mercoledì 18 febbraio 2015

Discorso ufficiale del presidente Nicolas Maduro Moros sul tentanto golpe del 12 e 13 febbraio 2015


Discorso del presidente Nicolas Maduro Moros  sul tentanto golpe del 12 e 13 febbraio 2015  

Premessa 
Dietro ai piani di destabilizzazione e di Colpo di Stato contro il Venezuela c’è il governo degli Stati Uniti. Da fuori, agisce per crearne le condizioni attraverso dei portavoce molto attivi sia all’interno del governo che nel potere legislativo americano. Insieme al governo statunitense, numerosi mass media e associazioni mantengono un contaste attivismo contro il nostro paese. 
Basta leggere le dichiarazioni e provocazioni rilasciate. 
Anche i mass media funzionano come un sistema integrato: alcuni producono delle matrici, altri le diffondono in tutto il mondo. 
L’aggressione non si concretizza solo attraverso dichiarazioni ed intossicazioni mediatiche, come quella creata contro il presidente dell’Assemblea Nazionale, il Deputato Diosdado Cabello, prodotta dal quotidiano ABC per mezzo della giornalista Emili J. Blasco, corrispondente da Washington. L’attacco non è gratuito e l’obiettivo è quello di confondere la popolazione e le forze militari venezuelane. 
La confusione fa parte del piano: colpisce l’opinione pubblica e ammorbidisce le coscienze degli attori politici di tutto il mondo. Inoltre, spiana la strada ad eventuali azioni concrete. 
Le autorità venezuelane hanno denunciato ripetutamente, e con molta enfasi, questa strategia  di golpe continuato che si articola in diverse fasi. Il 12 febbraio scorso è stata resa pubblica la scoperta di un nuovo piano di Colpo di Stato, le cui caratteristiche hanno portato il presidente Nicolás Maduro Moros a qualificarlo come “Attentato Golpista”, poiché si trattava di un piano articolato che metteva insieme elementi diversi: dalla violenza di strada, alle azioni terroristiche di bombardamento su diversi obiettivi nella città di Caracas fino ad arrivare alla pubblicazione di presunte dichiarazioni da parte di alcuni settori militari attraverso l’uso di videomessaggi anteriormente registrati. 
Le autorità venezuelane  possiedono le prove di questo piano, degli attori politici e militari venezuelani coinvolti e delle relazioni di alcuni di essi con funzionari dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Venezuela.      

Storia del piano sventato 
L’ 11 e 12 febbraio scorso è stato sventato un ATTENTATO GOLPISTA CONTRO LA DEMOCRAZIA E LA STABILITÀ DELLA NOSTRA PATRIA. 
Si è trattato del tentativo di utilizzare un gruppo di ufficiali dell’aviazione militare per provocare un fatto violento, un attentato, un attacco. 
Un colpo di coda del cosiddetto Colpo di Stato blu, messo a segno un anno fa nel mese di marzo. 
Grazie ad un intervento congiunto dei giovani ufficiali della Patria, della gioventù dei barrios, degli organi di intelligence, controspionaggio e sicurezza, è stato possibile seguire le tracce di questo attentato golpista e disarticolarlo in tempo. 
Ci sono stati arresti importanti, oggi, e adesso alcune persone sono in carcere: ma le ricerche continuano e bisogna analizzare a fondo questo tentativo di colpo di stato contro il popolo, contro la democrazia, perché il nostro popolo vuole la pace. 
Non è possibile che un gruppo di ultra destra riesca a usare, comprare e comandare un gruppo di ufficiali: alcuni di loro erano coinvolti già dall’anno scorso nel piano. 
Ad esempio, uno dei militari coinvolti nelle ricerche aveva fornito informazioni anche l’anno scorso ed era stato rilasciato: ciò nonostante ha continuato a lavorare per la cospirazione. Dall’anno scorso, alcuni settori politici della destra lo stavano cercando: quest’anno è stato ricontattato e gli è stata offerta una somma importante. Gli è stato dato un obiettivo e, soprattutto, un visto americano datato 3 febbraio: questo elemento ha destato molti sospetti. 
Dall’Ambasciata degli Stati Uniti gli è stato detto che se avesse fallito, avrebbe potuto usare il visto ed entrare da qualsiasi frontiera del paese. 
É un generale dell’aviazione di nome Hernández, detto “l’orso”, e ha raccontato tutto quello che stava per fare: ha ricevuto non solo ordini da politici importanti (secondo gli atti processuali), tra cui il deputato di un partito della destra fascista, ma anche un piano di operazioni militari e dei soldi. Però non è riuscito a trovare nessun alleato all’interno delle Forze Armate, che sono legate alla Patria a livello morale, etico e istituzionale. 
Ha provato a raccontare il piano a un ufficiale, ma questo si è messo subito in contatto con me e mi ha detto: “Comandante, devo informarla che il generale Hernández mi ha detto questo, questo e questo....”. Sono partite le ricerche, è stato verificato ogni elemento e i personaggi coinvolti sono stati arrestati.   
Si tratta di un gruppo finanziato da Miami: due di loro sono riusciti a fuggire. Entrambi, al momento, sono ricercati a livello internazionale e continuano a tramare complotti dall’estero.  
Abbiamo lasciato che il generale tornasse a casa e non ci pentiamo di essere stati magnanimi. Ma pensiamo abbia tradito nuovamente la fiducia che gli era stata data, agendo ancora una volta contro la Patria. Gli hanno dato un visto, gli è stata offerta tutta la sicurezza: così ha cercato altri tre/quattro ufficiali per mettere in atto il piano. 
Il piano, stavolta, era quello di registrare un video in cui parlasse proprio questo generale golpista, che adesso si trova in prigione, sotto processo, ed è stato lasciato solo: nessuno ha preso le sue difese.  
L’idea, la strategia tracciata da Washington era di girare un filmato dal carcere in cui è detenuto e accusato il generale. Ma il generale ha confessato tutto: quello che doveva fare, chi l’ha finanziato e chi sono i politici che hanno partecipato alla riunione cui lui stesso ha partecipato, nella zona est di Caracas. E’ tutto contenuto negli atti processuali: il generale stesso ha fornito ogni dettaglio, indicando non solo chi l’ha pagato ma, con una mappa, anche gli obiettivi previsti per i bombardamenti.  
Questa volta, ad alcuni del gruppo era stato dato un compito speciale: registrare un videomessaggio del generale, che sarebbe poi stato utilizzato il 12 febbraio. 
Durante gli atti di commemorazione della Battaglia di La Vittoria, avrebbero utilizzato un aereo Tucano, dotato di artiglieria, per colpire il Palazzo di Miraflores o il luogo in cui si sarebbe trovato il presidente Maduro; poi, avrebbero colpito altri obiettivi sempre a Caracas, definiti tattici, precedentemente stabiliti. 
Tra gli obiettivi, l’emittente televisiva Telesur, il Ministero della Difesa, il Ministero dell’Interno, la Direzione di Intelligence Militare SEBIN (in Piazza Venezuela), la Procura Generale della Repubblica (nella zona della Candelaria) e il Ministero degli Affari Esteri. 
Il segnale ad agire era la pubblicazione su un quotidiano di quello che è, o voleva essere, il programma del nuovo governo di transizione da loro stessi redatto, cioè una sorta di nuovo Pedro Carmona Estanga. Queste informazioni sono contenute nei documenti degli ufficiali e dei civili che, al momento, si trovano in carcere: si stanno ancora cercando altri elementi.  
Molti dettagli sono stati forniti dalle persone coinvolte anche al momento dell’arresto. Molti di loro si dicono pentiti. 
Il segnale, dunque, consisteva nella pubblicazione di una sorta di manifesto di appello alla transizione su un quotidiano nazionale.  
I documenti rinvenuti dalla Procura Generale della Repubblica e dai giudici contengono il programma, le azioni, i decreti, il governo di transizione.   
Contengono anche il manifesto e le operazioni pianificate affinché l’ aereo Tucano, in volo, realizzasse gli attacchi pianificati. 
Dopo le azioni violente degli stessi gruppi che hanno pianificato “le guarimbas”, avrebbero cercato un altro motivo per arrivare alla pubblicazione di questo manifesto e, in seguito, all’attacco aereo: il 12 febbraio scorso, avrebbero provocato decine di morti a Caracas, e 
altri morti  in tutto il paese attraverso attraverso altre manifestazioni dell’opposizione, della destra.    
Le manifestazioni della destra, però, non ci sono state, perché al momento c’è una situazione di profonda divisione e mancanza di organizzazione.  
Volevano colpire la Chiesa di San Pedro, luogo a cui sono simbolicamente molto legato,  perchè proprio lì che sono stato battezzato e sono cresciuto, e  oggi alcuni miei parenti vivono ancora là. Avevano pianificato delle manifestazioni in quella zona, per incatenarsi e mettere in scena uno show internazionale da trasmettere attraverso il canale CNN e attraverso tutto l’articolato sistema mediatico che esiste contro il Venezuela. Uno show internazionale, una messa in scena immezzo alla quale, a un certo punto, ci sarebbe stato l’ attaco aereo, per provocare quella che nei loro documenti chiamano la crisi perfetta, la tormenta perfetta.  
Questo attentato golpista, che voleva trasformarsi in un vero e proprio Colpo di Stato, è stato completamente disarticolato e sventato, ma si sta ancora indagando. 
Il generale ha ricevuto il preciso compito di contattare altri ufficiali e girare il videomessaggio dal carcere in cui è detenuto. 
Sintesi del tentato golpe del 12 febbraio e delle azioni intraprese dallo Stat 
1) Manifestazioni pubbliche allo scopo di generare violenza, poter presentare il comportamento delle forze dell’ordine come atto di repressione e strumentalizzare le eventuali morti provocate da loro stessi. 2) Attacco areo perpetrato con velivoli Tucanos. Questo è un dato molto importante, perchè crea un’allerta in più. Infatti, in Venezuela, gli aerei Tucanos in questo momento si trovano in processo di manutenzione: per questo motivo, i piloti sanno che non possono volare. Per l’attacco, quindi, non sarebbe stato usato un Tucano di bandiera, ma un Tucano portato dall’estero con le nostre sigle. Esiste anche
una testimonianza al riguardo e sono stati informati i paesi confinanti con il Venezuela. 3) Videomessaggio del  generale golpista. 4) Trasmissione del videomessaggio da parte di CNN, BBC, Reuters, AP, per comunicare al mondo che Maduro è stato fatto cadere dalle sue stesse Forze Armate, dai suoi compagni.   
Questo, invece, è quello che stanno pianificando:  
5) Stanno cercando traditori ed esistono chiare evidenze di questo. L’idea è trovare qualcuno che metta la faccia e dica: “Io sono Bolivariano: Maduro, tu hai tradito Chávez”. Cercano un traditore che possa dire queste frasi.  
6) Dal momento che non hanno potuto girare il videomessaggio con il generale golpista, hanno deciso di registrare un filmato con degli incappucciati, per poi renderlo pubblico al momento opportuno e poter dire al mondo: le Forze Armate si sono ribellate contro Maduro; 
7) Grazie alle misure di sicurezza intraprese, tuttavia, non hanno potuto registrare nemmeno questo filmato, quindi hanno accelerato il piano: hanno preso un appartamento a Maracay, città che si trova al centro del paese, poi due militari e due civili hanno indossato delle divise militari e dei passa montagna per registrare un filmato di 8 minuti e  42 secondi. Questo video è stato scoperto e le persone coinvolte sono state arrestate.  8) Se avessero reso pubblico il filmato, sarebbe stato riprodotto migliaia di volte con l’obiettivo di confondere la gente in Venezuela e in tutto il mondo per via della presenza, nel filmato stesso, di divise dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione e della Guardia Nazionale Bolivariana. Ma visto che non hanno trovato una divisa della Guardia Nazionale, hanno indossato dei passa montagna ed hanno girato comunque il video.  
La sequenza del Piano Originale: la catena degli avvenimenti  
Fase 1: Golpe economico, imbrogli;  Fase 2: Golpe sociale, imbrogli, saccheggi. La stampa internazionale, agendo da  portavoce, avrebbe costretto il Presidente a fare ritorno dal suo viaggio per via dei saccheggi e delle manifestazioni: a quel punto Capriles sarebbe stato il portavoce di una grande manifestazione.  Fase 3: Golpe politico, trovare un traditore o un gruppo di traditori.  Fase 4: Azione militare, attentato golpista per provocare dei morti e diffondere filmati per confondere i militari, il popolo e il mondo. Questa fase consisteva nell’ agire direttamente contro l’immagine della Rivoluzione, contro la sua simbologia e contro il presidente come leader del processo popolare revoluzionario. Sarebbe stata attivata nel caso in cui gli obiettivi previsti in precedenza non fossero stati raggiunti. Ma non sono riusciti a provocare saccheggi o avviare grandi manifestazioni: al contrario,  le forze popolari rivoluzionarie si sono attivate in difesa della rivoluzione. Quindi, cercavano un golpe con le azioni violente.  
Persone coinvolte:  
Politici: Julio Borges, Antonio Ledezma, María Corina Machado, Pedro Mario Burelli, Ricardo Koesling, Patricia Poleo.  
Militari: Generale Osvaldo Hernández, Capitano Héctor Noguera Figueroa, Colonello José Suárez Rómulo, Generale Maximiliano Hernández Vásquez, Maggiore César Pérez Carrero, Tenente Wilfredo Castillo, Tenente Henry Salazar, Tenente Miguel Salazar Molina, Tenente Carlos Esqueda Martínez, Tenente Jafred Tejeda, Tenente Ricardo Antich Zapata (era il contatto con l’Ambasciata degli USA), Tenente Peter Moreno Guevara, Tenente Luis Lugo, Sargente Maggiore Jesús Osuna, Tenente Eduardo Marchena (ora si trova a Panama)


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