governo.  
  
Morales ha sottolineato, tuttavia, che il tema del Venezuela è più mediatico. Voi vi ricorderete come hanno usato i mezzi di comunicazione per invadere la Libia. Ora in Libia non c’è un governo, c'è povertà, rubano il petrolio ed hanno abbandonato il popolo al suo destino.  
  
La prima meta degli Stati Uniti è abbattere Nicolas Maduro (...) per questo motivo cercano di dividere, ma dimenticano che in America Latina, nelle forze armate dei differenti paesi, c'è un profondo senso antimperialista, ha insistito.  
  
Secondo il leader indigeno, l'intenzione di Washington è dividerci per dominarci politicamente, per dopo dominarci economicamente.  
  
In Bolivia le forze armate non sono arrabbiate. Proteggono le principali aziende strategiche dello Stato, ha ricordato Morales, che ha spiegato la riduzione nelle sue forze di sicurezza personale alla metà degli uomini.  
  
Ig/hm 



Da Prensa Latina in Italiano



Foto  inserita da ammministratore Blog

giovedì 26 febbraio 2015

PRC NAZIONALE :A FIANCO DEL PROCESSO VENEZUELANO ! CONTRO IL GOLPE E L’INGERENZA ESTERNA !


Partito della Rifondazione Comunista    Direzione Nazionale     Area Esteri e Pace

Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea esprime la sua solidarietà ed il suo  sostegno al popolo e al governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela e al suo legittimo presidente Nicolas Maduro contro il recente tentativo di colpo di Stato, e la cospirazione che da tempo ha l’obiettivo di destabilizzare il processo venezuelano.
Il PRC ripudia la guerra economica, diplomatica e mediatica contro la Rivoluzione Bolivariana, mentre respinge con forza le dichiarazioni e le azioni interventiste degli Stati Uniti e dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA). Si tratta di prese di posizione che hanno lo scopo di incoraggiare e promuovere la sovversione interna, in violazione della sovranità, dell'indipendenza e dell'autodeterminazione del popolo venezuelano.
A due anni dalla scomparsa fisica del Comandante Hugo Chávez, il Partito della Rifondazione Comunista-SE  conferma ancora una volta la propria solidarietà nei confronti del processo di trasformazione sociale della nazione latino-americana, e fa appello ai suoi militanti, ai simpatizzanti ed ai sinceri democratici a mobilitarsi a difesa del processo bolivariano.

Roma 25-2-2015

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA
00161 – Viale del Policlinico, 131 Roma – tel. 06.44182272 fax 06.44182286  esteri.prc@rifondazione.it / www.rifondazione.it

mercoledì 25 febbraio 2015

Gerardo Hernandez dedica titolo a tutti quelli che hanno appoggiato la sua causa


L'Avana, 24 feb (Prensa Latina) Gerardo Hernandez ha dedicato il titolo onorifico di Eroe della Repubblica a tutti quelli che hanno appoggiato la sua causa e quella degli altri quattro cubani che sono stati incarcerati durante 16 anni negli Stati Uniti.

Durante le parole di gratitudine personale ed a nome degli altri quattro insigniti anche con l'ordine Playa Giron, Hernandez ha detto che “questo onore è una sfida che li obbliga a restare all'altezza delle prove affrontate dal paese.  
  
Onorare i cubani che 120 anni fa hanno deciso di riprendere

le armi è la migliore maniera di ricevere questo titolo che generosamente c'è concesso, il cui merito non è un altro senon avere compiuto il nostro dovere, ha spiegato Gerardo Hernandez davanti alla presenza del presidente Raul Castro, che lo ha insignito pochi minuti prima.  
  
Nostro primo pensiero, segnalò, è di gratitudine a tutti quelli che ci hanno permesso di vivere in una Cuba vittoriosa, rivoluzionaria e socialista.  
  
Di seguito ha dedicato l'onorificenza al leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro.  
  
Inoltre, ha dedicato il titolo al popolo cubano che ha fatto sua la causa dei Cinque, ed anche ai popoli, alle personalità ed ai governi di altri paesi che li hanno appoggiati.  
  
“Ringraziamo i fratelli del mondo che hanno lottato questi 16 anni e diciamo loro che l'onorificenza è anche vostra”, ha affermato.  
  

“Conti la patria su questi cinque soldati che ratifichiamo il
compromesso di servirla fino all'ultimo giorno”, ha sottolineato Hernández anche a nome di Antonio Guerrero, Ramón Labañino, Fernando Gonzalez e Renè Gonzalez.  
  Renè e Fernando hanno scontato integralmente le loro sentenze, mentre Hernandez, Labañino e Guerrero sono stati liberati il 17 dicembre scorso come parte dell'annunciato processo di ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e Cuba.  
  
Ig/ro


Tratto da Prensa Latina in italiano

martedì 24 febbraio 2015

24 febbraio 2015 I CINQUE RICEVERANNO IL TITOLO DI EROI DELLA REPUBBLICA DI CUBA / 24 de febrero 2015, RECIBIRÁN LOS CINCO EL TÍTULO DE HÉROES DE LA REPÚBLICA DE CUBA




Cuba questo martedì imporrà , il titolo di Eroi della Repubblica ai Cinque antiterroristi carcerati negli Stati Uniti dal 1998 , gli ultimi  tre furono scarcerati nel dicembre passato.
Durante l'atto nel  Palazzo delle Convenzioni dell’Avana che sarà trasmesso dal vivo per la radio e la televisione dalle 16.00 ora locale (21.00 GMT),  si celebrerà il  reinizio della Guerra di Indipendenza, 120 anni fa sotto l'organizzazione da José Martí, l'Eroe Nazionale cubano.
Gli antiterroristi Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerriero, René González e Fernando González furono arrestati a Miami il 12 settembre di 1998 e condannati a severe pene che inclusero il doppio ergastolo.
René e Fernando espiarono integralmente le loro sentenze, mentre Hernández, Labañino e Guerrero furono liberati il 17 dicembre 2014 come parte dell'annunciato processo di ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
I Cinque come sappiamo furono  conosciuti nelle campagne internazionali per la loro scarcerazione,  la loro colpa fu di essere penetrati nei gruppi terroristici anticubani collocati nel sud della Florida.

Hoy, 24 de febrero, RECIBIRÁN LOS CINCO EL TÍTULO DE HÉROES DE LA REPÚBLICA DE CUBA
 
Cuba impondrá este martes, el título de Héroes de la República a cinco antiterroristas presos en Estados Unidos desde 1998, cuyos tres últimos fueron excarcelados en diciembre pasado.
Durante el acto en el habanero Palacio de Convenciones, que será transmitido en vivo por la radio y la televisión desde las 16:00 hora local (21:00 GMT), se celebrará el reinicio de la Guerra de Independencia, hace 120 años bajo la organización de José Martí, el Héroe Nacional cubano.
Los antiterroristas Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, René González y Fernando González ,rivoluzfueron arrestados en Miami el 12 de septiembre de 1998 y condenados a severas penas que incluyeron la doble cadena perpetua.
René y Fernando expiraron íntegramente sus sentencias, mientras que Hernández, Labañino y Guerrero fueron liberados el 17 de diciembre pasado como parte del anunciado proceso de restablecimiento de las relaciones diplomáticas entre Estados Unidos y Cuba.
Los Cinco, como se les conoció en las campañas internacionales por su excarcelación, penetraron grupos terroristas anticubanos asentados en el sur de la Florida.


mercoledì 18 febbraio 2015

Discorso ufficiale del presidente Nicolas Maduro Moros sul tentanto golpe del 12 e 13 febbraio 2015


Discorso del presidente Nicolas Maduro Moros  sul tentanto golpe del 12 e 13 febbraio 2015  

Premessa 
Dietro ai piani di destabilizzazione e di Colpo di Stato contro il Venezuela c’è il governo degli Stati Uniti. Da fuori, agisce per crearne le condizioni attraverso dei portavoce molto attivi sia all’interno del governo che nel potere legislativo americano. Insieme al governo statunitense, numerosi mass media e associazioni mantengono un contaste attivismo contro il nostro paese. 
Basta leggere le dichiarazioni e provocazioni rilasciate. 
Anche i mass media funzionano come un sistema integrato: alcuni producono delle matrici, altri le diffondono in tutto il mondo. 
L’aggressione non si concretizza solo attraverso dichiarazioni ed intossicazioni mediatiche, come quella creata contro il presidente dell’Assemblea Nazionale, il Deputato Diosdado Cabello, prodotta dal quotidiano ABC per mezzo della giornalista Emili J. Blasco, corrispondente da Washington. L’attacco non è gratuito e l’obiettivo è quello di confondere la popolazione e le forze militari venezuelane. 
La confusione fa parte del piano: colpisce l’opinione pubblica e ammorbidisce le coscienze degli attori politici di tutto il mondo. Inoltre, spiana la strada ad eventuali azioni concrete. 
Le autorità venezuelane hanno denunciato ripetutamente, e con molta enfasi, questa strategia  di golpe continuato che si articola in diverse fasi. Il 12 febbraio scorso è stata resa pubblica la scoperta di un nuovo piano di Colpo di Stato, le cui caratteristiche hanno portato il presidente Nicolás Maduro Moros a qualificarlo come “Attentato Golpista”, poiché si trattava di un piano articolato che metteva insieme elementi diversi: dalla violenza di strada, alle azioni terroristiche di bombardamento su diversi obiettivi nella città di Caracas fino ad arrivare alla pubblicazione di presunte dichiarazioni da parte di alcuni settori militari attraverso l’uso di videomessaggi anteriormente registrati. 
Le autorità venezuelane  possiedono le prove di questo piano, degli attori politici e militari venezuelani coinvolti e delle relazioni di alcuni di essi con funzionari dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Venezuela.      

Storia del piano sventato 
L’ 11 e 12 febbraio scorso è stato sventato un ATTENTATO GOLPISTA CONTRO LA DEMOCRAZIA E LA STABILITÀ DELLA NOSTRA PATRIA. 
Si è trattato del tentativo di utilizzare un gruppo di ufficiali dell’aviazione militare per provocare un fatto violento, un attentato, un attacco. 
Un colpo di coda del cosiddetto Colpo di Stato blu, messo a segno un anno fa nel mese di marzo. 
Grazie ad un intervento congiunto dei giovani ufficiali della Patria, della gioventù dei barrios, degli organi di intelligence, controspionaggio e sicurezza, è stato possibile seguire le tracce di questo attentato golpista e disarticolarlo in tempo. 
Ci sono stati arresti importanti, oggi, e adesso alcune persone sono in carcere: ma le ricerche continuano e bisogna analizzare a fondo questo tentativo di colpo di stato contro il popolo, contro la democrazia, perché il nostro popolo vuole la pace. 
Non è possibile che un gruppo di ultra destra riesca a usare, comprare e comandare un gruppo di ufficiali: alcuni di loro erano coinvolti già dall’anno scorso nel piano. 
Ad esempio, uno dei militari coinvolti nelle ricerche aveva fornito informazioni anche l’anno scorso ed era stato rilasciato: ciò nonostante ha continuato a lavorare per la cospirazione. Dall’anno scorso, alcuni settori politici della destra lo stavano cercando: quest’anno è stato ricontattato e gli è stata offerta una somma importante. Gli è stato dato un obiettivo e, soprattutto, un visto americano datato 3 febbraio: questo elemento ha destato molti sospetti. 
Dall’Ambasciata degli Stati Uniti gli è stato detto che se avesse fallito, avrebbe potuto usare il visto ed entrare da qualsiasi frontiera del paese. 
É un generale dell’aviazione di nome Hernández, detto “l’orso”, e ha raccontato tutto quello che stava per fare: ha ricevuto non solo ordini da politici importanti (secondo gli atti processuali), tra cui il deputato di un partito della destra fascista, ma anche un piano di operazioni militari e dei soldi. Però non è riuscito a trovare nessun alleato all’interno delle Forze Armate, che sono legate alla Patria a livello morale, etico e istituzionale. 
Ha provato a raccontare il piano a un ufficiale, ma questo si è messo subito in contatto con me e mi ha detto: “Comandante, devo informarla che il generale Hernández mi ha detto questo, questo e questo....”. Sono partite le ricerche, è stato verificato ogni elemento e i personaggi coinvolti sono stati arrestati.   
Si tratta di un gruppo finanziato da Miami: due di loro sono riusciti a fuggire. Entrambi, al momento, sono ricercati a livello internazionale e continuano a tramare complotti dall’estero.  
Abbiamo lasciato che il generale tornasse a casa e non ci pentiamo di essere stati magnanimi. Ma pensiamo abbia tradito nuovamente la fiducia che gli era stata data, agendo ancora una volta contro la Patria. Gli hanno dato un visto, gli è stata offerta tutta la sicurezza: così ha cercato altri tre/quattro ufficiali per mettere in atto il piano. 
Il piano, stavolta, era quello di registrare un video in cui parlasse proprio questo generale golpista, che adesso si trova in prigione, sotto processo, ed è stato lasciato solo: nessuno ha preso le sue difese.  
L’idea, la strategia tracciata da Washington era di girare un filmato dal carcere in cui è detenuto e accusato il generale. Ma il generale ha confessato tutto: quello che doveva fare, chi l’ha finanziato e chi sono i politici che hanno partecipato alla riunione cui lui stesso ha partecipato, nella zona est di Caracas. E’ tutto contenuto negli atti processuali: il generale stesso ha fornito ogni dettaglio, indicando non solo chi l’ha pagato ma, con una mappa, anche gli obiettivi previsti per i bombardamenti.  
Questa volta, ad alcuni del gruppo era stato dato un compito speciale: registrare un videomessaggio del generale, che sarebbe poi stato utilizzato il 12 febbraio. 
Durante gli atti di commemorazione della Battaglia di La Vittoria, avrebbero utilizzato un aereo Tucano, dotato di artiglieria, per colpire il Palazzo di Miraflores o il luogo in cui si sarebbe trovato il presidente Maduro; poi, avrebbero colpito altri obiettivi sempre a Caracas, definiti tattici, precedentemente stabiliti. 
Tra gli obiettivi, l’emittente televisiva Telesur, il Ministero della Difesa, il Ministero dell’Interno, la Direzione di Intelligence Militare SEBIN (in Piazza Venezuela), la Procura Generale della Repubblica (nella zona della Candelaria) e il Ministero degli Affari Esteri. 
Il segnale ad agire era la pubblicazione su un quotidiano di quello che è, o voleva essere, il programma del nuovo governo di transizione da loro stessi redatto, cioè una sorta di nuovo Pedro Carmona Estanga. Queste informazioni sono contenute nei documenti degli ufficiali e dei civili che, al momento, si trovano in carcere: si stanno ancora cercando altri elementi.  
Molti dettagli sono stati forniti dalle persone coinvolte anche al momento dell’arresto. Molti di loro si dicono pentiti. 
Il segnale, dunque, consisteva nella pubblicazione di una sorta di manifesto di appello alla transizione su un quotidiano nazionale.  
I documenti rinvenuti dalla Procura Generale della Repubblica e dai giudici contengono il programma, le azioni, i decreti, il governo di transizione.   
Contengono anche il manifesto e le operazioni pianificate affinché l’ aereo Tucano, in volo, realizzasse gli attacchi pianificati. 
Dopo le azioni violente degli stessi gruppi che hanno pianificato “le guarimbas”, avrebbero cercato un altro motivo per arrivare alla pubblicazione di questo manifesto e, in seguito, all’attacco aereo: il 12 febbraio scorso, avrebbero provocato decine di morti a Caracas, e 
altri morti  in tutto il paese attraverso attraverso altre manifestazioni dell’opposizione, della destra.    
Le manifestazioni della destra, però, non ci sono state, perché al momento c’è una situazione di profonda divisione e mancanza di organizzazione.  
Volevano colpire la Chiesa di San Pedro, luogo a cui sono simbolicamente molto legato,  perchè proprio lì che sono stato battezzato e sono cresciuto, e  oggi alcuni miei parenti vivono ancora là. Avevano pianificato delle manifestazioni in quella zona, per incatenarsi e mettere in scena uno show internazionale da trasmettere attraverso il canale CNN e attraverso tutto l’articolato sistema mediatico che esiste contro il Venezuela. Uno show internazionale, una messa in scena immezzo alla quale, a un certo punto, ci sarebbe stato l’ attaco aereo, per provocare quella che nei loro documenti chiamano la crisi perfetta, la tormenta perfetta.  
Questo attentato golpista, che voleva trasformarsi in un vero e proprio Colpo di Stato, è stato completamente disarticolato e sventato, ma si sta ancora indagando. 
Il generale ha ricevuto il preciso compito di contattare altri ufficiali e girare il videomessaggio dal carcere in cui è detenuto. 
Sintesi del tentato golpe del 12 febbraio e delle azioni intraprese dallo Stat 
1) Manifestazioni pubbliche allo scopo di generare violenza, poter presentare il comportamento delle forze dell’ordine come atto di repressione e strumentalizzare le eventuali morti provocate da loro stessi. 2) Attacco areo perpetrato con velivoli Tucanos. Questo è un dato molto importante, perchè crea un’allerta in più. Infatti, in Venezuela, gli aerei Tucanos in questo momento si trovano in processo di manutenzione: per questo motivo, i piloti sanno che non possono volare. Per l’attacco, quindi, non sarebbe stato usato un Tucano di bandiera, ma un Tucano portato dall’estero con le nostre sigle. Esiste anche
una testimonianza al riguardo e sono stati informati i paesi confinanti con il Venezuela. 3) Videomessaggio del  generale golpista. 4) Trasmissione del videomessaggio da parte di CNN, BBC, Reuters, AP, per comunicare al mondo che Maduro è stato fatto cadere dalle sue stesse Forze Armate, dai suoi compagni.   
Questo, invece, è quello che stanno pianificando:  
5) Stanno cercando traditori ed esistono chiare evidenze di questo. L’idea è trovare qualcuno che metta la faccia e dica: “Io sono Bolivariano: Maduro, tu hai tradito Chávez”. Cercano un traditore che possa dire queste frasi.  
6) Dal momento che non hanno potuto girare il videomessaggio con il generale golpista, hanno deciso di registrare un filmato con degli incappucciati, per poi renderlo pubblico al momento opportuno e poter dire al mondo: le Forze Armate si sono ribellate contro Maduro; 
7) Grazie alle misure di sicurezza intraprese, tuttavia, non hanno potuto registrare nemmeno questo filmato, quindi hanno accelerato il piano: hanno preso un appartamento a Maracay, città che si trova al centro del paese, poi due militari e due civili hanno indossato delle divise militari e dei passa montagna per registrare un filmato di 8 minuti e  42 secondi. Questo video è stato scoperto e le persone coinvolte sono state arrestate.  8) Se avessero reso pubblico il filmato, sarebbe stato riprodotto migliaia di volte con l’obiettivo di confondere la gente in Venezuela e in tutto il mondo per via della presenza, nel filmato stesso, di divise dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione e della Guardia Nazionale Bolivariana. Ma visto che non hanno trovato una divisa della Guardia Nazionale, hanno indossato dei passa montagna ed hanno girato comunque il video.  
La sequenza del Piano Originale: la catena degli avvenimenti  
Fase 1: Golpe economico, imbrogli;  Fase 2: Golpe sociale, imbrogli, saccheggi. La stampa internazionale, agendo da  portavoce, avrebbe costretto il Presidente a fare ritorno dal suo viaggio per via dei saccheggi e delle manifestazioni: a quel punto Capriles sarebbe stato il portavoce di una grande manifestazione.  Fase 3: Golpe politico, trovare un traditore o un gruppo di traditori.  Fase 4: Azione militare, attentato golpista per provocare dei morti e diffondere filmati per confondere i militari, il popolo e il mondo. Questa fase consisteva nell’ agire direttamente contro l’immagine della Rivoluzione, contro la sua simbologia e contro il presidente come leader del processo popolare revoluzionario. Sarebbe stata attivata nel caso in cui gli obiettivi previsti in precedenza non fossero stati raggiunti. Ma non sono riusciti a provocare saccheggi o avviare grandi manifestazioni: al contrario,  le forze popolari rivoluzionarie si sono attivate in difesa della rivoluzione. Quindi, cercavano un golpe con le azioni violente.  
Persone coinvolte:  
Politici: Julio Borges, Antonio Ledezma, María Corina Machado, Pedro Mario Burelli, Ricardo Koesling, Patricia Poleo.  
Militari: Generale Osvaldo Hernández, Capitano Héctor Noguera Figueroa, Colonello José Suárez Rómulo, Generale Maximiliano Hernández Vásquez, Maggiore César Pérez Carrero, Tenente Wilfredo Castillo, Tenente Henry Salazar, Tenente Miguel Salazar Molina, Tenente Carlos Esqueda Martínez, Tenente Jafred Tejeda, Tenente Ricardo Antich Zapata (era il contatto con l’Ambasciata degli USA), Tenente Peter Moreno Guevara, Tenente Luis Lugo, Sargente Maggiore Jesús Osuna, Tenente Eduardo Marchena (ora si trova a Panama)


DENUNCIA DEL PRESIDENTE NICOLÁS MADURO ALLA NAZIONE E ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DELLE NUOVE AZIONI DEL COLPO DI STATO CONTINUATO CONTRO LA REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA E DELL’ INGERENZA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA


DENUNCIA DEL PRESIDENTE NICOLÁS MADURO  ALLA NAZIONE E ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE  DELLE NUOVE AZIONI DEL COLPO DI STATO CONTINUATO CONTRO LAREPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA  E DELL’ INGERENZA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA  

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, a partire dal 2014 ha denunciato le azioni intraprese dalla destra venezuelana e da alcuni attori stranieri per rovesciare il governo democraticamente costituito nel paese. Le violente aggressioni avvenute contro la democrazia venezuelana provenivano da settori della destra estrema e violenta ed avevano l’obiettivo di minacciare la stabilità del sistema democratico, cercando di imporre la propria volontà aldisopra di una volontà popolare ratificata nel corso degli ultimi 15 anni attraverso numerosi processi elettorali.   
Dal 23 gennaio 2014, alcuni gruppi destabilizzatori hanno messo in moto un nuovo attacco contro la democrazia venezuelana. Il piano, denominato “La salida” (L’uscita), ha convocato manifestazioni presuntamente pacifiche. Tuttavia, l’azione orchestrata da tali gruppi si è presto trasformata in un’onda di violenza smisurata,che ha coinvolto soprattutto alcuni stati e comuni del paese controllati da autorità locali contrarie al governo rivoluzionario.  
E’ in tale contesto che Leopoldo López, dirigente del Partito “Voluntad  Popular” (Volontà Popolare),dichiarò, attraverso le reti sociali: “Abbiamo previsto la necessità di  un’uscita dal disastro, un’ uscita che passa per la costruzione di una forza popolare che sia attiva nelle piazze”;e aggiunse “Ci vediamo nelle piazze del Venezuela”, dichiarando che il paese si avvicinava“All’uscita e al cambiamento”.  
Tale appello è stato accolto da alcuni settori della destra venezuelana che avevano azionato un piano di destabilizzazione che aveva portato agli atti violenti e vandalici iniziati il 12 febbraio 2014. Il tragico risultato dell’azione perpetrata da quei gruppi è stata la morte di 43 persone, centinaia di feriti e danni incalcolabili al patrimonio pubblico.   
Le azioni violente realizzate da queste fazioni dell’opposizione furono tergiversate dai mezzi di comunicazione, sia nazionali che internazionali: furono presentate come manifestazioni “pacifiche” oggetto di repressione da parte del governo venezuelano, definendo l’azione degli agenti di polizia che agirono in difesa del popolo e della pace del paese come lesiva dei diritti umani.  
Una volta fallita quell’onda di violenza senza senso, il presidente Nicolás Maduro lanciò un sincero appello a favore del dialogo e della comprensione. Attraverso la collaborazione  con UNASUR fu organizzato un tavolo cui vennero convocati i vari attori coinvolti. Tale sforzo, tuttavia, fu disprezzato da parte dell’opposizione venezuelana. Ancora una volta, venne assunta una posizione finalizzata alla promozione di azioni destabilizzatrici. Da quel momento, nel paese, l’azione di colpo di stato continuato è divenuta più aspra. I settori 
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dell’opposizione, con il supporto del governo degli Stati Uniti, hanno messo in atto un piano volto a minare l’ordine costituzionale e far cadere il governo.   
Visto il fallimento della violenza creata in piazza, la borghesia ha lanciato una guerra economica contro il popolo venezuelano, cercando così di creare un clima di insoddisfazione nella popolazione che provocasse sia atti di sciacallaggio che una profonda spaccatura sociale. Così, attraverso l’accaparramento, la speculazione ed il contrabbando, si è voluto privare il popolo venezuelano dei principali prodotti alimentari e per l’igiene. Tale azione, ancora in corso, è stata scoperta dal Governo Bolivariano, che ha impiegato notevoli sforzi per frenare questa guerra contro l’economia che colpisce direttamente la popolazione.  
Allo stesso tempo, il Governo è riuscito a disattivare una nuova azione, concepita stavolta sul piano militare. Un gruppo di ufficiali dell’aviazione aveva pianificato un attentato violento contro il Presidente della Repubblica e alcune istituzioni dello Stato. Il piano golpista è stato architettato da alcuni settori dell’ultradestra venezuelana, che hanno offerto soldi e una serie di benefici agli ufficiali che avrebbero partecipato all’azione, ed ha avuto il sostegno del Governo degli Stati Uniti d’America.  
All’interno dello stesso piano, occorre sottolineare l’esistenza anche di un piano per eliminare fisicamente anche il dirigente dell’opposizione Leopoldo López, con il fine di generare un maggiore caos e favorire, così, una caduta definitiva del Governo. Al tempo stesso, nel corso di questa settimana, alcuni dirigenti dell’opposizione avrebbero sottoscritto un documento per la “transizione”, con la partecipazione di alcuni portavoce dell’opposizione politica dell’ultradestra venezuelana come María Corina Machado, Julio Borges e Antonio Ledezma, che andrebbero a formare un’ eventuale Giunta di Governo.   
Inoltre, il tentanto Colpo di Stato aveva come obiettivo la morte di alti funzionari del Governo Bolivariano, come il presidente Nicolás Maduro, Diosdado Cabello, Tibisay Lucena, Jorge Rodrígueze Tareck El Aissami.   
In tale ordine di idee, occorre informare che lo smantellamento di questo tentato golpe ha portato, ad oggi, alla detenzione di 10 ufficiali, mentre altri 3 militari si trovano in fuga all’estero.   
Sono state anche sequestrate apparecchiature elettroniche (computer), sciabole, uniformi, vestiti usati per girare video, alcune foto di un sindaco dell’opposizione (Antonio Ledezma) e un documento per la “transizione”,recentemente riportato su un quotidiano di distribuzione nazionale. I detenuti hanno confessato che la pubblicità presente sulla stampa era uno dei segnali all’azione.   
In tale contesto, sono state analizzate numerose dichiarazioni rilasciate da parte di rappresentanti politici dell’opposizione nei confronti del Governo venezuelano: esse riflettono chiaramente una posizione favorevole ad un cambio di governo al margine della normativa costituzionale vigente e fanno appello anche alla Forza Armata Nazionale Bolivariana affinchè alteri il filo 
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costituzionale nel paese. Allo stesso modo, un’associazione di venezuelani negli USA in un comunicato chiede “la liberazione dal dominio della mafia totalitaria esercitata dal potere che ha portato il Venezuela alla rovina” e il direttore di un giornale, lo stesso giorno in cui sarebbe dovuto avvenire il golpe, ha dichiarato:“In Venezuela si andrà alle urne nel 2018, ma la situazione è così catastrofica e il malcontento così grande a tutti i livelli, anche tra i chavisti e nella Forza Armata, che potrebbe succedere qualsiasi cosa”.   
Tutti questi elementi, costituiscono una chiara evidenza della continua strategia di destabilizzazione portata avanti in Venezuela da alcuni settori, che ha come obiettivo quello di minare l’ordine costituzionale del paese.   
Oltre alla situazione creata nel paese da questi gruppi di destra, si osserva una marcata partecipazione e un constante intervento del Governo degli Stati Uniti d’America negli affari interni del paese. I principali rappresentanti governativi statunitensi, infatti, hanno il compito di emettere giudizi sproporzionati ed errati sulla situazione del Governo del presidente Nicolás Maduro Moros, con l’obiettivo di creare una matrice d’opinione internazionale che giustifichi il Colpo di Stato, l’intervento straniero e la cosiddetta “transizione pacifica” verso la democrazia.   
Il Colpo di Stato continuato è stato organizzato per tappe dagli attori nazionali ed internazionali interessati all’ “Uscita” del presidente Maduro e quindi del Governo Rivoluzionario.   
Il Governo degli USA, ostentando la sua presunta egemonia, ha sistematicamente infranto l'obbligo internazionale di non - ingererenza negli affari interni del Venezuela, sviluppando una linea d’ azione dichiarativa e legislativa finalizzata a screditare e minare il governo bolivariano del presidente Nicolas Maduro e le istituzioni democratiche venezuelane, e quindi sovvertire il sistema partecipativo e protagonistico costituzionalmente vigente.    
Attraverso dichiarazioni ufficiali, tale Governo ha portato avanti, dal 2014,un comportamento perverso volto a screditare pubblicamente le politiche sviluppate dal governo venezuelano per affrontare la crisi promossa dall’ultra destra politica venezuelana.  
Ciò si osserva, ad esempio, quando il Segretario di Stato, John Kerry                         [2014/05/21] travisa situazioni specifiche di violenza accadute in Venezuela definendole manifestazioni pacifiche, insistendo sulla falsa violazione dei diritti politici nel nostro paese e chiedendo persino la liberazione di personaggi che hanno promosso atti vandalici e criminali, giustificandoli con il fatto che "volevano solo esercitare il proprio diritto democratico di esprimere dissenso ".  
Allo stesso modo, il vicepresidente americano, Joe Biden, in occasione di una visita in Brasile [16 e 17/06/2014] ha dichiarato apertamente che il governo USA crede si stia verificando un indebolimento delle istituzioni democratiche del Venezuela, che sta portando alla mancanza di democrazia e di garanzia dei diritti umani. 
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Il 30 luglio 2014 il Dipartimento di Stato ha imposto delle restrizioni alla concessione di visti per alcuni funzionari venezuelani, con il pretesto dell’esistenza di un’ intimidazione giudiziaria del dissenso politico venezuelano e di un uso eccessivo della forza nel controllo delle situazioni di violenza che, all’epoca, si stavano verificando in modo isolato in alcune zone urbane, e venivano definite come proteste pacifiche: l’obiettivo era garantire che i violatori dei diritti umani si rendessero responsabili.   
l Dipartimento di Stato, attraverso la sua portavoce, Jen Psaki, ha fornito e ribadito dichiarazioni a sostegno di false matrici di opinione sulla situazione economica nel nostro Paese, costruendo un’ipotesi di presunta criminalizzazione del dissenso politico venezuelano ed ovviando gli atti criminali e vandalici che alcuni leader politici della destra venezuelana hanno caldeggiato o promosso, direttamente e pubblicamente, essendo questa la vera ragione dei loro processi in corso.  
In tal senso, il governo degli Stati Uniti non ha mai perso l’opportunità di mettere in discussione l'integrità del sistema di giustizia venezuelano, con particolare riferimento al processo giudiziario di Leopoldo López.  
E' inoltre importante ricordare che il governo degli Stati Uniti, nella sua Strategia per la sicurezza nazionale 2015, mantiene una linea d’opinione distorta sulla violazione dei diritti umani, la criminalizzazione del dissenso politico e il divieto alla libertà di espressione in Venezuela: ciò con l’aggravante di promuovere, come linea d’azione, il sostegno all'opposizione politica venezuelana per un cambiamento di regime costituzionale democratico,  partecipativo e protagonistico nel paese.  
E’doveroso fare riferimento anche alla famosa"Legge per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e della società civile in Venezuela ", approvata dal Congresso e promulgata dal presidente Barack Obama nel mese di dicembre 2014. Tale "legge", di natura eminentemente interventista, trova sostegno nella convinzione del governo statunitense che il governo bolivariano stia violando i diritti umani per far rispettare la legge e mantenere la pace e la sicurezza di tutti i venezuelani, anche quando questo significhi impedire che fazioni violente pagate dalla destra venezuelana commettano atti di vandalismo e azioni criminali.  
Durante l’ iter parlamentare di tale legge, il governo degli Stati Uniti d'America ha dichiarato, davanti al Congresso, che le sanzioni previste all’interno di essa favoriscono le richieste dell’opposizione politica venezuelana.   
La legge impone, contro gli interessi del Venezuela, sanzioni unilaterali non autorizzate dal diritto internazionale che, secondo la dottrina internazionalistica contemporanea, basata sulla recente giurisprudenza della Corte Internazionale di Giustizia e degli organi del sistema delle Nazioni Unite, costituiscono una violazione del principio fondamentale di non ingerenza negli affari interni di un altro stato, sancito come obbligo universale di diritto internazionale che 
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disciplina le relazioni internazionali tra gli Stati, al fine di garantire la pace e la sicurezza internazionale.  
Inoltre, tale legge vuole costringere il governo bolivariano del Venezuela, attraverso un "attacco mirato"agli interessi patrimoniali di cittadini venezuelani sommariamente e segretamente segnalati dal Dipartimento di Stato (organo del potere esecutivo),a realizzare azioni di confisca in violazione dei diritti fondamentali riconosciuti dal mondo civilizzato.  
L’ingerenza del Governo degli Stati Uniti d'America è stata riconosciuta e fortemente condannata anche dagli Stati della regione latinoamericana, i quali hanno ripetutamente richiamato tale governo al rispetto, nei propri rapporti con i paesi dell'America Latina e dei Caraibi,dell'impegno di non intervenire, direttamente o indirettamente, negli affari interni degli Stati e dei principi di sovranità nazionale, parità di diritti e libera autodeterminazione dei popoli (CELAC ), astenendosi dall'imporre sanzioni unilaterali che violano il principio di non interferenza negli affari interni di altri Stati (UNASUR e MERCOSUR).  
Ciò nonostante, il Governo degli Stati Uniti ha ignorato questo reiterato invito al rispetto del diritto internazionale e ha ribadito e ampliato le misure sanzionatorie contro i funzionari del governo venezuelano, misure nuovamente respinte dai suddetti organismi regionali chesi sono pronunciati anche attraverso il NAM (Movimento dei paesi non allineati) per invitare gli USA "ad abrogare tali misure coercitive illegali, poichè ledono lo spirito di dialogo e di comprensione politica tra il Venezuela e gli Stati Uniti d' America".  
Alla luce di tutto questo, il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela sollecita la comunità internazionale affinchè respinga fermamente l'ingerenza sistematica e continuata del Governo degli Stati Uniti d'America negli affari politici interni, poiché essa mina i valori fondamentali di convivenza pacifica tra Stati contravvenendo ad un principio diritto internazionale stabilito nella Carta delle Nazioni Unite.  
NORMATIVA INTERNAZIONALESULLA NON INGERENZA NEGLI AFFARI INTERNI DEGLI STATIVIOLATA DAL GOVERNO DEGLI STATI UNITI.  
• Il comma 7 dell’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite stabilisce come principio fondamentale, che regola l’operato sia dell’Organizzazione che dei suoi paesi membri, l’obbligo di non intervenire negli affari che appartengono sostanzialmente alla giurisdizione interna degli Stati.  • Tale principio viene ripreso in pieno nella “Dichiarazione sui Principi di Diritto Internazionale relativi alle Relazioni di Amicizia e Cooperazione tra gli Stati, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite” (Risoluzione dell’Assemblea  Generale dell’ ONU N° 2625 (XXV) del 24 ottobre 1970), che stabilisce quanto segue:  
“Nessuno Stato o gruppo di Stati ha il diritto di intervenire, direttamente o indirettamente, per qualunque ragione, nelle questioni interne o esterne di un altro Stato. Di conseguenza, non solo l’intervento armato, ma anche ogni altra forma di ingerenza o 
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di minaccia, diretta contro la personalità di uno Stato o contro le sue strutture politiche, economiche e culturali, sono contrarie al diritto internazionale”.   
• Allo stesso modo, l’articolo 3 (e) della Carta dell’Organizzazione degli Stati Americani stabilisce, come dovere di tutti i membri dell’organizzazione, “l’obbligo di non intervenire negli affari di altri Stati”, e nell’articolo 19 della stessa Carta dispone espressamente che:  
“Nessuno Stato o gruppo di Stati ha il diritto di intervenire, direttamente o indirettamente, per qualunque ragione, nelle questioni interne o esterne di un altro Stato. Di conseguenza, non solo l’intervento armato, ma anche ogni altra forma di ingerenza o di minaccia, diretta contro la personalità di uno Stato o contro le sue strutture politiche, economiche e culturali, sono contrarie al diritto internazionale”.  
• La codifica normativa di tale principio rende indubitabile la sua applicazione in tutti i paesi della regione, con il fine di mantenere delle buone relazioni necessarie a garantire la pace e la sicurezza .  
• Un’altra prova del fatto che tale principio universale costituisce una consuetudine emisferica, praticata con pieno obbligo da tutti i paesi della regione Americana, può essere rinvenuta al paragrafo 23 della Dichiarazione di Caracas del 2 e 3 dicembre 2011, sottoscritta dal Vertice della Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi(CELAC) , in cui tale organismo politico e di integrazione riconosce come propri valori e principi guida il rispetto della sovranità, il rispetto dell'integrità territoriale e la non interferenza negli affari interni dei paesi.   
• Tale posizione è stata successivamente confermata anche nella Dichiarazione Speciale sulla Democrazia e l’Ordine Costituzionale nella Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) del 3 dicembre 2011, che riporta quanto segue:  
"Ratifichiamo che la vigenza dello stato di diritto, il rispetto alle autorità legittimamente costituite come espressione della volontà sovrana dei popoli, la non ingerenza negli affari interni e la difesa delle istituzioni democratiche costituiscono elementi indispensabili per garantire la pace, la stabilità, la prosperità economica e la giustizia sociale ... "   
• Allo stesso modo, a livello regionale, l' Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), ha ribadito in più occasioni la convinzione degli Stati membri in relazione all'obbligo dell'intera comunità internazionale di rispettare il principio di non ingerenza negli affari interni 
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e la sovranità degli Stati. Questo, al fine di mantenere la sicurezza regionale e la pace internazionale.   
• Nella Decisione per l’istituzione del Consiglio di Difesa sudamericano di UNASUR, del 16 dicembre 2008, l' Unione ha posto enfasi, all'articolo 3, su alcuni principi guida per la difesa sudamericana:  
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 «(a)  Il rispetto incondizionato della sovranità, l'integrità territoriale, l'inviolabilità degli Stati, il non intervento negli affari interni e l'autodeterminazione dei popoli».  
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 «(e) [...]La tutela della piena vigenza del Diritto Internazionale, oltre ai principi e le norme contenuti nella Carta delle Nazioni Unite, nella Carta dell'Organizzazione degli Stati Americani e nel Trattato Istituitivo dell’ UNASUR».  
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 « (m)[...]La riaffermazione della convivenza pacifica dei popoli, il rispetto dei sistemi democratici di governo e la loro tutela, in materia di difesa, contro minacce o azioni esterne o interne, nel quadro della legislazione nazionale ... »  
• La Dichiarazione Congiunta a seguito della Riunione Speciale del Consiglio dei Capi di Stato dell'Unione delle Nazioni Sudamericane, del 28 Agosto 2009, ha posto nuovamente enfasi sul fatto che "Il pieno rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale, dell'inviolabilità degli Stati, della non- interferenza negli affari interni e l'autodeterminazione costituiscono elementi essenziali per rafforzare l'integrazione regionale”, e, in tale ottica, ha espresso "La volontà di consolidare in Sud America una zona di pace, come base per lo sviluppo integrale dei nostri popoli e per la conservazione delle risorse naturali, attraverso la prevenzione dei conflitti, la risoluzione pacifica delle controversie e l’astensione dalla minaccia o dall'uso della forza

Golpe blando in Argentina :Appello alla stampa italiana del Grupo de argentinos en Italia por la memoria, verdad y justicia


 Appello alla stampa italiana

Il Grupo de argentinos en Italia por la memoria, verdad y justicia vuole esprimere la propria preoccupazione per i tentativi di destabilizzazione che si ripetono in Argentina. Da quando alcuni gruppi di potere hanno capito che attraverso le urne sarebbero stati nuovamente sconfitti, si sono dedicati a creare instabilità economica, caos nelle istituzioni e frammentazione sociale. Chiediamo ai giornalisti e ai media italiani di non fomentare questo clima di delegittimazione. Ricalcare e fare l’eco ai grandi gruppi monopolistici che controllano l’informazione in Argentina significa anche ostacolare i processi in atto in America Latina e mettere a rischio la democrazia.
Le vicende intorno al presunto suicidio del procuratore Alberto Nisman non dovrebbero trasformarsi in un’altra occasione per indebolire le istituzioni democratiche. La superficialità e l’ inconsistenza degli argomenti con cui i media riferiscono i fatti non sono solo parole, possono recare un reale danno all’insieme della società argentina. Siamo consapevoli che molti paesi dell’America Latina sono bersagliati perché non seguono i dettami del razionalismo economico neoliberista. Ma siamo anche convinti che il processo di globalizzazione deve contribuire all’accettazione della diversità, più che all’imposizione di un modello unico. Invece questo “laboratorio latinoamericano”, che rifiuta le imposizioni dei mercati e della finanza internazionale, non è promosso come una nuova prospettiva per la costruzione di una società con più spazio per i diritti umani e sociali.
Di recente il cadavere del procuratore generale Alberto Nisman è stato utilizzato come un arma politica. Da quando domenica 18 gennaio fu ritrovato nella sua abitazione con un colpo alla tempia i più potenti media argentini hanno seminato ombra su ombra per screditare la presidente Cristina Kirchner. Il procuratore, che accusava la presidente di voler insabbiare il processo per la bomba alla mutua israelitica AMIA, avvenuto a Buenos Aires nel lontano 1994, morì un giorno prima della presentazione della denuncia. La discussione sui fatti, cioè sulle accuse e le prove del procuratore sono passate a secondo piano, anzi non se ne parla proprio, anche perché si sono dimostrate confuse e prive di fondamenti.
Destabilizzare
Chi tenta in questo modo di rovesciare il corso della politica argentina non ha il consenso popolare. Tutti i sondaggi indicano che per i comizi nazionali che si terranno ad ottobre l’opposizione sarà nuovamente sconfitta. La Kirchner sarebbe stata riconfermata, ma dopo due mandati non si può presentare. Questi gruppi di potere non hanno il consenso ma dispongono di molti mezzi, la parola d’ordine è allora destabilizzare, seminare il caos per evitare l’inevitabile. Perfino una comitiva di procuratori ha indetto una manifestazione per il 18 febbraio per ricordare Nisman. Anche se la magistratura e tutte le prove della scientifica continuano a confermare che si sarebbe trattato di un suicidio, i procuratori manifestano contro “l’uccisione” di un loro collega.
Purtroppo i tentativi di destabilizzazione non sono una novità per l’America Latina, tanto per fare un esempio, quando nel 1973 Salvador Allende è stato deposto dal generale Augusto Pinochet mancavano pochi mesi alle nuove elezioni e tutte le previsione assegnavano una contundente vittoria al presidente socialista.
In ogni modo e al di là dell’accavallarsi delle versioni, in quest’ultima vicenda risulta chiara l’ingerenza di un intreccio tra servizi segreti argentini, israeliani e nordamericani. Da dietro le
quinte l’intelligence ha manovrato alcuni soggetti, forse anche lo stesso procuratore Nisman, usandoli come pedine della geopolitica globale. La magistratura argentina è tradizionalmente molto legata ai servizi segreti locali. Su questo legame si cerca di fare luce in questi giorni. Il conflitto sociale non era mai arrivato in questi ultimi anni a disaggregare così tanto la società. È vero che il governo Kirchner è stato colpito da questa vicenda, ma superato il primo impatto la risposta è stata decisa: il giorno dopo la morte di Nisman ha reso pubblica la denuncia che avrebbe presentato, poi ha sciolto i servizi di sicurezza e proposto una loro radicale riforma, che è già in discussione in parlamento.
Golpe
Un duro golpe economico era stato inflitto all’Argentina quando una sentenza della magistratura degli Stati Uniti ha deciso che la rinegoziazione del debito, dopo il default del 2001, non era valida. Questo accordo sovrano era privo di valore perché il parere del giudice Thomas Griesa, secondo le norme finanziarie che guidano la globalizzazione, è più legittimo che la volontà di una nazione. Il golpe economico non è stato ancora risolto, ma l’onda mediatica che cavalcò gli interessi della lobby finanziaria generò panico nella società e sfiducia nei partner dell’Argentina.
A gennaio del 2014 l’Argentina ha subito un altro golpe economico, un attacco speculativo sulla propria moneta. L’operazione voleva provocare la svalutazione del peso incoraggiando l’inflazione. Questa manovra si è aggiunta al boicottaggio dei produttori di cereali che hanno immagazzinato la produzione in attesa di un cambio col dollaro più favorevole.
Nell’epoca della realtà virtuale forse non sono più necessari i carri armati per fare un colpo di Stato. Quando alla concentrazione economica si aggiunge quella mediatica l’assedio finisce per avere ragione. Oggi l’America Latina che non è allineata nel neoliberismo subisce questi attacchi.
Non è facile frazionare i monopoli dei media, la scorsa settimana il gruppo Clarin, il più grande di America Latina, è stato beneficiato da nuove misure cautelari che rimandano l’applicazione della Ley de medios. La norma, approvata a larga maggioranza da entrambe le camere nel 2010, vorrebbe democratizzare l’informazione ma è ostacolata da un susseguirsi di sentenze.
La morte di Nisman approfondisce una frattura sociale sempre più radicalizzata. O si sta a favore o contro il governo di Cristina Kirchner, come un tempo tra peronisti e antiperonisti, o pro o anti militari. In queste circostanze il ragionamento, quando c’è, è mosso dalla logica di appartenenza. Una logica ottusa che nella storia argentina ha lasciato migliaia di morti ed esuli, quei 30.000 desaparecidos sono il risultato di questa cecità.
Noi del Grupo de argentinos por la memoria, verdad y justicia, in quanto testimoni di questo processo, osserviamo che i media internazionali ed in particolare quelli italiani, scelgono di soffermarsi su aspetti collaterali senza rendere la realtà dei fatti. Questo atteggiamento può recare gravi danni all’Argentina, vogliamo perciò rivolgere un appello alla stampa italiana a lavorare insieme seriamente in difesa della democrazia e delle politiche di allargamento dei diritti umani e sociali che da anni porta avanti l’Argentina.
Grupo de argentinos por la memoria, verdad y justicia
Roma, 12/02/2015

martedì 17 febbraio 2015

Esperto venezuelano analizza possibilità di invasione USA /Giornalista testimone della complicità dell’opposizione venezuelana in tentativo golpista


 
L'analista politico venezuelano Josè Vicente Rangel 

Info : Prensa latina in Italiano

“Esperto venezuelano analizza possibilità di invasione statunitense “

Caracas, 16 feb (Prensa Latina) L'ex vicepresidente ed analista politico venezuelano Josè Vicente Rangel ha analizzato  che gli Stati Uniti possono considerare la possibilità di un'operazione militare contro il suo paese. 
 
“Golpe di stato di successo senza militari? Impossibile! Ribellione popolare di successo senza popolo? Impossibile! Trionfo elettorale senza opposizione seria? Impossibile! Che cosa fare? Solo manca l’invasione armata!”, ha riflettuto il giornalista nella sua colonna “El Espero” del quotidiano Ultimas Noticias. 
 
Secondo Rangel, l'opzione invasione è avvolta nella falsa difesa dei diritti umani, la rivendicazione della Carta Democratica, il rispetto della democrazia e della libertà, quando in realtà quello che pretendono è distruggere la sovranità nazionale ed i cambiamenti sociali e restituire il potere alle elite. 
 
Ha ricordato che gli Stati Uniti hanno provato contro il Venezuela tutti i formati per annichilire il processo bolivariano, dal golpe di stato, fino al sabotaggio petroliero, le guarimbas (violenza conservatrice), la guerra economica, il terrorismo, le campagne mediatica ed il blocco parziale ed il risultato è sempre stato la sconfitta. 
 
L'ex vicepresidente ha citato tra gli argomenti della sua analisi la prognosi del generale statunitense Vincent Stewart, direttore di intelligenza del Dipartimento della Difesa, su una presunta onda di proteste violente coincidente con le elezioni parlamentari di quest’anno nel paese. 
 
“La spiegazione per me è che ogni giorno si rende più evidente che Venezuela è considerata dal governo statunitense come un tema che compete più all'ambito militare che al diplomatico”, ha affermato. 
 
Washington dovrebbe astenersi da ricorrere ad avventure. La deplorevole esperienza in questo tipo di azioni dovrebbe servirle come esperienza, ma la storia dimostra che gli imperi soccombono alla tentazione di assoggettare i popoli. Non sopportano che la loro vocazione di dominio trovi resistenza in nazioni che disprezzano, ha concluso. 
 
Ig/apb 

Experto venezolano analiza posibilidad de invasión estadounidense

Caracas, 16 feb (PL) El exvicepresidente y analista político venezolano José Vicente Rangel opinó hoy que Estados Unidos puede estar considerando la posibilidad de una operación militar contra su país.
"¿Golpe de estado exitoso sin militares? !Imposible! ¿Rebelión popular exitosa sin pueblo? !Imposible! ¿Triunfo electoral sin oposición seria? !Imposible! ¿Qué hacer? Solo falta la invasión armada", reflexionó el también periodista en su columna El Espejo del diario Últimas Noticias.

Tal vez parezca exagerado decirlo, expresó, porque se trata de algo que choca con prácticas civilizadas que hoy se exaltan, pero a la hora de la verdad los poderosos y sus cipayos las pisotean.

Según Rangel, la opción invasión está envuelta en la falsa defensa de los derechos humanos, la reivindicación de la Carta Democrática, el respeto a la democracia y a la libertad, cuando en realidad lo que pretenden es acabar con la soberanía nacional y los cambios sociales y devolverle el poder a las élites.

Recordó que Estados Unidos ha ensayado contra Venezuela todos los formatos para acabar con el proceso bolivariano, desde el golpe de estado, hasta el sabotaje petrolero, las guarimbas (violencia derechista), la guerra económica, el terrorismo, las campañas mediática y el bloqueo parcial "y el resultado siempre fue la derrota".

El exvicepresidente citó entre los argumentos de su análisis el pronóstico del general estadounidense Vincent Stewart, director de inteligencia del Departamento de Defensa sobra una presunta ola de protestas violentas coincidente con las elecciones parlamentarias de este año en el país.

"¿Cómo lo sabe el alto funcionario? ¿Quién le suministró el dato? ¿Lo obtuvo a través de la oposición interna de los canales que tiene el gobierno estadounidense para enterarse de lo que ocurre en la región?", se preguntó Rangel respecto a la declaración del alto funcionario ante una comisión de la Cámara de Representantes.

La explicación para mi está en que cada día se hace más evidente que Venezuela es considerada por el gobierno estadounidense como un asunto que compete más al ámbito militar que al diplomático, agregó.

Washington debiera abstenerse de apelar a aventuras. La lamentable experiencia en este tipo de acciones debiera servirle de advertencia, pero la historia demuestra que los imperios sucumben a la tentación de avasallar pueblos. No soportan que su vocación de dominio encuentre resistencia en naciones que desprecian, consideró.

El exvicepresidente exhortó a los venezolanos a "cerrar filas y estar alertas. En la situación que vive el país, no tiene cabida lo impredecible. Preferible es prever a flotar irresponsablemente en la desprevención", subrayó.

mem/apb
 

Giornalista testimone della complicità dell’opposizione venezuelana in tentativo golpista

 

Caracas, 16 feb (Prensa Latina) La giornalista venezuelana Patricia Poleo, radicata a Miami e vincolata al tentativo golpista contro il presidente Nicolas Maduro, ha rivelato dettagli che compromettono l'opposizione locale, assicura oggi la radio YVKE. 
 
D’accordo con una nota nel sito web di questo mass medie, Poleo ha spiegato che dal 2013 Julio Borges, del partito Prima Giustizia, ed il governatore oppositore dello stato di Miranda, Henrique Capriles Radonski, avevano ottenuto dei contatti con figure chiave dell'aviazione militare. 
 
Allora, la destra scorgeva il trionfo di Capriles come candidato nelle elezioni presidenziali, afferma la comunicatrice nel suo programma “Raccontamelo tutto”, ha precisato YVKE. 
 
Poleo è stata segnalata a Caracas dal presidente dell'Assemblea Nazionale (parlamento), Diosdado Cabello, come la persona incaricata di diffondere un comunicato ufficiale del chiamato Governo di Transizione, una volta annichilito Maduro e bombardate varie zone ed istituzioni pubbliche. 
 
“Il contatto di Julio Borges con un settore della forza armata venezuelana è incominciato due anni fa, quando un gruppo si rivolge a Henrique Capriles Radonsi”, ha affermato la giornalista. 
 
Ha giustificato la relazione argomentando che è normale che i militari si avvicinino a candidati con possibilità di vittoria. 
 
Capriles Radonski non ha mai nascosto che stava sostenendo relazione con un settore della forza armata nazionale, ha segnalato. 
 
Poleo ha aggiunto che questo vincolo ha permesso che Borges, dopo il 2013, ha dato appuntamento al testimone nelle relazioni con questa piccola frazione militare, anche dopo il fallimento delle elezioni di quell'anno, ha precisato YVKE nella sua relazione. 
 
Il passato giovedì, Maduro ha annunciato che hanno smantellato un tentativo di golpe di Stato, nel quale sono inclusi ufficiali dell'Aviazione Militari e leader oppositori come Borges ed il sindaco del municipio Metropolitano, Antonio Ledezma, con appoggio del Governo degli Stati Uniti. 
 
Da parte sua, il titolare del parlamento ed il sindaco del municipio Libertador (Caracas) Jorge Rodriguez ha presentato nuove evidenze tra le quali segnala che le persone incluse nella fallita manovra si trova la giornalista Poleo, esiliata a Miami, da vari anni. 
 
Ig/ga

 

Periodista compromete más a oposición venezolana con intento golpista

Caracas, 16 feb (PL)

 

La periodista venezolana Patricia Poleo, radicada en Miami y vinculada al intento golpista contra el presidente Nicolás Maduro, reveló detalles que comprometen a la oposición local, asegura hoy la radio YVKE. (PLRadio)

De acuerdo con una nota en el portal web de ese medio, Poleo explicó que desde 2013 Julio Borges, del partido Primero Justicia, y el gobernador opositor del estado de Miranda, Henrique Capriles Radonski, entablaron relación con figuras clave de la aviación militar.

Entonces, la derecha "vislumbraba" el triunfo de Capriles como candidato en elecciones presidenciales,asevera la comunicadora en su programa Cuéntamelo todo, precisa YVKE.

Poleo ha sido señalada en Caracas por el presidente de la Asamblea Nacional (parlamento), Diosdado Cabello, como la persona encargada de difundir un comunicado oficial del llamado Gobierno de Transición, una vez aniquilado Maduro y bombardeadas varias zonas e instituciones públicas.

"La relación de Julio Borges con un sector de la Fuerza Armada venezolana data de hace dos años, cuando un grupo hace contacto con Henrique Capriles Radonski", afirmó la periodista.

Justificó la relación argumentando que es normal que los militares se acerquen a candidatos con posibilidades de victoria.

"Nunca Capriles Radonski escondió que estaba sosteniendo relación con un sector de la Fuerza Armada Nacional", señaló.

Poleo agregó que esta vinculación permitió que Borges, después de 2013, quedara con el testigo en las relaciones con esta pequeña fracción militar, aún después del "fracaso de las elecciones de ese año", precisa YVKE en su informe.

El pasado jueves, Maduro anunció que desmantelaron un intento de golpe de Estado, en el que están involucrados oficiales de la Aviación Militar y líderes opositores como Borges y el alcalde del municipio Metropolitano, Antonio Ledezma, con respaldo del Gobierno de Estados Unidos.

Por su parte, el titular del parlamento y el alcalde del municipio Libertador (Caracas) Jorge Rodríguez presentaron nuevas evidencias entre las cuales señala que las personas involucradas en la fallida maniobra se encuentra la periodista Poleo, exiliada en Miami, desde hace varios años.

De acuerdo con esas pruebas, Poleo era la encargada de difundir en Miami un texto por las redes sociales y la televisión a nombre de los militares amotinados, desde donde supuestamente se ejecutaría la orden para iniciar los bombardeos desde un avión Tucano, entre cuyos blancos estaba el Palacio Presidencial.

Entre otros implicados también identificaron al general de la Aviación Oswaldo Hernández y a Borges- este último como la persona que escogió los objetivos tácticos que serían atacados-, así como al empresario José Arocha.

pgh/ga

 

 

·  Siria condena intentona golpista contra gobierno de VenezuelaS