Orlando
Oramas Leon*
I 43 studenti di Ayotzinapa non sono ufficialmente scomparsi, la verità storica è che sono stati privati della libertà e della vita. Così è stato espresso dal procuratore generale messicano, Julio Murillo, però un’altra verità rimane latente, il flagello delle sparizioni continua.
I 43 studenti di Ayotzinapa non sono ufficialmente scomparsi, la verità storica è che sono stati privati della libertà e della vita. Così è stato espresso dal procuratore generale messicano, Julio Murillo, però un’altra verità rimane latente, il flagello delle sparizioni continua.
Il titolare della Procura Generale della Repubblica (PGR) ha detto che le sue conclusioni sono basate nel risultato di in insieme di indizi, prove scientifiche, 39 confessioni, 487 indagini e quasi 400 dichiarazioni , “tutti vincolati per ratificare i fatti”.
Ha indicato che ci sono 99 detenuti per cui verrà richiesta la punizione maggiore. Ha anticipato che il PGR chiederà alla giustizia la pena massima di 140 anni di carcere per Felipe Rodriguez, di sopranome El Cepillo, per l’omicidio degli studenti.
Rodriguez era il capo del gruppo dei sicari Guerreros Unidos nella zona di Cocula e dopo la sua detenzione il 15 gennaio scorso ha confessato di aver ordinato l’assassinio degli studenti e la sparizione dei loro resti.
Tomas Zeron, capo dell’agenzia di ricerca criminale del PGR, ha indicato che il delinquente ha riconosciuto aver ricevuto dai poliziotti di Iguala e di Colula, il gruppo degli studenti. Ha detto che alcuni venivano ammanettati, legati e altri colpiti e insanguinati.
Sembra che alcuni di loro siano arrivati morti per asfissia. Il resto è stato giustiziato con uno sparo alla nuca, i loro corpi incinerati e i resti triturati e tirati in borse di plastica nel fiume San Juan, in Guerrero, secondo le prove che sono nelle mani delle autorità messicane.
E’stata una notte di terrore quella dal 26 al 27 settembre scorso, che è cominciata ad Iguala, il cui sindaco, Josè Luis Abarca, ha dato l’ordine alla polizia municipale di reprimere i giovani di Ayotzinapa. Il risultato è stato di sei morti, una ventina di feriti e 43 scomparsi.
Murillo e Zenon hanno sottolineato che le evidenze raccolte nella discarica di Colula, dove è successo il massacro, hanno corroborato le confessioni dei sicari dei giovani.
Per questo si sono fatti esami topografici, entomologici, balistici, fotografici, di criminologia e genetica, tra gli altri.
Ciò che è capitato ad Iguala ha portato al primo luogo il tema degli spariti, un flagello maggiore che trascende il caso di Ayotzinapa, diventato oggi una bandiera dai diversi settori della società.
Nella ricerca degli studenti, in Guerriero sono trovate 17 fosse dalle quali sono stati esumati 39 corpi. Solo tre sono stati identificati. Nel municipio Iguala si sono riportate 94 persone.
Specialisti dell’Istituto Messicano dei Diritti Umani e Democrazia (IMDHD), il Comitato Cerezo e la Rete Nazionale degli Organismi Civili dei Diritti Umani hanno indicato che il destino dei 43 studenti dimostra la facilità con cui i delinquenti o i funzionari possono far sparire una persona.
Evidenzia anche le difficoltà e le limitazioni che hanno le autorità per investigare, trovare le vittime e trovare i responsabili.
L’ultima notizia del governo federale sul totale degli scomparsi nel paese indica che ci sono più di 22 mila persone in luoghi sconosciuti. Il dato si ottiene soprattutto sulla base delle denunce della cittadinanza, ma la cifra può essere più elevata.
La direttrice generale dell’Osservatorio Messico Come andiamo?, Viridiana Rios, ha affermato che c’è bisogno di combattere l’insicurezza pubblica e di esercitare lo Stato del Diritto per raggiungere le mete di crescita economica.
Rios ha insistito in che mentre persistano l’insicurezza e anche la corruzione e l’impunità, sarà impossibile infondere la fiducia e la credibilità necessarie per far crescere gli investimenti.
Secondo apprezzamenti del settore imprenditoriale privato, il costo per l’insicurezza raggiunge il 2% del Prodotto Interno Lordo del paese.
Per la Conferenza Episcopale messicana la violenza si è incrementata nelle mani delle organizzazioni criminali responsabili del narcotraffico, dei sequestri, della tratta di persone, del lavaggio di denaro, dell’estorsione e degli assassini.
Il Congresso messicano ha nell’agenda la discussione e l’approvazione di un decalogo presentato dal presidente Enrique Peña Nieto per affrontare il flagello. Tra le sue proposte c’è la creazione di un comando unico a livello degli Stati per le Polizie municipali.
I legislatori dovranno anche mettersi d’accordo per l’adozione di un Sistema Unico Anticorruzione. Tutto ciò alla vigilia delle elezioni di medio termine che si celebreranno in giugno, quando verrà rinnovata la Camera dei Deputati, congressi statali, comuni e nove governi.
L’insicurezza e la corruzione sono aspetti intimamente vincolati che metteranno a prova sia il potere legislativo come quello esecutivo, quando lo scontro tra di loro è una delle maggiori preoccupazioni e reclami nella società messicana.
Ayotzinapa non è finita, gli scomparsi continuano in luoghi sconosciuti e la lista non ha ancora il punto finale.
*corrispondente di Prensa Latina in Messico
Tratto da
Después de Ayotzinapa, siguen los desaparecidos
Orlando
Oramas León/ Especial Prensa Latina
Los 43
normalistas de Ayotzinapa ya no están oficialmente desaparecidos, la verdad
histórica es que fueron privados de la libertad y de la vida. Así se expresó el
procurador general mexicano, Julio Murillo, pero otra verdad quedaba latente:
el flagelo de los desaparecidos continúa.
El titular
de la Procuraduría General de la República (PGR) dijo que sus conclusiones están
basadas en el resultado de un conjunto de indicios, pruebas científicas, 39
confesiones, 487 peritajes y casi 400 declaraciones, "todos vinculados
para ratificar los hechos".
Apuntó que
hay 99 detenidos para los cuales se solicitará el castigo máximo. Adelantó que
la PGR pedirá a la justicia la pena máxima de 140 años de cárcel para Felipe
Rodríguez, alias El Cepillo, por el homicidio de los normalistas. Rodríguez era
jefe de sicarios del grupo criminal Guerreros Unidos en la zona de Cocula y
tras su detención el 15 de enero pasado confesó haber ordenado el asesinato de
los estudiantes y la desaparición de sus restos.
Tomás Zerón,
jefe de la agencia de investigación criminal de la PGR, apuntó que el
delincuente reconoció haber recibido de policías de Iguala y Cocula al grupo de
normalistas. Dijo que algunos venían esposados, otros amarrados y varios
golpeados y ensangrentados.
Algunos de
los normalistas llegaron muertos al parecer por asfixia. El resto fue ultimado
con un tiro en la nuca, sus cuerpos incinerados y los despojos luego triturados
y tirados en bolsas de basura al río San Juan, en Guerrero, según las pruebas
en manos de las autoridades mexicanas.
Fue una
noche de terror la del 26 al 27 de septiembre pasado, que comenzó en Iguala,
cuyo alcalde, José Luis Abarca, dio la orden a la policía municipal de reprimir
a los jóvenes de Ayotzinapa. El resultado fue de seis muertos, una veintena de
heridos y 43 desaparecidos.
Murillo y
Zerón subrayaron que las evidencias recolectadas en el basurero de Cocula,
donde ocurrió la masacre, corroboran las confesiones de los victimarios de los
jóvenes. Para ello se practicaron exámenes topográficos, entomológico, balístico,
fotográficos, de criminalística, genética, entre otros.
Lo que
ocurrió en Iguala trajo a primer plano el tema de los desaparecidos, un flagelo
mayor que trasciende el caso Ayotzinapa, convertido hoy en bandera por diversos
sectores de la sociedad mexicana. En la búsqueda de los normalistas, en
Guerrero fueron encontradas 17 fosas de las que se exhumaron 39 cuerpos. Solo
tres han podido ser identificados. El municipio Iguala tiene reportadas a 94
personas.
Especialistas
del Instituto Mexicano de Derechos Humanos y Democracia (IMDHD), el Comité
Cerezo y la Red Nacional de Organismos Civiles de Derechos Humanos señalan que
la suerte de los 43 normalistas refleja la facilidad con la que delincuentes o
funcionarios pueden desaparecer a una persona. También evidencia las
dificultades y limitaciones que tienen las autoridades para investigar,
encontrar a las víctimas y detener a los responsables.
El último
reporte del gobierno federal sobre el total de desaparecidos en el país indica
que hay más de 22 mil personas en paradero desconocido. El dato se toma sobre
todo sobre la base de las denuncias ciudadanas, pero la cifra puede ser mayor.
La
directora general del Observatorio México ¿Cómo Vamos?, Viridiana Ríos, aseveró
que es necesario combatir la inseguridad pública y ejercer el Estado de Derecho
para alcanzar las metas de crecimiento económico. Ríos insistió en que mientras
persistan la inseguridad, y también la corrupción y la impunidad, será
imposible generar la confianza y la credibilidad necesarias para hacer crecer
las inversiones.
Según
apreciaciones del sector empresarial privado, el costo por inseguridad alcanza
el dos por ciento del Producto Interno Bruto del país. Para la Conferencia
Episcopal Mexicana la violencia se ha incrementado a manos de organizaciones
criminales responsables de narcotráfico, secuestro, trata de personas, lavado
de dinero, extorsión y ejecuciones.
Una
encuesta del Instituto Nacional de Estadística y Geografía indica que la
percepción de inseguridad alcanza a casi el 70 por ciento de la población, que
incluso se ha visto obligada a cambiar sus costumbres para ponerse a salvo. El
Congreso mexicano tiene en agenda la discusión y aprobación de un decálogo
presentado por el presidente Enrique Peña Nieto para enfrentar el flagelo.
Entre sus propuestas está la creación de un mando único a nivel de los estados
para las policías municipales.
Los legisladores
deberán también ponerse de acuerdo para la adopción de un Sistema Único
Anticorrupción. Todo ello en vísperas de las elecciones de medio término a
celebrarse en junio, cuando se renovará la Cámara de Diputados, congresos
estatales, ayuntamientos y nueve gobernaciones.
Inseguridad
y corrupción son temas íntimamente vinculados y que pondrán a prueba tanto al
poder legislativo como al ejecutivo, cuando su enfrentamiento resulta de las
mayores preocupaciones y reclamos en la sociedad mexicana. Ayotzinapa no ha
terminado, los desaparecidos siguen en paradero desconocido y la lista no tiene
punto final.
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