Ibis Frade*
Il governatore dello stato venezuelano di Barinas, Adan Chavez, parla di suo fratello come se fosse vivo; in conversazioni personali o in allocuzioni pubbliche lo menziona al presente, come se fosse impossibile definire Hugo Chavez con un verbo in passato.
Anche il presidente della Repubblica, Nicolas Maduro, i membri del gabinetto ministeriale e molti venezuelani per le strade lo nominano al presente ed affettuosamente “il mio Comandante”.
Per la giornalista dell'Agenzia Venezuelana di Notizie, Janeth Zarramera, “Chavez è riuscito ad arrivare nei cuori perché era come noi, utilizzava le stesse frasi della gente per strada, a volte veniva da un viaggio per il mondo e lo raccontava come se stesse parlando con un parente”.
Dario Marcano, un giovane venezuelano che studia Comunicazione Sociale a Cuba, crede che “diceva le cose chiare come piacciono al popolo”.
“Era molto umile, aveva carattere per esprimere quello che pensava in forma diretta e questo piaceva molto”, ha osservato.
Dal quartiere del 23 di gennaio, Haydee Valero, casalinga di 56 anni, parla di lui con gratitudine: Grazie a Chavez oggi so scrivere il mio nome, posso leggere, sono una persona più preparata e continuo a studiare. Prima nessuno si preoccupava di noi, come vivevamo, che cosa necessitavamo..., ha ricordato.
Hugo Chavez è un altro Simon Bolívar, non potremo dimenticarlo mai, col suo carisma ha stregato il popolo del Venezuela e di altri paesi, ha aiutato perfino gli abitanti del Bronx, ha detto con orgoglio Ruben Alvarado, lavoratore di Vive TV.
Stimolare la produzione di un pensiero alternativo e fare le strade per la costruzione di un mondo differente era una delle ossessioni del presidente scomparso, ha puntualizzato la coordinatrice della Rete di Intellettuali ed Artisti in Difesa dell'Umanità, Carmen Bohorquez.
Dopo la morte del leader sono venuti tempi difficili, ricorda il Governatore di Barinas, per questo motivo sempre facciamo appelli per continuare le sue idee e raccomandazioni in differenti temi: possono lanciare molte luci nella situazione attuale.
Chavez è un leader spirituale per la forza rivoluzionaria, la sua predica e pratica quotidiana sono stati i pilastri di questo processo socialista, riscattò una parte della storia di questo paese ed ha reso visibili i dimenticati, i più umili.
Da quando arrivò al potere nel 1999 sono cominciate le aggressioni mediatiche e le ingiurie, gli attacchi personali; dal momento non potevano fare nulla contro la sua opera, volevano screditarlo ed non lo hanno ottenuto, ha assicurato suo fratello.
Il diplomatico cubano German Sanchez, giorni dopo la morte di Chavez il 5 marzo 2013, tentando di cercare una forma per mantenerlo vivo e sentirlo di nuovo presente, ha deciso di scrivere un libro.
Così nacque “Hugo Chavez e la resurrezione di un popolo” per trattare di svelare cosa c'è dietro questo uomo, che sentimenti lo muovevano, chi era prima di vincere le elezioni presidenziali in dicembre del 1998.
Voleva narrare la vita del leader ma come era l'essere umano che canta, dipinge, gioca a baseball e si diverte raccontando storie, cosa che faceva eccezionalmente bene, ha detto chi è stato ambasciatore cubano in questa nazione per 15 anni.
La nascita di Chavez come leader nella ribellione civico-militare del 4 febbraio 1992, l'infanzia di questo bambino ribelle, leale e con molto amore da dare, ed il suo comportamento esemplare che riusciva a muovere gli altri all'azione, occupano varie pagine del libro, ha segnalato il suo autore.
Secondo lui, Fidel Castro e Hugo Chavez possiedono oggi la connessione profonda di due geni, due leader autenticamente popolari.
Quando era solo un cadetto appena uscito delle pianure venezuelane, Hugo ha ascoltato per la prima volta la voce dell'allora mandatario cubano mentre ascoltava la radio in una guardia, ha raccontato Sanchez a Prensa Latina.
Era l'anno 1973 e Fidel parlava del golpe fascista in Cile a Salvatore Allende; diceva che gli eventi si sarebbero sviluppati diversamente se il paese fosse stato armato per difendere il processo.
Queste parole l’hanno colpito profondamente e Chavez non le ha mai dimenticate. Quindi scoprì a poco a poco Fidel nella misura che fu sensibilizzandosi coi temi storici e la realtà dell'America Latina, rivelò il diplomatico.
Nel carcere, dopo la ribellione civico-militare del 4 febbraio 1992, ha letto “La storia mi assolverà” e trovò lì una lezione essenziale sul ruolo storico di un leader, ha aggiunto Sanchez.
Con quella sua sensibilità tanto bolivariana, scoprì in Fidel un'espressione dei sogni liberatori degli eminenti dell'indipendenza latinoamericana.
Per questo motivo cercò nel Comandante cubano fonti nutritive di idee per interpretare la realtà e trovare formule nuove per il socialismo, ha affermato.
Secondo le parole dello stesso Fidel, giorni dopo la morte di Chavez: Neanche lui stesso sospettava quanto era grande.
Nella sua ultima allocuzione, salutando il suo popolo prima di andare verso L'Avana ad operarsi, Chavez ha detto: Spero in poche settimane di stare nella partita di baseball che ci devono a Forte Tiuna, e nuovamente stare percorrendo le strade amate della patria, i campi prediletti del Venezuela.
E di una certa forma ha mantenuto la sua parola: Chavez vive, dice il suo popolo nelle manifestazioni in appoggio al Governo ed in molti luoghi di questa geografia, come afferma la canzone: Nessuno pensa che è andato via, fu un momento alla messa. E ritorna con Sandino, col Che, Martì e Bolivar.
*corrispondente di Prensa Latina in Venezuela
Da prensa
latina in italiano
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