ONU: ci sono stranieri nei gruppi oppositori in Siria
Nazioni
Unite, 17 set (Prensa Latina) Una squadra di esperti dell'ONU ha
confermato l'esistenza di elementi stranieri dentro i gruppi armati
oppositori in Siria che commettono crimini di guerra.
Esistono
fondamenti ragionevoli per credere che le forze antigovernative in
questo paese perpetrano assassini, esecuzioni extragiudiziali e
torture, ha affermato , Paulo Pinheiro, capo di un pannello
internazionale indipendente che investiga la situazione in Siria.
In un dialogo interattivo questo lunedì con la Commissione
dei diritti umani dell'ONU a Ginevra, lo specialista ha denunciato
anche l'utilizzo di bambini minori di 18 anni di età da parte dei
gruppi armati dell’opposizione.
I
crimini che realizzano questi elementi, come sequestri e torture ai
militari governativi catturati, sono stati anche ripudiati dalla
Commissaria dell'ONU, per i diritti umani, Navi Pillay.
Pinheiro ha criticato ugualmente il governo per sviluppare attacchi indiscriminati attraverso bombardamenti ed attacchi di artiglieria contro zone residenziali.
Inoltre, ha respinto l'applicazione di sanzioni contro Siria per costituire una negazione dei diritti di base del popolo di questo paese, dove, secondo l'ONU, esistono due milioni 500 mila persone che necessitano di aiuti umanitari.
L'esperto reiterò la necessità di ottenere una sistemazione politica del conflitto siriano e sottolineando che non esistono possibilità di una soluzione militare. Al rispetto ha fatto un appello alla comunità internazionale per appoggiare gli sforzi del rappresentante speciale dell'ONU e la Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, per ottenere la fine della violenza e l'inizio di un dialogo verso una soluzione duratura della crisi.
Il conflitto si estende verso altri paesi dell'area e minaccia la stabilità e sicurezza della regione, ha fatto notare.
Pinheiro ha criticato ugualmente il governo per sviluppare attacchi indiscriminati attraverso bombardamenti ed attacchi di artiglieria contro zone residenziali.
Inoltre, ha respinto l'applicazione di sanzioni contro Siria per costituire una negazione dei diritti di base del popolo di questo paese, dove, secondo l'ONU, esistono due milioni 500 mila persone che necessitano di aiuti umanitari.
L'esperto reiterò la necessità di ottenere una sistemazione politica del conflitto siriano e sottolineando che non esistono possibilità di una soluzione militare. Al rispetto ha fatto un appello alla comunità internazionale per appoggiare gli sforzi del rappresentante speciale dell'ONU e la Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, per ottenere la fine della violenza e l'inizio di un dialogo verso una soluzione duratura della crisi.
Il conflitto si estende verso altri paesi dell'area e minaccia la stabilità e sicurezza della regione, ha fatto notare.
Siria,
le origini del conflitto: Dal progresso sociale alla guerra civile
Il
giornale britannico The Morning Star ha pubblicato un'analisi
interessante di Kenny Coyle sulle origini della contestazione
popolare in Siria, in cui spiega anche, come questa protesta ha
cambiato carattere e obiettivo diventando un conflitto armato ed una
guerra civile.
Estratto
Negli
anni '70, dopo l'avvento al potere di Hafez al-Assad (padre di Bachar
al-Assad, l'attuale presidente, nota), il sistema politico ed
economico siriano sembrava garantire la stabilità e l'indipendenza
del paese. La posizione anti-israeliana della Siria ne faceva anche
una potenza regionale ed araba di primo piano ed il suo settore
pubblico aveva permesso al paese di migliorare le proprie condizioni
di vita e portare a termine il suo ammodernamento. Una relazione del
Congresso americano faceva notare che "negli anni '60 la riforma
agraria, la nazionalizzazione delle industrie di base e la
trasformazione socialista dell'economia, hanno avuto un impatto sul
ritmo e l'ampiezza dello sviluppo economico". All'inizio degli
anni 1970, Assad aveva rafforzato i legami con l'Unione Sovietica. E,
nel 1972, integrava il Partito Comunista Siriano (PCS) nel suo Fronte
nazionale progressista a fianco di gruppi arabi socialisti,
nasseriani e nazionalisti. Si trattava tanto di rafforzare la base
del regime, che di trasformare forze potenzialmente critiche in
alleati subordinati. Il PCS, da parte sua, ha tentato di utilizzare
la legalità per spingere verso trasformazioni sociali più profonde.
Ma la sua accettazione dell'ordine legale significava anche che era
costretto ad operare nei limiti definiti dal Baath.
L'inversione
Gli
esperti sovietici avevano classificato la Siria come uno dei paesi
"di orientamento socialista" ed avevano assimilato il
partito Baath alla corrente internazionale "dei democratici
rivoluzionari". Le evoluzioni ulteriori in Siria ed altrove —
in Egitto, Algeria e Iraq — hanno dimostrato quanto era facile
invertire tale processo e optare per un orientamento capitalista ed
un regime antidemocratico. Nonostante le prestazioni eccezionali
degli anni '70, segni avanguardisti della crisi facevano già
capolino a partire dall'inizio degli anni '80. Jihad Yazigi, della
rivista d'affari Syria Report, spiega in uno studio recente, che i
progressi nel settore pubblico avevano permesso al governo siriano di
acquisire una legittimità enorme presso il popolo, ma che "dopo
tre decenni di disinvestimento dello Stato, di liberalizzazione del
commercio, di disprezzo per l'agricoltura e le zone rurali e di
priorità esclusiva verso il settore dei servizi" questa
legittimità ha lasciato posto "alla disillusione". Yazigi
mostra come gli accordi di libero scambio firmati da Assad hanno
permesso ai prodotti stranieri di schiacciare i produttori locali.
Gli agricoltori delle zone rurali erano particolarmente toccati dai
tagli delle sovvenzioni pubbliche, che "hanno ridotto la parte
dell'agricoltura nel PIL da 25 a 19% in meno in un decennio".
La
nascita di una borghesia corrotta.
In
più, parallelamente alla forza del settore pubblico, è comparsa una
forma particolare di sviluppo capitalista che si nutre di appalti
pubblici remunerativi, che devia i fondi con la corruzione ed il
mercato nero. Imprenditori privati utilizzavano delle loro reti
personali nell'amministrazione e nello Stato per accumulare delle
fortune. L'economista marxista Qadri Jamil ritiene che la corruzione,
nutrita dai contratti pubblici e dallo sfruttamento delle risorse
dello Stato, rappresenti tra il 20 e il 40% del PIL siriano. I
parenti e la famiglia di Bachar al-Assad ne sono stati certamente
beneficiari. L'uomo più ricco del paese, Rami Makhlouf, è il cugino
materno di Assad e possiede attivi che vanno dal settore immobiliare,
al principale operatore di telefonia mobile del paese, a tutti
settori fortemente soggetti ad autorizzazioni e licenze accordate
dallo Stato. La disoccupazione crescente - in particolare fra i
giovani -, il progredire della povertà e la visibile emersione di
una classe d'affari legata al potere, sono state cause interne
essenziali dei disordini in Siria e delle rivendicazioni che
riguardano una più ampia libertà politica. Tuttavia, i tentativi
per spingere il partito Baath ed il paese sulla via delle riforme
politiche ed economiche sono stati vani ed il regime di Assad vi ha
risposto soltanto fiaccamente e soltanto dopo le manifestazioni di
massa scoppiate nel 2011.
Gli
Stati Uniti afferrano l'occasione
D'altra
parte, la politica estera della Siria non è sempre stata
progressista. Hafez al-Assad è infatti intervenuto nel 1976 durante
la guerra civile libanese, a fianco delle forze maronite di destra,
contro i palestinesi e la sinistra libanese. La Siria ha continuato
ad occupare una buona parte del Nord-Libano fino al 2005. E, durante
la guerra del golfo del 1990-91, la Siria ha sostenuto gli Stati
Uniti contro l'Iraq. Tuttavia, generalmente, il paese ha avuto un
atteggiamento indipendente, soprattutto riguardo agli Stati Uniti,
impedendo così l'egemonia di questi ultimi nella regione. Inoltre,
da quando la lotta ha cambiato natura, passando dalle manifestazioni
civili alla lotta armata, le proteste e le rivendicazioni legittime
delle manifestazioni iniziali e le proposte di riforma di Assad sono
state cancellate dall'ordine del giorno. Al posto di queste le vere
linee di rottura sono tracciate attorno a questioni geostrategiche.
Ormai, gli Stati Uniti colgono l'occasione di cambiare la
distribuzione e rivendicare una Siria come loro Stato cliente. La
strategia americana attuale schiva l'intervento diretto e opta
piuttosto per il ricorso a forze che agiscono per procura. Il
cronista del Washington Post David Ignatius scriveva, il 19 luglio
scorso, che "la CIA lavora con l'opposizione siriana da
settimane, con direttive non letali, permettendo agli Stati Uniti di
valutare i gruppi che occorre aiutare nel comando e nel controllo
delle operazioni. Decine di ufficiali di informazione israeliana
agiscono lungo la frontiera siriana, pur con basso profilo". Che
le direttive della CIA siano letali o non letali è un punto
discutibile, in particolare rispetto ai resoconti credibili
sull'impegno diretto dell'agenzia nell'armamento di milizie
dell'esercito siriano libero.
Partner
improbabili… apparentemente
Vicino
agli abituali sospetti - gli Stati Uniti, la Francia e la Gran
Bretagna- la coalizione internazionale anti Assad si appoggia
apparentemente su partner improbabili. L'Arabia Saudita, che fa
attualmente fronte a movimenti di protesta che toccano la sua
popolazione sciita, amerebbe vedere un regime favorevole ai suoi
interessi, installarsi a Damasco, privando così l'Iran di un alleato
essenziale. Il governo islamista turco ha assiduamente corteggiato la
direzione dei Fratelli Musulmani e resta la base logistica principale
dell'ordine dell'esercito siriano libero. Inoltre, desidererebbe
neutralizzare i movimenti nazionali kurdi della Siria, che sostengono
la minoranza kurda che vive in Turchia. Israele continua ad occupare
territori non soltanto palestinesi, ma anche siriani e libanesi.
Israele si è preso le Alture del Golan dopo la guerra del 1967 e la
regione possiede ormai alcune tecnologie sofisticate israeliane di
spionaggio. Damasco si trova soltanto a 50 km più in là. In
un'intervista pubblicata su Miami Herald il 17 luglio, un alto
responsabile dei servizi di informazioni israeliani, che si trovava
alla frontiera con la Siria, ammetteva che Israele metteva insieme
dettagli essenziali sullo svolgimento del conflitto e lasciava
intendere che i servizi di informazioni israeliani forniscono
informazioni militari sensibili alle milizie ribelli, per permettere
loro di coordinare gli attacchi.
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