mercoledì 16 marzo 2016

Presidio a Camp Darby e giornata nazionale contro la guerra. Un primo bilancio, guardando alle prossime scadenze.


La prima cosa da poter dire sulla giornata del 12 marzo è che ha evidentemente colto e interpretato un'esigenza diffusa, in tutto il paese, a mobilitarsi contro la guerra .
Senza l'appello nazionale del COORDINAMENTO CONTRO LA GUERRA, LE LEGGI DI GUERRA, LA NATO, che ha agglutinato intorno a questa scadenza molte forze politiche, sindacali, sociali, singoli militanti ed intellettuali, il vuoto politico creatosi in questi anni su un tema come quello della guerra sarebbe continuato.
La mappa delle città dove si sono svolte le manifestazioni la trovate su http://www.peacelink.it/conflitti/a/42866.html - tutti i video delle tante manifestazioni li potete vedere su fb https://www.facebook.com/aldo.romaro?fref=nf&pnref=story
Le 30 iniziative in tutto il paese non risolve il problema annoso della polverizzazione localistica di questa come di tante altre battaglie, ma è un segnale importante, da valorizzare, riprendendo un banale ma fondamentale principio che crediamo debba guidare la nostra azione, sintetizzato nello slogan "pensare globalmente - agire localmente".
I nostri avversari, in primis per noi l’Unione Europea e il governo Renzi, hanno assunto caratteristiche e dimensioni tali da spingerci a unire le forze, almeno sui grandi temi e su discriminanti fondamentali.
Gli elementi unitari del 12.3 sono stati il NO alla NATO e alle alleanze militari interne all'Unione Europea, il rigetto di concezioni "geopolitiche" e frontiste, che leggono positivamente l’operato di potenze antagoniste all'Occidente (in primis verso la Russia di Putin), le quali perseguono anch'esse politiche di potenza entro un orizzonte capitalistico. Contro queste concezioni, in gran parte auto-emarginatesi dalla mobilitazione, si è affermato il principio che i nostri alleati in questa fase storica sono soprattutto i popoli e i movimenti di liberazione che lottano per la propria emancipazione in senso progressivo, cioè verso il superamento del capitalismo.
Dai documenti e dagli interventi durante il presidio di fronte a Camp Darby è emerso anche un no alla guerra nella sua accezione più ampia: guerreggiata contro i paesi del Sud e dell'Est e guerra di tipo economico/sociale all'interno dell’Unione Europea,polo imperialista in costruzione che attraverso i diktat della troika europea orienta ferreamente i governi nazionali e locali, soprattutto quelli del Sud.
Il retroterra identitario comune è stato il rivendicare la continuità con il pacifismo coerente e intransigente che negli anni scorsi ha contraddistinto una parte considerevole del movimento nowar, l'antimilitarismo, l'antimperialismo, l'internazionalismo, infine l'antifascismo, come antidoto a qualsiasi relazione con aree "rosso-brune" che tentano di infiltrarsi nelle mobilitazioni nowar.
La mobilitazione nazionale ha visto un picco di adesioni proprio in Toscana, intorno alla scadenza proposta a camp Darby: 45 realtà diverse hanno sottoscritto l'appello per il presidio.
I numeri del presidio non hanno corrisposto alle adesioni formali ( 250 circa le presenze reali), ma l'iniziativa è stata secondo il nostro punto di vista un successo politico, per alcuni motivi:
1) forze che da anni non trovavano un comune denominatore condiviso hanno agito unitariamente su un tema centrale, in base a contenuti chiari (l’appello nazionale)
2) abbiamo rotto un silenzio sul tema guerra e su Camp Darby che durava da troppo tempo
3) abbiamo agito in totale indipendenza da organizzazioni politiche / sindacali /associative che nella fase politica precedente condizionavano molto negativamente il movimento pacifista
4) abbiamo lavorato in un clima mediatico ostile, che ha oscurato l'iniziativa
5) abbiamo lavorato in un clima politico ostile, con iniziative sul tema guerra promosse in maniera strumentale prima e durante la nostra iniziativa nazionale e regionale.
6) ultimo ma non ultimo: il successo del presidio a camp Darby è legato anche dal fatto che si inseriva nella mobilitazione nazionale, godendo quindi di un "effetto moltiplicatore" biunivoco.

Queste sono alcune considerazioni che proponiamo ai promotori del presidio del 12 marzo a camp Darby, per dare continuità al "confronto per la mobilitazione" che ci aspetta, a partire dal prossimo 4 aprile, quando scenderemo di nuovo in piazza contro la ricorrenza della costituzione della NATO. Altro obiettivo: una manifestazione nazionale a ridosso del probabile intervento militare diretto in Libia.

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