giovedì 20 settembre 2012

ONU: ci sono stranieri nei gruppi oppositori in Siria - Siria, le origini del conflitto: Dal progresso sociale alla guerra civile


ONU: ci sono stranieri nei gruppi oppositori in Siria

Nazioni Unite, 17 set (Prensa Latina) Una squadra di esperti dell'ONU ha confermato l'esistenza di elementi stranieri dentro i gruppi armati oppositori in Siria che commettono crimini di guerra. 
Esistono fondamenti ragionevoli per credere che le forze antigovernative in questo paese perpetrano assassini, esecuzioni extragiudiziali e torture, ha affermato , Paulo Pinheiro, capo di un pannello internazionale indipendente che investiga la situazione in Siria.  In un dialogo interattivo questo lunedì con la Commissione dei diritti umani dell'ONU a Ginevra, lo specialista ha denunciato anche l'utilizzo di bambini minori di 18 anni di età da parte dei gruppi armati dell’opposizione.
I crimini che realizzano questi elementi, come sequestri e torture ai militari governativi catturati, sono stati anche ripudiati dalla Commissaria dell'ONU, per i diritti umani, Navi Pillay. 
Pinheiro ha criticato ugualmente il governo per sviluppare attacchi indiscriminati attraverso bombardamenti ed attacchi di artiglieria contro zone residenziali. 
  Inoltre, ha respinto l'applicazione di sanzioni contro Siria per costituire una negazione dei diritti di base del popolo di questo paese, dove, secondo l'ONU, esistono due milioni 500 mila persone che necessitano di aiuti umanitari. 
  L'esperto reiterò la necessità di ottenere una sistemazione politica del conflitto siriano e sottolineando che non esistono possibilità di una soluzione militare.  Al rispetto ha fatto un appello alla comunità internazionale per appoggiare gli sforzi del rappresentante speciale dell'ONU e la Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, per ottenere la fine della violenza e l'inizio di un dialogo verso una soluzione duratura della crisi. 
  Il conflitto si estende verso altri paesi dell'area e minaccia la stabilità e sicurezza della regione, ha fatto notare. 
 
Siria, le origini del conflitto: Dal progresso sociale alla guerra civile

Il giornale britannico The Morning Star ha pubblicato un'analisi interessante di Kenny Coyle sulle origini della contestazione popolare in Siria, in cui spiega anche, come questa protesta ha cambiato carattere e obiettivo diventando un conflitto armato ed una guerra civile.

Estratto

Negli anni '70, dopo l'avvento al potere di Hafez al-Assad (padre di Bachar al-Assad, l'attuale presidente, nota), il sistema politico ed economico siriano sembrava garantire la stabilità e l'indipendenza del paese. La posizione anti-israeliana della Siria ne faceva anche una potenza regionale ed araba di primo piano ed il suo settore pubblico aveva permesso al paese di migliorare le proprie condizioni di vita e portare a termine il suo ammodernamento. Una relazione del Congresso americano faceva notare che "negli anni '60 la riforma agraria, la nazionalizzazione delle industrie di base e la trasformazione socialista dell'economia, hanno avuto un impatto sul ritmo e l'ampiezza dello sviluppo economico". All'inizio degli anni 1970, Assad aveva rafforzato i legami con l'Unione Sovietica. E, nel 1972, integrava il Partito Comunista Siriano (PCS) nel suo Fronte nazionale progressista a fianco di gruppi arabi socialisti, nasseriani e nazionalisti. Si trattava tanto di rafforzare la base del regime, che di trasformare forze potenzialmente critiche in alleati subordinati. Il PCS, da parte sua, ha tentato di utilizzare la legalità per spingere verso trasformazioni sociali più profonde. Ma la sua accettazione dell'ordine legale significava anche che era costretto ad operare nei limiti definiti dal Baath.

L'inversione

Gli esperti sovietici avevano classificato la Siria come uno dei paesi "di orientamento socialista" ed avevano assimilato il partito Baath alla corrente internazionale "dei democratici rivoluzionari". Le evoluzioni ulteriori in Siria ed altrove — in Egitto, Algeria e Iraq — hanno dimostrato quanto era facile invertire tale processo e optare per un orientamento capitalista ed un regime antidemocratico. Nonostante le prestazioni eccezionali degli anni '70, segni avanguardisti della crisi facevano già capolino a partire dall'inizio degli anni '80. Jihad Yazigi, della rivista d'affari Syria Report, spiega in uno studio recente, che i progressi nel settore pubblico avevano permesso al governo siriano di acquisire una legittimità enorme presso il popolo, ma che "dopo tre decenni di disinvestimento dello Stato, di liberalizzazione del commercio, di disprezzo per l'agricoltura e le zone rurali e di priorità esclusiva verso il settore dei servizi" questa legittimità ha lasciato posto "alla disillusione". Yazigi mostra come gli accordi di libero scambio firmati da Assad hanno permesso ai prodotti stranieri di schiacciare i produttori locali. Gli agricoltori delle zone rurali erano particolarmente toccati dai tagli delle sovvenzioni pubbliche, che "hanno ridotto la parte dell'agricoltura nel PIL da 25 a 19% in meno in un decennio".

La nascita di una borghesia corrotta.

In più, parallelamente alla forza del settore pubblico, è comparsa una forma particolare di sviluppo capitalista che si nutre di appalti pubblici remunerativi, che devia i fondi con la corruzione ed il mercato nero. Imprenditori privati utilizzavano delle loro reti personali nell'amministrazione e nello Stato per accumulare delle fortune. L'economista marxista Qadri Jamil ritiene che la corruzione, nutrita dai contratti pubblici e dallo sfruttamento delle risorse dello Stato, rappresenti tra il 20 e il 40% del PIL siriano. I parenti e la famiglia di Bachar al-Assad ne sono stati certamente beneficiari. L'uomo più ricco del paese, Rami Makhlouf, è il cugino materno di Assad e possiede attivi che vanno dal settore immobiliare, al principale operatore di telefonia mobile del paese, a tutti settori fortemente soggetti ad autorizzazioni e licenze accordate dallo Stato. La disoccupazione crescente - in particolare fra i giovani -, il progredire della povertà e la visibile emersione di una classe d'affari legata al potere, sono state cause interne essenziali dei disordini in Siria e delle rivendicazioni che riguardano una più ampia libertà politica. Tuttavia, i tentativi per spingere il partito Baath ed il paese sulla via delle riforme politiche ed economiche sono stati vani ed il regime di Assad vi ha risposto soltanto fiaccamente e soltanto dopo le manifestazioni di massa scoppiate nel 2011.

Gli Stati Uniti afferrano l'occasione

D'altra parte, la politica estera della Siria non è sempre stata progressista. Hafez al-Assad è infatti intervenuto nel 1976 durante la guerra civile libanese, a fianco delle forze maronite di destra, contro i palestinesi e la sinistra libanese. La Siria ha continuato ad occupare una buona parte del Nord-Libano fino al 2005. E, durante la guerra del golfo del 1990-91, la Siria ha sostenuto gli Stati Uniti contro l'Iraq. Tuttavia, generalmente, il paese ha avuto un atteggiamento indipendente, soprattutto riguardo agli Stati Uniti, impedendo così l'egemonia di questi ultimi nella regione. Inoltre, da quando la lotta ha cambiato natura, passando dalle manifestazioni civili alla lotta armata, le proteste e le rivendicazioni legittime delle manifestazioni iniziali e le proposte di riforma di Assad sono state cancellate dall'ordine del giorno. Al posto di queste le vere linee di rottura sono tracciate attorno a questioni geostrategiche. Ormai, gli Stati Uniti colgono l'occasione di cambiare la distribuzione e rivendicare una Siria come loro Stato cliente. La strategia americana attuale schiva l'intervento diretto e opta piuttosto per il ricorso a forze che agiscono per procura. Il cronista del Washington Post David Ignatius scriveva, il 19 luglio scorso, che "la CIA lavora con l'opposizione siriana da settimane, con direttive non letali, permettendo agli Stati Uniti di valutare i gruppi che occorre aiutare nel comando e nel controllo delle operazioni. Decine di ufficiali di informazione israeliana agiscono lungo la frontiera siriana, pur con basso profilo". Che le direttive della CIA siano letali o non letali è un punto discutibile, in particolare rispetto ai resoconti credibili sull'impegno diretto dell'agenzia nell'armamento di milizie dell'esercito siriano libero.

Partner improbabili… apparentemente

Vicino agli abituali sospetti - gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna- la coalizione internazionale anti Assad si appoggia apparentemente su partner improbabili. L'Arabia Saudita, che fa attualmente fronte a movimenti di protesta che toccano la sua popolazione sciita, amerebbe vedere un regime favorevole ai suoi interessi, installarsi a Damasco, privando così l'Iran di un alleato essenziale. Il governo islamista turco ha assiduamente corteggiato la direzione dei Fratelli Musulmani e resta la base logistica principale dell'ordine dell'esercito siriano libero. Inoltre, desidererebbe neutralizzare i movimenti nazionali kurdi della Siria, che sostengono la minoranza kurda che vive in Turchia. Israele continua ad occupare territori non soltanto palestinesi, ma anche siriani e libanesi. Israele si è preso le Alture del Golan dopo la guerra del 1967 e la regione possiede ormai alcune tecnologie sofisticate israeliane di spionaggio. Damasco si trova soltanto a 50 km più in là. In un'intervista pubblicata su Miami Herald il 17 luglio, un alto responsabile dei servizi di informazioni israeliani, che si trovava alla frontiera con la Siria, ammetteva che Israele metteva insieme dettagli essenziali sullo svolgimento del conflitto e lasciava intendere che i servizi di informazioni israeliani forniscono informazioni militari sensibili alle milizie ribelli, per permettere loro di coordinare gli attacchi.


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